La presidentessa della Federazione Ipasvi scuote i colleghi nel corso di un affollato dibattito. “Gli infermieri devono stare vicino ai cittadini e confrontarsi con tutti gli altri interlocutori sul piano intellettuale”
FIRENZE – “E’ finito il tempo dei nostalgici anche nella nostra professione: ci dobbiamo confrontare con tutti gli altri interlocutori sul piano intellettuale”.
Il monito e l’invito al tempo stesso lo firma la presidentessa della Federazione Ipasvi, Barbara Mangiacavalli, in occasione del dibattito sul rapporto tra infermieri e cittadini, nell’ambito della due giorni del “Forum della sostenibilità e opportunità nel settore della salute” ospitato nella stazione Leopolda a Firenze.
Proprio sul rapporto tra gli infermieri e cittadini, la Mangiacavalli ha le idee chiare: “Gli infermieri – dichiara – intendono stare vicino ai cittadini, intendono garantire e lavorare, rispetto al sistema sanitario e ai bisogni dei cittadini”.
Per la Mangiacavalli, gli infermieri “si candidano come agenti morali dei cittadini perché noi lavoriamo per il bene dell’assistito. Ed è un elemento che non ci possiamo permettere di perdere”.
Prova anche ad immaginare scenari futuri la presidentessa della Federazione Ipasvi: “Dove vedo gli infermieri tra cinque-dieci anni? Vicini ai bisogni dei cittadini. Non li vedo in altro luogo”. E’ maturo il tempo, secondo la Mangiacavalli, perché “gli infermieri si sappiano proporre, sappiano stare sul territorio e a domicilio”.
Poi un atto d’accusa all’affollata platea di infermieri: “Ci sono alcuni colleghi che si sentono tali sono quando lavorano in un ospedale pubblico”. Al contrario, spiega la Mangiacavalli, ci sono anche strutture come le Residenze sanitarie assistiti, nelle quali gli infermieri devono ricoprire ruoli di responsabilità: “L’assistenza infermieristica in quelle strutture non deve essere vissuta come un demansionamento”.
Per questo, sostiene la presidentessa della Federazione, va avviata una profonda riflessione sui modelli organizzativi: “I nostalgici li abbiamo all’interno della nostra professione” denuncia. “Ma la nostra professione – chiosa – è matura: sa qual è il proprio ambito e su deve confrontare con tutti gli altri interlocutori del mondo sanitario sul piano intellettuale”.
Salvatore Petrarolo
Lascia un commento