Sono recentemente tornati agli “onori” della cronaca i fatti della cooperativa piemontese che riconoscerebbe un compenso di 5 euro l’ora agli infermieri per le “notti passive” trascorse all’interno di una struttura psichiatrica.
Trattasi di cooperative che, come è ormai risaputo, riservano questo trattamento denigratorio ad infermieri professionisti della salute. Possiamo solo definirla elemosina, non un compenso riconosciuto ove richiesta l’opera di un professionista! Modus operandi che si sono instaurati complici la situazione occupazionale disastrosa e la gestione che ricalca lo sfruttamento proprio delle gestioni mafiose!
E’ ormai cosa nota la situazione in cui verte la categoria infermieristica nel Bel Paese Italia, come è altrettanto noto il livello di sopportazione dei professionisti che ogni giorno si trovano a dover subire questi affronti. Mi chiedo se esista altra categoria a cui vengano riservati questi trattamenti, ma la risposta è NO!
Come è possibile solo pensare di poter corrispondere un compenso che non si possa nemmeno definire ridicolo, a degli individui che hanno completato un percorso di studi universitari, che si sono formati ed aggiornati e che hanno insita, nella propria attività, una mole di responsabilità non indifferente?
Come è possibile continuare a percorrere questa strada lastricata di mancati riconoscimenti, umiliazioni e vessazioni continui?
Io credo che non si possa più sopportare oltre! Credo, inoltre, che il cambiamento culturale dovrebbe essere attuato senza ulteriori rinvii e che ogni singolo professionista debba assumersi l’onere e l’onore di risvegliare la propria coscienza e dignità intellettuale!
Accogliamo con favore l’intervento della vice presidente nazionale Maria Adele Schirru, nonchè presidente del collegio ipasvi di Torino:
“Da tempo seguiamo la vicenda Rsa in Piemonte e continueremo a farlo a maggior ragione ora che questa decisione che tanto indigna e umilia la nostra professione approderà in Consiglio regionale. Abbiamo incaricato i legali per capire se ci sono estremi per un ricorso contro la delibera regionale e per mettere in luce altri problemi relativi alle condizioni di lavoro dei nostri colleghi. Andremo fino in fondo, di questo potere stare sicuri!”.
Anna Di Martino
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