Il termine cannabinoidi si riferisce ad un gruppo di sostanze presenti nei derivati della cannabis sativa (i fitocannabinoidi), in numerosi prodotti di sintesi (es. il nabilone).
I fitocannabinoidi (marijuana, hashish, olio) sono alcuni tra i prodotti della cannabis sativa.
Il principio attivo contenuto nei cannabinoidi è il Thc o tetraidrocannabinolo.
È bene chiarire che il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è generalmente considerato il capostipite di questa famiglia di sostanze ed è quello su cui sono state effettuate più ricerche. Purtuttavia non è l’unico principio attivo della Cannabis, che ne contiene molti altri, alcuni dei quali hanno interessanti proprietà terapeutiche.
Tra questi vale la pena in particolare di ricordare il cannabidiolo (CBD). Si tratta di un cannabinoide non-psicoattivo, privo cioè di effetti sul cervello, ma tuttavia in grado di modulare l’azione del THC a livello cerebrale, prolungandone la durata d’azione e limitandone gli effetti collaterali.
E’ inoltre di per sè dotato di una certa efficacia quale farmaco anticonvulsivante e analgesico.
Quindi l’uso di cannabinoidi, che non sia CBD, può comportare dei disturbi della memoria.
Esso è il risultato dell’azione che ha a livello dell’ippocampo ove i mitocondri vengono resi inattivi.
Infatti la produzione di ATP mediante la respirazione cellulare mitocondrio-mediata viene inficiata e di conseguenza i substrati nutritizi per le cellule nervose della suddetta regione cerebrale vengono meno.
La cannabis, ad esempio, ha azione sul recettore mitocondriale CB1 il quale fornisce adenosinatrifosfato ai neuroni dell’ippocampo.
Chiaramente se si blocca l’effetto della Cannabis sui mitocondri addirittura si previene la riduzione della produzione di ATP e si previene l’amnesia.
CALABRESE Michele
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