Emergerebbero alcuni retroscena sulla nomina della sede dellʼEma, con l’Italia tradita, forse, da Spagna e Germania
In questi casi il condizionale è d’obbligo, anche perchè dopo ogni votazione, a scrutinio segreto, che ha via via escluso le 19 città europee candidate, le schede venivano bruciate proprio per evitare crisi diplomatiche. Stessa modalità che si utilizza per l’elezione papale.
Ma ricostruiamo quello che è accaduto a Bruxelles.
Sei i criteri di valutazione delle 19 città candidate ad ospitare l’Ema, persa da Londra a causa del Brexit:
- la rapidità con la quale la nuova sede può essere operativa;
- la sua accessibilità;
- la presenza di scuole per i figli dei dipendenti;
- l’accesso al mercato del lavoro e ai servizi medici e sociali per i figli e i partner;
- l’assicurazione che possa essere garantita la continuità dell’attività;
- fattore geografico (in modo da garantire un equilibrio delle presenze delle agenzie comunitarie su tutto il territorio europeo).
Le città date per favorite erano Copenhagen, Vienna, Amsterdam, Barcellona, Milano.
Procedura di voto
Ogni paese aveva diritto a sei voti. Nella prima tornata di votazione, ogni governo dava tre voti alla sua prima scelta, due voti alla seconda, e un voto alla terza.
Per essere selezionata, la sede doveva ottenere tre voti da almeno 14 Paesi su 27. In caso contrario, le tre sedi più votate avevano accesso ad una seconda tornata. In questo secondo caso, i paesi avevano un voto ciascuno. Vinceva chi riceve almeno 14 voti su 27. Una scelta più politica che tecnica.
Al termine della seconda votazione, Milano aveva ottenuto 12 punti, Amsterdam 9 e Copenhagen 5. Alla terza votazione parità, 13 a 13.
I criteri dell’assegnazione era noti a tutti: in caso di pareggio assoluto, si sarebbe passati alle ‘buste’. E l’ultima votazione si era conclusa proprio in parità: 13 voti per entrambe le città, dopo che Milano era stata in testa nei primi due turni. Decisiva l’astensione della Slovacchia, che aveva preso la stessa decisione al secondo turno.
Tra le due contendenti Milano offriva più garanzie. Infatti mentre la capitale olandese, offriva in un primo tempo una sede provvisoria per l’agenzia europea, le altre mettevano a disposizione fin da subito infrastrutture permanenti.
Il bagaglio che porta con sé Ema è consistente: uno studio condotto dall’università Bocconi parla di un indotto di 1,7 miliardi di euro.
Una stima per eccesso che tiene conto di diversi fattori. Innanzitutto il budget annuale di 325 milioni di euro destinato dall’Agenzia alla gestione ordinaria della struttura, dagli stipendi ai servizi.
I consumi dei 900 dipendenti con le loro famiglie potrebbero raggiungere un valore complessivo di quasi 40 milioni di euro l’anno.
A questi dati si sommano le ricadute dirette sulle imprese che intratterranno rapporti di lavoro con Ema, che potrebbero superare i 30 milioni l’anno. Nello studio, si è tenuto conto poi del fatto che l’Agenzia ogni anno organizza almeno 500 eventi con circa 60mila visitatori professionali, con un giro d’affari superiore ai 25 milioni di euro. Il grosso dovrebbe arrivare dai laboratori e siti di produzione – con relativi posti di lavoro – che le multinazionali già presenti sul territorio potrebbero decidere di creare grazie alla presenza di Ema. Senza contare il prestigio e la visibilità a livello internazionale.
Spagna e Germania avrebbero votato contro Milano
Da indiscrezioni e ricostruzioni, pare che a tradire sia stata la Spagna, cedendo al volere della Merkel.
La Merkel avrebbe fortemente voluto la sede in nord europa, dopo la bocciatura della propria favorita, Bratislava, capitale della Slovacchia, che però era stata fatta fuori al primo turno.
E anche nel secondo turno Berlino non aveva scelto l’Italia.
I conti si fanno abbastanza in fretta e a fare male sono stati sicuramente i “no” arrivati dalla Germania e dalla Spagna. Quello degli iberici è stato inaspettato, si pensava che il sud Europa fosse più coeso e che Madrid avrebbe, caduta la candidatura di Barcellona, avrebbe dirottato il proprio voto su Milano.
A favore avrebbero votato Francia, Portogallo, Grecia, Malta, Slovenia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Croazia e Lettonia.
Il tweet del Premier Gentiloni
Grazie a Milano e grazie a tutti coloro che si sono impegnati per #Ema, nelle istituzioni e nel privato. Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 20 novembre 2017
Le trattative diplomatiche sono state serrate. Lo stesso Paolo Gentiloni sceso in campo mandando, durante le tre votazioni, messaggi ai capi di governo dei 27. Non a tutti, i più importanti. Aveva portato dalla sua parte il portoghese Antonio Costa, quello estone Juri Ratas, il grexo Alexis Tsipras. Anche il francese Emmanuel Macron era riuscito a convincere. Ma poi è arrivato il turno di Angela: la Merkel è stata però inamovibile.
Unica soddisfazione anche la Germania piange: l’agenzia Bancaria europea infatti è stata dirottata a Parigi.
Randolfi Massimo
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