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NHS: tempi di attesa nei Pronto Soccorso dilatati fino a 12 ore. La May si scusa con i cittadini

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NHS: tempi di attesa nei Pronto Soccorso dilatati fino a 12 ore
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Corridoi traboccanti di barelle, dove i pazienti vivono attese estenuanti prima di ricevere il via libera per un posto letto in reparto

16.900 pazienti bloccati nelle ambulanze, in lunghissime file all’ingresso dei Dipartimenti di Emergenza-Urgenza.

Medici che si scusano per condizioni da “terzo mondo”.

Fino a 55.000 interventi non urgenti, già programmati, potenzialmente rinviati ad oltre il 31 gennaio.

Il Ministro della Salute che si scusa per l’adozione di una misura così restrittiva.

Il Primo Ministro che, invece, elogia il sistema sanitario nazionale, da un lato, per essersi classificato primo in una ideale classifica internazionale (senza citare la fonte, però) e dall’altro loda il proprio Governo per aver incrementato i finanziamenti destinati alla sanità, contribuendo al raggiungimento del prestigioso risultato prima accennato.

Il solito scenario da bollettino di guerra degli ospedali italiani, come sempre condito dall’atavica miopia della nostra classe dirigente?

Invece no. Il quadro descritto sintetizza il susseguirsi di eventi che stanno caratterizzando in questi giorni l’NHS nel Regno Unito, alle prese con l’ennesima “winter crisis”, ovvero l’aumento della pressione sui Dipartimenti di Emergenza-Urgenza (A&E) ospedalieri.

NHS: tempi di attesa nei Pronto Soccorso dilatati fino a 12 ore. La May si scusa con i cittadini

La stagione invernale, è noto agli operatori sanitari, segna una rapida escalation degli episodi influenzali e delle patologie respiratorie, portando ad un riversamento degli ospedali dei pazienti più fragili o che soffrono dele complicazioni più gravi. Il picco viene poi spesso acuito dalla chiusura di molti studi medici (soprattutto quelli dei GP, i medici di famiglia) durante le festività natalizie.

A ben vedere, l’NHS non è mai rimasta con le mani in mano, arrivando, in tempi recenti, ad introdurre protocolli di emergenza per fronteggiare il caos conseguente al sovraffollamento degli A&E, allo scopo di garantire comunque priorità nell’assistenza ai casi più urgenti.

E’ notizia di ieri, infatti, la decisione dell’organismo sanitario competente, denominato National Emergency Pressures Panel, di attivare tale serie di misure, scatenando le ulteriori ire di migliaia di cittadini britannici. Risentimento a fatica contenuto dalle scuse video di Jeremy Hunt, il Ministro della Salute, perchè arrivato quasi contemporaneamente alle dichiarazioni del Primo Ministro May, la quale, oltre ad elogiare l’NHS, come già riportato precedentemente, ha oggi dichiarato anche che esso “non è mai stato meglio preparato come quest’inverno”.

Vi invito ad esaminare, come ho fatto io, alcune delle misure varate attraverso il protocollo di emergenza, poiché sono sicuro che molte di esse susciteranno scalpore.

Tra le tante, tutti gli interventi chirurgici elettivi sono stati rinviati, come prima accennato, ad oltre il 31 gennaio, in modo da assegnare priorità alle operazioni urgenti ed a quelle di pazienti oncologici.

In aggiunta, si è disposto anche il rinvio di interventi di day surgery e di appuntamenti ambulatoriali di routine, qualora queste cancellazioni liberino spazio per le operazioni urgenti;

  • gli A&E sono stati invitati ad avere permanentemente, in questi giorni, un consultant (ovvero un medico, con buona pace dei puristi) al triage, in modo da rafforzare le procedure di active triage, altresì indicate come strategie di reindirizzamento del paziente.

Prima di gridare allo scandalo, sappiate che nel Regno Unito (e di recente, anche in Italia, per esempio a Mantova) sono da tempo attivi protocolli che prevedono l’allontanamento dal Pronto Soccorso del paziente che si presenta con un problema differibile e/o curabile da strutture territoriali; che non necessita, insomma, di alcuna assistenza in regime di urgenza.

Il paziente, in questi casi, viene “rispedito” al medico di famiglia, invitato ad acquistare un prodotto da banco in farmacia oppure, come spesso accade, viene per lui prenotata una visita ambulatoriale nello stesso ospedale a distanza di qualche giorno (le visite di consulenza o ambulatoriali negli ospedali pubblici inglesi sono gratuite, n.d.A.);

  • Si è richiesto un maggior supporto da parte di fisioterapisti e terapisti occupazionali, nonché il raddoppio del “giro visita” quotidiano da parte dei medici, per facilitare le dimissioni e liberare letti occupati;
  • E’ stato sospeso temporaneamente il divieto di ospitare nella stessa Unità Operativa pazienti di sesso diverso (la violazione, denominata “mixed sex breach”, costituisce normalmente un grave incidente, cnonostante tutti i posti letto in stanze comuni in UK siano dotati di tendine, a tutela della privacy);
  • Tutti i Trusts sono infine stati invitati a dare massima priorità alle procedure di vaccinazione del personale sanitario, soprattutto quello operante “in prima linea”, benché le statistiche relative a questa stagione stiano finora fornendo risultati soddisfacenti.

Ogni anno, i giornali inglesi dipingono la crisi invernale in arrivo come la peggiore mai profilatasi all’orizzonte.

Anche in questo caso, il tono delle notizie non è cambiato e l’esordio della stagione invernale sta finora confermando I timori.

Vedremo tuttavia se, in primavera, le misure estreme adottate avranno garantito un fluente funzionamento dei sistemi sanitari, sempre più schiacciati in una morsa che non è solo stagionale, ma affligge l’NHS tutto l’anno: una morsa rappresentata, da un lato, dai continui tagli ai budget operati dai Governi conservatori e, dall’altro, da costanti abusi del sistema da parte di milioni di cittadini.

Prima del rincorrersi di quelli che ho definito “bollettini di guerra”, infatti, a cavallo del nuovo anno tutti i principali newspaper inglesi riportavano in prima pagina statistiche che attestavano a 7.5 milioni il numero dei pazienti che si sono recati l’anno scorso negli A&E britannici, senza averne realmente bisogno, e ad 8 milioni quelli che invece non si sono presentati agli appuntamenti programmati, causando un aggravio di spesa per l’NHS di ben un miliardo di sterline.

Proprio in queste ore mentre stiamo scrivendo, Theresa May si è appena scusata per le lunghe attese nei pronto soccorso di questi giorni.

 

Luigi D’Onofrio – infermiere in UK

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