Sono numerose le diatribe che ogni giorno si consumano sui social, ci troviamo puntualmente di fronte a disquisizioni che avvengono tra le ormai evidenti scuole di pensiero sulle dinamiche professionali
Una di questa è quella che fonda il suo credo sull’assistenza olistica.
Per cui ad ogni infermiere spetterebbe, per dovere, usare strumenti quali padelle ed effetti letterecci (dove lo avranno letto, visto che la giurisprudenza va nel senso esattamente contrario!!)
Un’altra scuola di pensiero vede l’Infermiere professionista custode ed esecutore del processo di Nursing ed unico responsabile dell’assistenza generale Infermieristica che, come tale, si avvale del ruolo delle figure di supporto (come recita il profilo professionale del D.M. 739 del 94).
Analizzerò, di seguito, tutte le “scuse” e le condizioni poste da coloro i quali non sono in grado di discostarsi dalla obsoleta visione dell’infermiere – ancella che debba occuparsi, in barba a tutta la normativa ed alla giurisprudenza, delle mansioni domestico -alberghiere.
1 . L’infermiere prende in carico il paziente a 360 gradi
FALSO! La legge dice che “il lavoro” sulla persona assistita è multidisciplinare e che il responsabile, colui che lo prende in carico a 360 gradi, è il direttore dell’u.o. (Primario). Ergo, potremmo chiedere a lui di eseguire le cure igieniche! Cosa ne dite?
2 . L’approccio olistico
L’olismo, in un contesto multidisciplinare, nell’ottica della (vera) collaborazione funzionale al risultato, è un principio filosofico e metodologico di alcune scienze per il quale i sistemi complessi sono irriducibili alla mera somma delle loro parti.
Questa teoria, riferita alla nostra realtà, tuttavia, non costituisce una linea operativa a carico di una sola figura. L’infermiere, infatti, attraverso il processo di Nursing, nella fase attuativa, si avvale della possibilità di attribuire compiti al personale di supporto, come previsto dal DM 739 (profilo professionale).
3 . Stabilire un rapporto empatico con il paziente
Secondo alcuni sostenitori delle mansioni inferiori, il momento in cui la persona si trova nella posizione e nella condizione più imbarazzante al mondo, dovrebbe essere quello più adatto (e l’unico) per stabilire questo rapporto! Seriamente?
L’empatia è la capacità di porsi nello stato d’animo e nella situazione di un’altra persona e farglielo percepire. Anche uno stolto capirebbe come non sia pertinente e come non possa esserci momento peggiore!
4. Le figure di supporto non ci sono o non bastano
Innanzitutto c’è da fare una distinzione. Ove le suddette vengono dichiarate “non sufficienti”, siamo sicuri che vengano gestite nella maniera corretta?
Siamo sicuri di saper realizzare ciò che viene descritto nel nostro profilo di unici responsabili dell’assistenza Infermieristica e gli unici a poter attribuire compiti all’oss secondo quanto previsto dal loro profilo?
Per quanto riguarda l’assenza totale delle figure di supporto, ricordo l’art.48 e 49 del nostro codice deontologico nella loro interezza, che impongono di segnalare carenze e disservizi (Art. 48) e di rifiutare la compensazione qualora sia reiterata e sistematica (Art.49).
5. L’art. 49 ci impone di compensare!
Si, ma come e cosa? In primis la compensazione delle carenze deve rivestire carattere di eccezionalità; in secundis l’art. non dice affatto di colmare le carenze che riguardano altre figure professionali!
Se così fosse, dovremmo anche metterci ad effettuare riparazioni di vari guasti improvvisi qualora mancasse il tecnico o metterci a fare le pulizie se manca la ditta, per il benessere del paziente!
Detto ciò, nessuno dice che la persona vada lasciata in situazione igieniche discutibili ma nemmeno di accettare sistematicamente questa condizione di sfruttamento gli segnalare e denunciare!
6. Il nostro non è un lavoro normale, ma una missione!
Ancora!!! È da oltre un ventennio che la nostra è diventata una professione intellettuale, con tutte le condizioni e le implicazioni del caso (vedi profilo professionale).
La connotazione scientifica e la preparazione posseduta da un Infermiere professionista, viene ancora scambiata per saccenza o per mancanza di umanità. Dote che può coesistere benissimo con il modus operandi di un professionista serio e credibile, che può stabilire un rapporto di fiducia con i propri assistiti, esattamente come avviene per la categoria medica!.
7. Il coordinatore ci impone di…!
Il ruolo del coordinatore non è quello di essere uno sceriffo del FAR West, tantomeno non risulta essere una figura di comando stile caserma!
Il suo ruolo è, appunto, quello di coordinare. Dal dizionario Treccani: coordinare v. tr. [dal lat. mediev. coordinare, tratto da coordinatio – onis: v. coordinazione] (io coórdino, ecc.). – 1. Ordinare insieme; disporre più cose o elementi nell’ordine più adatto al fine che si vuol raggiungere: c. i mezzi al fine; c. la propria azione con quella degli alleati; c. l’opera, gli sforzi di tutti; c. le iniziative; c. i vari settori della ricerca scientifica; fig., connettere, collegare con ordine logico: non riesco a c. le idee.
Il suo ruolo non è più quello di ispirazione militare del vecchio “caposala” ma l’infermiere coordinatore, assume oggi tutt’altra funzione. La gestione delle figure di supporto rimane in capo all’infermiere in turno.
Dopo questo excursus, che può sembrare semplicistico, ma che rispecchia le problematiche di riferimento che poi costruiscono la diversità di intenti, considerando che chi non vuol capire non capirà, invito tutti a riflettere.
Bisogna decidere una volta per tutte la direzione da prendere. Prima o dopo il cambiamento avverrà, non foss’altro per una questione temporale.
Gli infermieri sono chiamati a rispondere del proprio operato ed il loro mandato è mettere in atto il processo di Nursing con al centro la persona assistita, mettendo in campo le proprie conoscenze scientifiche.
SIAMO chiamati ad occuparci di ben altre tematiche che la semplice esecuzione di compiti e dobbiamo farlo prendendo coscienza del nostro ruolo fondamentale nello scenario socio sanitario!
Solo così potremo sperare di ridare una dignità ed una credibilità ad una professione troppo offesa e svilita, vittima delle più becere ed assurde ingerenze.
Anna Di Martino
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