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Infarto e malattie cardiache: per i proprietari di cani il rischio di morire è minore

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Infarti e malattie cardiache: per i proprietari di cani il rischio di morire è minore
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È il risultato di uno studio svedese, condotto per 12 anni su quasi 3 milioni e mezzo di persone di età compresa tra i 40 e gli 80 anni.

Lo dice uno studio svedese,  l’ultimo a confermare l’effetto terapeutico del cane sul suo padrone. Il cane è davvero il miglior amico dell’uomo. A “certificarlo” sono gli scienziati scandinavi, dopo aver dimostrato che i proprietari di cani sono meno a rischio morte per malattie cardiovascolari o altre cause rispetto a chi non ospita in casa un cane.

Lo studio è stato condotto per 12 anni su quasi 3 milioni e mezzo di persone di età compresa tra i 40 e gli 80 anni: «I risultati mostrano che i proprietari di cani che vivono soli hanno una riduzione del rischio di morte del 33% e una riduzione del rischio di attacco cardiaco dell’11%” rispetto a chi non ha un cane», spiega Mwenya Mubanga dell’Università di Uppsala, primo autore dello studio. Le persone che vivono da sole erano già risultate a maggior rischio di morte cardiovascolare, in base ad altre ricerche. «Il cane può rivelarsi un prezioso membro della famiglia nelle case dei single», aggiunge Mubanga.

Le proprietà benefiche e terapeutiche dei pet sono ormai note dal 1953, quando nacque ufficialmente la pet therapy in America, grazie allo psichiatra infantile Boris Levinson. Numerosi studi hanno documentato negli anni i diversi meccanismi d’azione dell’effetto terapeutico dell’animale a livello del sistema:

NEUROENDOCRINO – La presenza di un animale ha effetti benefici sui neurotrasmettitori che regolano e consentono l’attività del sistema nervoso, agendo sulla vigilanza, sulla motivazione e sull’umore.

ETOLOGICO – Per una persona il prendersi cura dell’alimentazione dell’animale è uno stimolo a occuparsi anche della propria.

PSICOLOGICO – Il rapporto uomo-animale è un forte stimolo psicologico, che induce la persona a “uscire” dai suoi problemi, focalizzandosi non più su se stesso ma sull’animale e sugli altri.

IMMUNOLOGICO – La presenza di un legame affettivo con l’animale interviene sui mediatori dello stress e sul sistema endorfinico, migliorando l’attività del sistema immunitario e offrendo migliori possibilità di sconfiggere patologie infettive e neoplastiche.

FISICO-LUDICO – L’aspetto ludico è importante soprattutto come stimolo al movimento, permettendo di fare esercizio divertendosi.  Vi è anche un tipo particolare di gioco definito “idle play”, costituito da azioni di lisciamento e attorcigliamento del pelo dell’animale che rilassa la persona e ne attiva la manualità.

COMUNICATIVO – Si recupera una comunicazione non verbale che permette all’animale di cogliere espressioni impercettibili all’uomo, rendendolo capace di comprendere e farsi sentire compresi.

CARDIOLOGICO – Nel 1995 l’American Journal of Cardiology ha riportato che nei possessori di cani il tasso di mortalità a un anno dalla crisi infartuale era minore del 50% rispetto alle altre persone. Erika Friedmann ha riscontrato clinicamente la riduzione dei più importanti fattori di rischio per le cardiopatie.

Ancora oggi, purtroppo, la malattia cardiovascolare (CVD) è la principale causa di morte in tutto il mondo, rappresentando il 45% di tutti i decessi (più di 4 milioni) in Europa nel 2016. «Avere un pet – suggerisce Glenn Levine, professore presso il Baylor College of Medicine di Houston, Texaspotrebbe associarsi a un ridotto rischio di problemi al cuore e potrebbe anche essere che le persone sane siano semplicemente quelle che più spesso adottano animali domestici».

In passato, indagini scientifiche hanno dimostrato che i possessori di un pet  svolgono più attività fisica per la necessità di portare l’animale a spasso almeno tre o quattro volte al giorno. Possedere animali domestici fornisce benefici evidenti anche per quanto riguarda la pressione sanguigna, i livelli di colesterolo e il rischio di obesità. “Gli animali domestici potrebbero ridurre concretamente il rischio di malattia cardiovascolare nei loro proprietari”, rivela l’American Heart Association in un comunicato pubblicato sulla rivista Circulation. L’American Heart Association ha anche misurato stress e pressione sanguigna ai proprietari dei cani, dimostrando che col guinzaglio in mano si abbassano i livelli di pressione sanguigna e il battito cardiaco.

Una meta-analisi di undici studi osservazionali ha rilevato che i proprietari di cani camminavano di più ed erano più attivi fisicamente dei non proprietari. Due studi hanno inoltre valutato  i cambiamenti nell’attività fisica dopo l’acquisizione di un cane o di un altro animale domestico, riscontrando un aumento della deambulazione ricreativa auto-riferita. Uno studio recente ha poi dimostrato che il cane supporta anche il mantenimento dell’attività fisica durante il cattivo tempo. I cani, dunque,  possono essere utili nel ridurre il rischio cardiovascolare, fornendo una forma non umana di supporto sociale e aumentando l’attività fisica.

È stata infine confermata l’esistenza di una associazione tra gli effetti benefici del cane e la riduzione dell’isolamento sociale, con un  miglioramento della percezione del benessere, in particolare nelle persone singole e negli anziani. Lo studio ha anche riscontrato che l’impatto è ancor più positivo sulle persone che vivono sole poiché i cani incoraggiano a uscire, a camminare, forniscono supporto sociale e rendono la vita più significativa. Dato, questo, confermato anche dalla rivista Plos One, che ha addirittura parlato di pet factor, mettendo in luce soprattutto la capacità dei cani di renderci più socievoli e meno predisposti alla depressione.

Morena Allovisio

Fonte: Huffpost

 

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