Oggi, 24 gennaio 2018, Nursind ha dichiarato formalmente lo stato di agitazione del personale del comparto sanità e chiesto al Ministero del Lavoro di svolgere il tentativo di conciliazione e di raffreddamento al fine di manifestare il disagio della categoria infermieristica che non troverà soluzione all’interno di questo contratto di lavoro
“Abbiamo intenzione di passare dalle parole ai fatti – spiega Andrea Bottega segretario Nazionale Nursind – in quanto gli infermieri italiani sono stanchi di subire aggravi di responsabilità e di carico di lavoro senza vedersi riconosciuto adeguatamente un trattamento economico e normativo contrattuale degno della professionalità acquisita e del percorso di studi effettuato.”
L’altra sera nella trasmissione “PresaDiretta” di Rai3 abbiamo visto quanto gli infermieri italiani godano di ottima considerazione all’estero, ribadendo che sono dei gran lavoratori e molto preparati oltre che attenti alla relazione con i pazienti.
Solo lo Stato italiano sembra non essere disponibile a riconoscere la professionalità che altri apprezza pagandola adeguatamente.
Lo deduciamo dal mancato stanziamento di risorse per il contratto del comparto sanità e per il mancato finanziamento della RIA (retribuzione individuale di anzianità) nella legge di bilancio 2018. Non c’è la volontà, inoltre, di finanziare l’indennità di professione infermieristica di cui chiediamo il ripristino.
“Abbiamo dichiarato lo stato di agitazione della categoria – continua il Nursind – perché il Comitato di settore delle regioni per la sanità (i nostri datori di lavoro) sta predisponendo l’atto di indirizzo che dovrebbe ri-finanziare per il 2018 il contratto in discussione. Chiediamo che le risorse siano vincolate prioritariamente a lenire i disagi organizzativi degli infermieri (lavoro a turno, rispetto dell’orario europeo di lavoro, valorizzazione dei coordinamenti, adeguamento economico delle indennità, sblocco della mobilità interaziendale, …) e a valorizzare la professione con un percorso di carriera stabile e non precario”.
La prospettiva di uno sciopero nazionale si fa sempre più realistica considerato che il rischio che corrono gli infermieri è quello di avere un contratto peggiorativo rispetto all’attuale.
Il dissenso poi passerà dalle corsie alle urne considerato che i lavoratori dovranno esprimersi sui finanziamenti decisi dal governo nazionale e regionale e sulle scelte delle organizzazioni sindacali che siedono al tavolo (tra cui c’è anche Nursind) e che ad Aprile andranno al rinnovo delle RSU.
Massimo Randolfi
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