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Antibiotici: spesso si assumono (e si prescrivono) in modo erroneo

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Antibiotici: spesso si assumono (e si prescrivono) in modo erroneo
Antibiotics. Medical Concept with Blured Background.
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È quanto emerge da uno studio Ocse.

Gli antibiotici, fondamentali per la cura delle malattie di origine batterica, attualmente si stanno trasformando in un problema per l’elevata incidenza con cui vengono erroneamente utilizzati dalla popolazione. È quanto emerge da uno studio Ocse, che evidenzia come circa il 50% delle assunzioni di antibiotici risultino inutili, se non dirittura dannose per la salute.

Tali dati diventano ancor più eclatanti se si considera che, per quanto riguarda le inadeguate prescrizioni da parte dei medici curanti, si raggiungono picchi del 90 %. Lo studio dimostra infatti che nella medicina generale si riscontrano prescrizioni inappropriate dal 45% al 90% dei casi. Sono diverse le circostanze in cui si riscontra un uso non conforme dei farmaci antibiotici. È evidente come, da parte dei medici prescrittori, vi sia una non completa comprensione delle possibili evoluzioni che può comportare questo comportamento.

Questa scelta farmacologica, che può sembrare pratica e funzionale nell’immediato, rischia di avere ripercussioni in futuro, a causa delle inadeguate cure svolte dai pazienti e dalla resistenza al farmaco che gli stessi tendono a sviluppare. Proseguendo in questa direzione, a breve potrebbero non esserci più cure efficaci per alcune malattie.

L’Ocse propone alcuni interventi che hanno come obiettivo un uso degli antibiotici più appropriato, come campagne di educazione atte a modificare il comportamento delle singole persone e interventi specifici sui medici per la gestione e l’utilizzo di questa categoria di farmaci. Particolare attenzione viene posta all’obbligatorietà dei diagnostici rapidi, che, pur essendo una scelta più onerosa, permettono di identificare velocemente il ceppo batterico da eliminare, evidenziando cosi un miglior rapporto costi/benefici.

Un cambiamento dei comportamenti in merito a questo problema rappresenterebbe un atto di responsabilità sia collettiva che individuale, in particolare se adottato dagli operatori sanitari.

Nicolò Roberi

Fonte: www.infermieriperlasalute.it

 

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