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Arroganza medica in Friuli: scontro sui protocolli infermieristici in emergenza/urgenza

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L'emergenza 118 in Emilia Romagna secondo l'Ordine dei Medici
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Siamo alle solite e dopo la scalpitante vicenda mediatico-legale che ha investito medici ed infermieri dell’Emilia Romagna balza, con solita arroganza, superficialità e cinismo, la questione dell’impiego di protocolli in contesti di emergenza ed urgenza in autonomia da parte degli infermieri, questa volta in Friuli Venezia Giulia

 

“Solidarietà” ai medici del Friuli VS infermieri: capricci di una categoria in declino“Solidarietà” ai medici del Friuli VS infermieri: capricci di una categoria in declino 1“Solidarietà” ai medici del Friuli VS infermieri: capricci di una categoria in declino 2“Solidarietà” ai medici del Friuli VS infermieri: capricci di una categoria in declino 3

Premesso che è autorevole tanto l’autoironia del documento da cui si evince che “manca una definizione legale o quantomeno condivisa di univoca interpretazione di atto medico” (ma poi non si comprende come mai nel prosieguo del documento in un capoverso si parli ininterrottamente di atto medico!) quanto la consapevolezza che l’Infermiere sia autonomo, formato in Università e che sia in fase di esponenziale crescita professionale, ne discerne nuovamente la posa in opera da parte di alcuni medici di un dibattito che non ha nessun capo e ne coda.

L’aspetto triste, abietto e categoricamente svilente per i Professionisti portavoce della vicenda che si ripete in FVG, ove alcuni medici, in risonanza con quanto accaduto qualche anno fa in Emilia Romagna manifestano ostracismo in merito ai protocolli infermieristici in regime di emergenza-urgenza 118.

Secondo costoro, la somministrazione di farmaci salvavita in assenza di un medico sul posto rappresenterebbe un atto riconducibile ad esercizio abusivo della professione medica!

Ma ciò che peggio sostenuto, viene attaccata la famiglia professionale infermieristica definita come incapace nella gestione e nella governace delle strategie terapeutiche farmacologiche da adottare in regime di emergenza/urgenza extraospedaliera.

Ciò che atterrisce ancora di più è che, anche questa volta, la comunità dei laureati in medicina è spaccata!

Infatti ci sono medici che promuovono e sottoscrivono l’autonomia degli Infermieri riconoscendone il ruolo di snodo e vitale nel macrosistema di intervento sul territorio, favorendone le procedure operative con la realizzazione, congiunta con infermieri esperti e ricercatori, di protocolli interventistici.

Questione di protocolli già ampiamente disciplinata e preveduta dalla normativa di istituzione del DPR 27 Marzo 1992.

Si ricorda ai gentili lettori che:

  • Articolo 4 Competenze e responsabilità nelle centrali operative” cita che “…..omissis La responsabilità operativa è affidata al personale infermieristico professionale della centrale, nell’ambito dei protocolli decisi dal medico responsabile della centrale operativa.”
  • Articolo 10Prestazioni dal personale infermieristico” cita che “Il personale infermieristico professionale, nello svolgimento del servizio di emergenza, può essere autorizzato a praticare iniezioni per via endovenosa e fleboclisi, nonché a svolgere le altre attività e manovre atte a salvaguardare le funzioni vitali, previste dai protocolli decisi dal medico responsabile del servizio”

Da parte degli infermieri nessun muro nei confronti dei medici e nessuna ambizione nel voler praticare manovre di presunto appannaggio medico.

Ricordiamo che l’autonomia professionale dell’infermiere, già abbondantemente disciplinata da leggi, decreti, codici deontologici, è orientata ad erogare assistenza nell’interesse primario del cittadino.

La salvaguardia della salute e l’operare nel S.E.U. 118 (112) espone anche infermieri, autisti (e  soccorritori, laddove è prevista quest’ultima figura di supporto) a responsabilità civili e penali: altra falla dei medici che nel documento inoltrato, sottovalutano, probabilmente fantasticando che la stipula e firma di un protocollo sia un modo per de-responsabilizzare l’operatore sanitario infermiere; sobbarcando di responsabilità i firmatari.

Nulla di più errato in quanto ne risponde tanto in sede civile che in penale l’effettore del’atto!

Si richiama l’ultimo episodi odi cronaca “Trieste, muore dopo ritardi nei soccorsi: due infermieri indagati per omicidio colposo” (fonte www.repubblica.it).

L’indignazione in riferimento a tali procedure ha dei risvolti sempre più comici se si pensa che:

  • Durante le manovre di Rianimazione Cardio Polmonare, l’erogazione della scarica elettrica in regime di defibrillazione semi-automatica venga erogata anche da un laico!
  • È assurdo non poter somministrare, al riconoscimento obiettivo elettrocardiografico del sanitario sul luogo dell’evento e conferma da parte di medico specialista dopo invio , di una alterazione cardiaca potenzialmente fatale e non poterla trattare sul posto; peggiorando l’out-come del paziente soprattutto laddove l’organizzazione dei Punti di Primo Intervento o Pronto Soccorso siano distanti e/o il tragitto da percorrere sia impervio.
  • Inenarrabile il divieto all’uso di β2 agonisti, glucosio-insulina, soluzione salina allo 0.9% in infusione rapida e gluconato di calcio in caso di crush syndrome (incidenti stradali, incidenti sul lavoro, incidenti domestici) che potrebbero evitare l’amputazione dell’arto dell’infortunato (con tutti le successive problematiche a livello socio-lavorativo, qualità della vita ecc ecc)

Premesso che in regime di emergenza ed urgenza vige una “leggina faro” sostanziale per tutti i soccorritori, l’ Articolo 54 del Codice Penale ovverossia lo Stato di necessità: ”Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sè od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, nè altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”.

Ne scaturiscono alcune domande:

  • può un infermiere far decedere un utente che ha sul comodino 2 flaconi di EN gtt senza somministrare flumazenil e dopo aver rilevato parametri vitali al limite con la sopravvivenza perché sul posto non c’è un medico?
  • può un infermiere far decedere un utente con 30 mg/dl di glicemia ed in stato comatoso perché impossibilitato dalla somministrazione di una semplicissima soluzione glucosata (acqua e zucchero!) perché sul posto non c’è un medico?
  • può un infermiere assistere al reale decadimento miocardico dopo ripresa di un paziente in arresto cardio-respiratorio senza somministrare farmaci che ne  stabilizzino emodinamica evitando “failure” dell’intera catena dei soccorsi?
  • può un infermiere non somministrare Ossigeno e terapia di supporto alla funzione cardiocircolatoria  in un paziente con quadro di edema conclamato da reperto obiettivo (rantoli, turgore giugulari, facies sofferente) e strumetale (E.C.G.)?
  • può un infermiere rimanere con le mani legate davanti ad un Pneumotorace da decomprimere?

Ed infine, ma non per ultimo, può un professionista sanitario in possesso di requisiti, formazione, scienza e coscienza non operare nell’interesse del cittadino che afferisce al sistema di emergenza urgenza?

In una società civile e alfabetizzata tali domande e tali incresciose prese di posizione non dovrebbero nemmeno essere ventilate da dei professionisti sanitari che, come gli Infermieri, sono gli attori del Sistema Sanitario  e, come gli Infermieri, inducono una aspettativa di salute dai cittadini.

L’auspicio è che i medici che hanno contributo a smuovere impropriamente potenziali aree di tempesta tra le due figure professionali riconoscano l’acerrimo errore e se ne ravvedano con coscienza, conservando dignità e maturità professionale.

In un periodo storico in cui la sanità non ha bisogno di baroni e di chiacchiere; ma di fatti, di sostenibilità, crescita multiprofessionale, mutua collaborazione nell’interesse del fulcro del sistema: IL PAZIENTE!

Si ringrazia chi ha stipulato il documento in quanto alla pagina 4, punto “1)” si denuncia una circostanza quantomeno sollevata, dibattuta e attesa dall’intera famiglia Professionale degli Infermieri in Italia: oltre 410.000!

…la classe di Professionisti della Salute più numerosa in assoluto.

Ad Maiora.

 

CALABRESE Michele

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