Il recente caso del giovane che, di fronte ad una donna investita da un treno, ha deciso di scattarsi alcuni selfies ha portato alla luce una patologia a molti non nota: l’ipnosi digitale.
Uomini e donne sono bersagliati a tutte le ore del giorno e della notte da notifiche, e-mail, messaggi su whatsapp venendo così letteralmente stregati dai dispositivi digitali.
Il tecnostress da eccesso di informazioni e l’ipnosi digitale approdano per la prima volta al Congresso mondiale di ipnosi, in programma a Roma dal 15 al 17 giugno.
“Il Tecnostress e la Internet–dipendenza – ricorda all’AdnKronos Salute Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza Onlus e autore del libro ‘Ipnosi digitale: guardami e ascoltami, io sono ciò che tu sei dentro’ – sono già state riconosciute come malattie professionali e in Italia vi è l’obbligo di fare formazione per prevenire questi rischi nel lavoro digitale“.
“Troppe ore trascorse davanti agli schermi e navigando su Internet possono favorire l’insorgere di disturbi gravi psicologici come gli attacchi di panico, l’ansia, la depressione, l’insonnia, le manie compulsive, ma anche patologie cardiocircolatorie e gastrointestinali.
L’elemento comune, però, che può condurre alla patologia, è proprio il fenomeno dell’ipnosi digitale, ossia quel tipo di ‘incantesimo’ che spinge un soggetto a rimanere connesso ai dispositivi digitali per molte ore al giorno, fino al punto da perdere il contatto con la realtà e vivere in uno stato di trance che altera i suoi comportamenti“, dice Di Frenna.
Nel suo libro, l’esperto – protagonista anche di un ‘digiuno digitale‘ di 2 anni – analizza le cause che favoriscono l’ipnosi digitale e gli effetti distorsivi sulla salute psicologica. Qualche esempio? Di Frenna cita nel suo libro molti casi concreti di ipnosi digitale.
“Qualche tempo fa – racconta – un giornalista televisivo straniero, dopo aver concluso il collegamento in studio, iniziò a usare la sua mano come fosse un cellulare, scorrendo notizie inesistenti, ignaro che le telecamere fossero ancora accese e che la sua allucinazione venisse trasmessa in diretta. Si trovava in uno stato di ipnosi digitale, una trance allucinatoria“.
Il recente caso dell’uomo che presso la stazione ferroviaria di Piacenza afferra il proprio cellulare, lo punta verso se stesso e si scatta un selfie mentre alle sue spalle una donna agonizzante è distesa su un binario dopo che un treno l’ha investita sarebbe un caso patologico.
Il filosofo Diego Fusaro, sul suo profilo Facebook, ha definito il gesto ‘la moderna barbarie‘, che esalta il proprio ego davanti a uno schermo, insensibile al dolore altrui.
Anche secondo Di Frenna sarebbe solo un caso di ipnosi digitale, “che altera l’equilibrio psicologico ed esalta il narcisismo egoico patologico“.
“L’ipnosi è un fenomeno di allucinazione della realtà – spiega ancora Di Frenna – La mente focalizza l’attenzione su un solo punto ed esclude tutto il resto, ritenendo possibile anche l’impossibile. Sotto ipnosi una persona non sente il dolore. Oppure esegue compiti senza nessuna obiezione critica.
Il corpo può diventare rigido come la roccia. Oppure, come dimostrò il grande ipnotista clinico Milton Erickson, è possibile eliminare una fobia in una sola seduta. Ebbene, la tecnologia degli schermi è ipnotica e induce stati di trance. Trascorrere molte ore nel torrente delle informazioni digitali può provocare alterazione della realtà, comportamenti anomali e compulsivi, e il soggetto si trasforma in un automa che fa cose prive di senso“, avverte l’esperto.
Le cause di questo fenomeno sarebbero molteplici: a partire dalla dipendenza emotiva alla consapevolezza ridotta passando per il delirio di onnipotenza e il narcisismo egoico, solo per citarne alcune di quelle ricordate da Di Frenna.
Questo rischio sociale sarà uno degli argomenti principali del Congresso mondiale di ipnosi, durante il quale interverranno esperti come Marco Paret, Igor Vitale, Shin Mads (Danimarca), Daniela Lukic (Serbia), Mkouonga Mathurin Wabo (Usa), Silvia Trucco, Ippolito Lamedica, Domenico Lisi e molti altri.
Simone Gussoni
Fonte: AdnKronos
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