Rudy Zerbi il giudice di Amici racconta del dramma vissuto con la nascita del figlio Leo
“…nell’emergenza, chi fa la differenza sono proprio gli infermieri, gente che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, che lavora, condivide e piange con te. I bambini che salvano diventano i loro figli, ti chiamano quando torni a casa, ti chiedono di mandare le foto, organizzano una festa all’anno per incontrare di nuovo i bambini salvati. Lì vedi la verità”
Protagonista di Tu sì que vales e di Amici, Rudy Zerbi è, ormai da molti anni, al fianco di Maria De Filippi in alcuni dei suoi progetti televisivi. Di professione è produttore discografico, talent scout, conduttore radiofonico, ma sempre di più sta diventando un volto televisivo amato e capace di intrattenere il pubblico.
Rudy Zerbi, il professore di canto di Amici parla della sua esperienza negativa, un dramma che lo ha segnato profondamente, vissuto due anni fa con la nascita del suo ultimo figlio Leo:
“Al settimo mese di gravidanza la mia compagna, Maria, ha avuto un distacco totale della placenta mentre era a casa da sola. Io ero in studio, con il telefono staccato. Gli assistenti hanno cominciato a farmi cenno di uscire, ma io dicevo: un attimo, abbiamo quasi finito.”
Ma era urgente, lui non lo immaginava:
“È dovuto venire il produttore a prendermi per un braccio. Quando sono arrivato ALL’OSPEDALE le infermiere piangevano: stavano morendo sia Maria sia Leo. L’hanno fatto nascere in corridoio ma, una volta nato, aveva bisogno di cure speciali e solo pochi ospedali a Roma hanno le incubatrici per i prematuri gravi, e quel giorno erano tutte piene”.
Poi Rudy ringrazia e loda i medici e gli infermieri che soccorrono le persone di emergenza assoluta:
“Così ci hanno mandati al Casilino, un ospedale di periferia. Lì mi sono reso conto che, nell’emergenza, chi fa la differenza sono proprio gli infermieri, gente che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, che lavora, condivide e piange con te. I bambini che salvano diventano i loro figli, ti chiamano quando torni a casa, ti chiedono di mandare le foto, organizzano una festa all’anno per incontrare di nuovo i bambini salvati. Lì vedi la verità”.
Parole di riconoscimento per gli operatori sanitari, che svolgono con abnegazione il loro lavoro nonostante le tante difficoltà dovute a molteplici fattori.
Ed così che Zerbi decide di donare dei fondi, raccolti grazie ad una iniziativa di solidarietà da lui organizzata. Approfittando della popolarità di cui gode, decise di far stampare su apposite magliette alcune pensieri a suo dire “intelligenti” tratti da Twitter. Una parte del ricavato dalla loro vendita è stata devoluto in beneficenza proprio all’ospedale che avrebbe salvato il figlio Leo.
“Oggi Leo compie tre anni – ha scritto Zerbi in suo post -. La storia del nostro piccolo grande guerriero ve l’ho già raccontata, non voglio tornarci sopra. Grandi ansie, paure e poi, per fortuna, un lieto fine. Ogni anno che passa però, non smetto di ringraziare il Signore per aver salvato mamma e figlio e di ricordare gli amici che hanno fatto sì che questa brutta storia avesse un lieto fine. Non riesco ad immaginare a come sarebbe stata la mia vita senza Leo e sua madre e mi considererò per sempre un privilegiato, qualsiasi cosa mi accada nella vita”.
Una storia a lieto fine comune a tantissime altre che premia la professionalità degli operatori sanitari.
Redazione NurseTimes
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