Una sentenza destinata a far discutere, ma che profuma di precedente importantissimo per tutti quegli infermieri che, ogni giorno, si ritrovano a lottare contro stress, sfruttamento, demansionamento, aggressioni, mobbing e ogni altro genere di disagio.
Un infermiere di Triage, che lavora al pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano (il secondo più affollato d’Abruzzo, con 40.000 accessi annui), colpito da infarto nel 2014, ha chiesto e ottenuto un indennizzo a causa del forte stress di cui è stato vittima sul posto di lavoro.
E il Tribunale di Avezzano, accogliendo la sua domanda, ha deciso di condannare l’Inail a un risarcimento di 10.000 euro (commisurato alla percentuale di inabilità del 10%) a favore del professionista.
Come riportato dal quotidiano Il Centro nell’edizione cartacea di oggi, gli avvocati del sanitario (Lancia e Braghini) sono riusciti a dimostrare che quanto accaduto all’infermiere poteva essere inquadrato come infortunio lavorativo e perciò può essere risarcito dall’ente di previdenza.
Il giudice Massimo Valenza ha infatti riconosciuto come valide le diverse testimonianze raccolte (da parte di medici e infermieri, colleghi dell’uomo) e che hanno confermato come il professionista fosse stato spesso aggredito, sia verbalmente sia fisicamente, da pazienti e parenti frustrati per le interminabili attese.
In aiuto della sentenza è andata anche la denuncia dei due avvocati, relativa allo scorso anno e sottoscritta da diversi medici e infermieri, circa l’insostenibile carico di lavoro ai danni dei professionisti, definito dal dottor Aratari “una vera e propria trincea, con l’inevitabile carico di dolore, tensione, rabbia e paura”.
Una situazione intollerabile e che ha portato, come afferma Aratari, “allo sviluppo della patologia accusata dall’infermiere e a un danno biologico di natura permanente derivato all’assicurato che può essere ragionevolmente valutato nella misura del 10%”.
Ed è arrivata la condanna, accolta con estrema soddisfazione dai legali dell’uomo, “sia per la portata innovativa della sentenza, sia per aver riproposto all’attenzione della magistratura e dell’opinione pubblica le difficoltà estreme in cui versa il personale e in particolare il ruolo dell’infermiere triagista, quotidianamente chiamato a gestire situazioni caratterizzate dalla presenza di sentimenti ed emozioni forti, proprie e degli altri: collera, impazienza, frustrazione, impotenza, il tempo che incalza, le richieste pressanti, il contatto con il dolore e la sofferenza, i ritmi di lavoro serrati che non permettono di staccare emotivamente, sono tutte variabili che possono penalizzare l’equilibrio emotivo del personale ed incidere, come in questo caso, sulla salute del lavoratore, causandone la malattia”.
Solo qualche giorno fa la ministra Grillo ha deciso che non ci sarà uno status di pubblico ufficiale per i professionisti sanitari (VEDI) e che, per fermare il fenomeno delle aggressioni, sarà sufficiente inasprire le pene. Vedremo cosa succederà, visto che ora, grazie a questa sentenza, ci si potrebbe rendere conto sul serio che le aggressioni e gli altri attentati alla salute dei lavoratori… COSTANO.
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