La normale funzione di contrattilità del cuore può essere alterata a seguito di diversi fattori etiologici, tra i tanti si ricorda il versamento pericardico
Tale condizione creerebbe un tamponamento cardiaco sostenuto da liquido riconducibile a composizione prevalentemente ma non esclusivamente siero-ematica e che supera il volume di riserva pericardica. Esso va drenato.
Tale liquido da aspirare supererebbe come quantità quello fisiologicamente presente nel sacco pericardico, arrivando quantitativamente oltre i 300 ml.
Più è il liquido che si reperta all’interno di tal sacco fibroso che avvolge il cuore, e più si riduce la portata cardiaca e la capacità del cuore di espletare appieno l’attività contrattile (con alterazione marcata delle fasi di riempimento e svuotamento delle camere cardiache).
La procedura che permette l’evacuazione del sacco pericardico e il drenaggio esterno del liquido in eccesso si chiama pericardiocentesi.
È una procedura molto invasiva e non scevra da rischi. Essa può essere eseguita non solo per la causa su descritta, ma anche per indagare su possibili cause infettive che ne aumentano secrezione: infatti oltre alla composizione siero-ematica il liquido potrebbe essere infetto e quindi essere processato per le canoniche indagini di esami chimico-fisico, batteriologico, citologico (per cause neoplastiche si ricercano anche i marcatori specifici).
Le operazioni di drenaggio del liquido vanno fatte nella massima sicurezza e nella massima attenzione ai parametri del paziente, che durante la procedura andrebbe monitorato sotto il profilo pressorio, elettrocardiografico e di scambi gassosi: la posizione ideale è quella Fowler.
Praticamente si inserisce, frequentemente e per via percutanea e sotto guida ecografica, un ago di calibro sostenuto nell’angolo costo-sternale sinistro, cioè l’angolo tra la parte terminale dello sterno e l’inserzione ad esso dell’ultima costa. Inserito l’ago con una angolazione di circa 30° lo si spinge avanzando come punto di repere la spalla sinistra, mantenendo sempre l’inclinazione indicata, fino a raggiungere il cavo pericardico. Un ulteriore esame ad ultrasuoni permetterebbe di assicurare l’esecuzione della corretta procedura appena licenziata, a maggior ragione se oltre al drenaggio è stato associato un drenaggio in situ: l’ecocardiografia.
L’aspirazione anche di modeste quantità di liquido pericardico in corso di tamponamento cardiaco comporta l’immediato ripristino di un corretto riempimento del cuore (fase diastolica) con miglioramento del rendimento del cuore, rialzo della pressione e regressione dei segni di shock.
Una radiografia di controllo sarebbe indicata per escludere definitivamente accidentale puntura della pleura!
I rischi per il paziente sottoposto a procedura di pericardiocentesi sono sostanzialmente:
- Iatrogene (dovute all’inserzione dell’ago che potrebbe traumatizzare coronarie o tessuto cardiaco, ovvero pneumotorace e/o emotorace)
- Reazione vagale
- Fibrillazione ventricolare
- Mediastinite per accidentale puntura esofago.
La motivazione di controindicazione assoluta alla procedura è la diagnosticata DISSECAZIONE AORTICA; controindicazioni relative sono da ricercare nelle indagini reperite di emopatie o terapie anticoagulanti o antiaggreganti in corso.
In regime di emergenza/urgenza la pericardiocentesi l’esecuzione richiede esperienza e manualità distinte.
CALABRESE Michele
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