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Approvata la “quota 100”: presto in pensione migliaia di infermieri, medici e Oss

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Approvata la “quota 100”: presto in pensione migliaia di infermieri, medici e Oss
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Lo si deduce dai dati che rivelano l’invecchiamento medio della popolazione infermieristica. La soglia minima per il pensionamento anticipato è di 62 anni di età e 38 anni di contributi, a cui si potrà accedere durante quattro finestre l’anno.

Dopo l’intesa al Consiglio dei ministri di lunedì sera sul decreto fiscale collegato alla Manovra, l’Italia ha inviato a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, dal quale emerge qualche dettaglio in più su alcune misure previste per la legge di Bilancio. Su tutte, la “quota 100”, che scardina la riforma Fornero e il reddito di cittadinanza.

Ecco cosa prevede in tema previdenziale: “La legge di Bilancio 2019 contiene un pacchetto di norme che rivedono il sistema pensionistico nell’ottica di agevolare il ricambio generazionale e consentire ai giovani di entrare nel mercato del lavoro. Per poter accedere alle prestazioni previdenziali si dispone il raggiungimento della cosiddetta ‘quota 100’, come somma dell’età anagrafica (62 anni) e contributiva (minimo 38 anni)”.

Alla voce che rivede la Fornero si spiega dunque che “la soglia minima per il pensionamento anticipato è di 62 anni di età e 38 anni di contributi, a cui si potrà accedere durante quattro finestre l’anno”. Viene così confermata l’idea che “quota 100” sia una base fissa e che sotto quel paletto contributivo non si possa scendere (negando quindi la pensione a 63 anni e 37 di contributi).

C’è però un’insidia nascosta in “quota 100”. Se è vero che non ci saranno penalizzazioni o ricalcoli per chi decide di lasciare a 62 anni con 38 di contributi, è altrettanto vero che tanto meno si lavora, quanto meno si prenderà di pensione. Uscire a 62 anni, ovvero 5 anni prima del limite posto dalla legge Fornero e valido per le pensioni di vecchiaia dal 2019, significa avere 5 anni di libertà in più. Ma anche qualcosa in meno sul conto corrente. Secondo gli esperti di previdenza, le “perdite” potrebbero arrivare fino a un quarto, il 25% in meno al mese, di quanto si otterrebbe se si andasse in pensione ai canonici 67 anni, versando più contributi.

Ovvio che tutto ciò avrà ripercussioni anche sulla professione infermieristica, soprattutto alla luce dell’invecchiamento medio che la riguarda in Italia. Stando agli ultimi dati disponibili, infatti, la percentuale di giovani (sotto i 35 anni) tra gli infermieri è diminuita, al contrario di quella degli anziani (oltre i 50 anni), che è invece in progressivo aumento. La maggior parte degli infermieri, insomma, è concentrata nella fascia d’età compresa tra 36 e 55 anni.

I più “giovani”, quelli cioè con età anagrafica fino a 58 anni e anzianità professionale superiore a 30 anni sono oltre 30mila. Gli infermieri ultrasessantenni con anzianità professionale superiore a 30 anni sono invece poco più di 13mila, mentre gli ultrasessantenni che non hanno un’anzianità professionale oltre 30 anni sono circa 25mila. Le Regioni che hanno il maggior numero di infermieri al di sopra dei 58 anni sono Lombardia, Sicilia, Lazio, Campania, Emilia Romagna.

Redazione Nurse Time

Fonte: www.repubblica.it

 

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