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Protesi di femore, anca, ginocchio e spalla: il Lazio ha gli ospedali migliori

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Protesi di femore, anca, ginocchio e spalla: il Lazio ha gli ospedali migliori
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Il sito www.doveecomemicuro.it ha pubblicato le classifiche regionali delle strutture più performanti.

Poco più di un terzo degli ospedali italiani accreditati rispetta gli standard minimi per volume e per percentuale d’interventi eseguiti entro 48 ore dal ricovero per frattura del collo del femore. Migliora il dato sulla tempestività dell’operazione sugli over 65: le strutture che si attengono al timing sono passate dal 31% del 2010 al 58% del 2016. È quanto riporta in una nota stampa Dove mi Curo.

Su www.doveecomemicuro.it ci sono le classifiche regionali degli ospedali più performanti (fonte dati PNE 2017). La struttura che effettua un maggior numero di interventi per frattura del collo del femore, rispettando al contempo il valore di riferimento istituzionale (per cui almeno il 60% delle operazioni sono eseguite entro 48 ore dal ricovero) è l’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma. Al primo posto, per volume di interventi per protesi d’anca e per protesi di ginocchio, invece, c’e’ l’Istituto Marco Pasquali – ICOT di Latina, mentre per protesi di spalla c’è il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma.

Solo il 37% delle strutture italiane accreditate rispetta entrambe le soglie minime fissate dalle autorità ministeriali per quanto riguarda gli interventi per frattura del collo del femore. “Per essere in linea, gli ospedali devono eseguire non meno di 75 operazioni l’anno, di cui almeno il 60% entro 48 ore dal ricovero”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità pubblica e membro del Comitato scientifico di www.doveecomemicuro.it.

Volumi annuali e tempestività, infatti, sono i parametri in grado di incidere maggiormente sugli esiti delle cure. “Gli ospedali che effettuano più operazioni per frattura del collo del femore, in base alle evidenze scientifiche, sono quelli che vantano risultati migliori in termini di sopravvivenza a lungo termine”, conferma Francesco Traina, direttore della Struttura complessa di Ortopedia e chirurgia protesica dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.

D’altra parte, non si può prescindere dal rispetto del timing. Gli studi, infatti, dicono che prima si interviene e più si riducono le possibili complicanze, come l’embolia polmonare e l’infarto del miocardio. A causa dell’urgenza, quindi, questo tipo di operazione si svolge generalmente nell’ospedale territoriale di competenza.

Sempre più strutture rispettano il timing. C’è un dato positivo che riguarda gli interventi per frattura del collo del femore sopra i 65 anni: gli ospedali che eseguono almeno il 60% delle operazioni entro 48 ore dal ricovero sono aumentati notevolmente, passando dal 31% nel 2010 al 58% nel 2016 (PNE 2017).

“L’obiettivo è arrivare al 100% – commenta Francesco Traina –. Studi recenti invitano a intervenire addirittura entro 24 ore. Purtroppo, alla base di una frattura del collo del femore in età avanzata può esserci un disequilibrio organico tale che pazienti particolarmente fragili, anche se trattati in maniera idonea e in tempi rapidi, possono non sopravvivere a lungo. La mortalità a 30 giorni dall’intervento, infatti, si aggira intorno al 6%: un dato piuttosto alto”.

Fondamentale la riabilitazione post intervento. Per questi pazienti andrebbe scongiurata la costrizione a letto per periodi prolungati perché può scatenare la cosiddetta sindrome da allettamento, cioè l’aggravarsi di patologie preesistenti, precedentemente ben compensate. In questo contesto, risulta essenziale la riabilitazione.

Dice Traina: “Questa viene iniziata nell’ospedale in cui si esegue l’intervento, ma poi va continuata in un centro riabilitativo di lunga degenza. E qui entra in gioco la rete territoriale di assistenza. Ormai tutte le Regioni, con differenze tra una e l’altra, ospitano questo genere di strutture. In alcune aree, però, le attese sono eccessivamente lunghe. Sarebbe auspicabile, quindi, un intervento della politica per migliorare la continuità assistenziale”.

FOTOGRAFIA DELLA REALTÀ ITALIANA

Quante sono e come sono distribuite le strutture pubbliche o private accreditate che effettuano interventi chirurgici per frattura del collo del femore, protesi d’anca, protesi di ginocchio e protesi di spalla? Gli ospedali che effettuano interventi chirurgici per frattura del collo del femore sono 590: il 43% si trova al Nord, il 23% al Centro e il 34% al Sud. Della totalità dei ricoveri eseguiti, il 46% è stato effettuato al Nord, il 24% al Centro e il 30% al Sud.

Gli ospedali che eseguono interventi chirurgici per protesi d’anca sono 731: il 44% si trova al Nord, il 24% al Centro e il 32% al Sud. Della totalità degli interventi eseguiti, il 58% è stato effettuato al Nord, il 23% al Centro e il 19% al Sud.

Le strutture che effettuano interventi chirurgici di protesi di ginocchio sono 684: il 45% si trova al Nord, il 24% al Centro e il 31% al Sud. Della totalità degli interventi eseguiti, il 55% è stato effettuato al Nord, il 24% al Centro e il 21% al Sud.

I centri che eseguono interventi chirurgici di protesi di spalla sono 440: il 54% si trova al Nord, il 24% al Centro e il 22% al Sud. Della totalità degli interventi eseguiti, il 57% è stato effettuato al Nord, il 26% al Centro e il 17% al Sud.

DISTRIBUZIONE DEI CENTRI IN LINEA CON GLI STANDARD

Le due soglie fissate dalle autorità ministeriali per valutare le strutture accreditate per eseguire operazioni per frattura del collo del femore sono: minimo 75 interventi in un anno, di cui almeno il 60% eseguiti entro 48 ore dal ricovero. I centri italiani accreditati che rispettano entrambi questi valori sono il 37%: il 53% è situato al Nord, il 24% al Centro e il 23% al Sud.

INDICAZIONI DEGLI INTERVENTI CHIRURGICI

In caso di frattura del collo del femore è sempre necessaria l’operazione? Sì, a meno che non ci siano delle controindicazioni assolute, dovute alle condizioni generali del paziente. Il tipo di intervento, invece, dipende dalla localizzazione della frattura. Se è lontana dall’articolazione, si procede con un trattamento di osteosintesi, che consiste nell’unire due parti dell’osso fratturato con viti, chiodi e altri mezzi idonei. Se è vicina all’articolazione, questa viene generalmente sostituita con una protesi.

Nella maggioranza dei casi si opta per una protesi totale d’anca, e solo raramente per una endoprotesi, che comporta la sostituzione solo della componente femorale. Si è visto, infatti, che la prima offre risultati migliori in termini di mobilità. “L’endoprotesi viene utilizzata solo in pazienti che già prima dell’intervento camminavano poco, per i quali una protesi articolare totale non significherebbe un reale beneficio a fronte di un intervento più lungo e complesso”, spiega Francesco Traina.

L’intervento di sostituzione protesica dell’anca, oltre che in caso di frattura del collo del femore, rappresenta una soluzione per patologie invalidanti quali l’artrosi, un’usura articolare legata all’invecchiamento, e l’artrite reumatoide, malattia infiammatoria articolare. Condizioni patologiche di natura infiammatoria o degenerativa possono rappresentare un’indicazione anche per interventi chirurgici per protesi di ginocchio e protesi di spalla.

QUALI ESAMI ESEGUIRE PRIMA DELL’OPERAZIONE

Prima dell’intervento, è sempre opportuno fare una radiografia per capire la natura della lesione. Inoltre è necessario sottoporre il paziente a una visita generale per capire se ci sono comorbilità e individuare la soluzione chirurgica più adatta. Solo se le immagini radiografiche non sono chiare o se permangono dubbi, vengono richiesti esami di 2° livello come la TC e la risonanza magnetica.

FRATTURE DEL COLLO DEL FEMORE: RADDOPPIATE IN EUROPA IN 50 ANNI

Si stima che ogni anno circa 80mila italiani over 65 vengano ricoverati per una frattura al femore. Un dato in aumento esponenziale a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione. Si pensi che in Europa queste fratture sono raddoppiate nell’arco di 50 anni e si calcola che nel 2050 si arriverà a quota 1 milione.

LA PRIMA CAUSA È L’OSTEOPOROSI

Prima responsabile delle fratture del collo del femore è l’osteoporosi, una malattia caratterizzata da una diminuzione della massa scheletrica e dal deterioramento osseo. La sua incidenza è piuttosto elevata. A soffrirne, nel nostro Paese, sono circa una donna su tre e un uomo su cinque.

QUALE PREVENZIONE È POSSIBILE

È ormai noto quanto lo stile di vita influenzi il rischio di osteoporosi. La prevenzione di questa patologia andrebbe cominciata molto prima di raggiungere l’età media di insorgenza. Sebbene nell’infanzia non si possa parlare di osteoporosi, le sane abitudini andrebbero apprese fin da piccoli, perché poi è più complicato modificare i propri comportamenti. Per contrastare la malattia sono fondamentali una vita attiva e un’alimentazione corretta, che garantisca un adeguato apporto di calcio e vitamine, in particolare di vitamina D. Inoltre, sono da evitare il fumo, l’eccesso di alcol e una perdita esagerata di peso. Si è visto infatti che l’osteoporosi colpisce maggiormente le persone sottopeso.

CHI E QUANDO DEVE SOTTOPORSI A UN CONTROLLO

Tutti coloro che rientrano nella fascia di rischio dovrebbero sottoporsi a una visita per valutare la salute delle ossa: Donne in menopausa, soprattutto se insorta precocemente (prima dei 45 anni); pazienti con comorbilità; persone over 70 con fattori di rischio accertati. L’esame consigliato (a carico del Sistema sanitario nazionale, se c’è la prescrizione del medico) è la densitometria ossea – MOC (DEXA), esame che fornisce le informazioni più attendibili e che consente di valutare la densità dell’osso nei siti più a rischio, come la schiena e il collo del femore. Alla diagnosi di osteoporosi si arriva, quindi, correlando i risultati del test con parametri di riferimento che servono a stabilire se la densità ossea è nel range di normalità.

COME SCEGLIERE L’OSPEDALE?

Le performance ospedaliere che riguardano interventi per frattura del collo del femore, protesi d’anca, protesi di ginocchio e protesi di spalla sono disponibili su www.doveecomemicuro.it, portale di Public Reporting delle strutture sanitarie italiane, che vanta un database di oltre 2.000 strutture: oltre 1.300 strutture sanitarie pubbliche e private e oltre 900 strutture territoriali, tra centri specialistici, polispecialistici, diagnostici e residenze sanitarie.

Per operare un confronto, è sufficiente inserire nel “cerca” la parola chiave prescelta (ad esempio “femore”), e selezionare la voce che interessa tra quelle suggerite. In cima alla pagina dei risultati compariranno i centri ordinati per numero di interventi, per vicinanza o in base ad altri criteri selezionabili. Il semaforo verde indica il rispetto della soglia ministeriale, mentre una barra di scorrimento mostra il posizionamento delle singole strutture nel panorama nazionale.

La valutazione viene fatta considerando indicatori istituzionali di qualità, come i volumi di attività (dati validati e diffusi dal PNE). È possibile anche inserire nel “cerca” una specifica visita o esame (radiografia, TC del femore, RM del femore, densitometria ossea MOC, ecc.) o un determinato intervento; quindi restringere il campo alla regione o alla città di appartenenza.

Per ottenere la lista dei centri per la riabilitazione presenti nella regione, invece, si può inserire nel “cerca” la parola chiave “riabilitazione ortopedica”, e poi filtrare i risultati spuntando le caselle della colonnina in basso a sinistra (ad esempio “Residenza sanitaria”).

CLASSIFICHE REGIONALI STILATE SULLA BASE DEI 4 INDICATORI (Fonte: PNE 2017)

Per quanto riguarda gli interventi chirurgici per frattura del collo del femore, le strutture pubbliche o private accreditate sono 62. Le strutture che effettuano un maggior numero di interventi, rispettando al contempo il valore di riferimento istituzionale per cui almeno il 60% delle operazioni sono eseguite entro 48 ore dal ricovero, sono: Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma (numero interventi: 420; percentuale di interventi eseguiti entro 2 giorni: 65,04%); Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma (interventi: 400; percentuale di interventi eseguiti entro 2 giorni: 87,39%); Ospedale Sant’Eugenio di Roma (interventi: 381; percentuale di interventi eseguiti entro 2 giorni: 79,45%); Ospedale Madre Giuseppina Vannini di Roma (interventi: 346; percentuale di interventi eseguiti entro 2 giorni: 63,07%); Policlinico Casilino di Roma (interventi: 330; percentuale di interventi eseguiti entro 2 giorni: 70,73%).

Nella regione, i due valori di riferimento ministeriali (un volume minimo di 75 interventi annui, di cui almeno il 60% eseguiti entro 48 ore dal ricovero) sono rispettati dal 31% delle strutture. Il 4,7% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni. Il 95,3% dei residenti sceglie di curarsi nella propria regione. Il 3,8% di interventi sono eseguiti su non residenti.

INTERVENTI CHIRURGICI PROTESI ANCA

Le strutture pubbliche o private accreditate che effettuano questo tipo di intervento sono 74. Le 5 strutture che nel Lazio effettuano un maggior numero di interventi sono: Istituto Marco Pasquali – ICOT di Latina (interventi: 757); Policlinico Umberto I di Roma (interventi: 447); Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma (interventi: 360); Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma (interventi: 339); Ospedale San Carlo di Nancy – GVM Care & Research di Roma (interventi: 294). Il 19% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni. L’81% dei residenti sceglie di curarsi nella propria regione. L’8,4% di interventi sono eseguiti su non residenti.

INTERVENTI CHIRURGICI DI PROTESI DI GINOCCHIO

Le strutture pubbliche o private accreditate che effettuano questo tipo di intervento sono 66. Le 5 strutture che nel Lazio effettuano un maggior numero di interventi sono: Istituto Marco Pasquali – ICOT di Latina (interventi: 706); Ospedale San Carlo di Nancy – GVM Care & Research di Roma (interventi: 549); Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma (interventi: 436); Casa di Cura San Feliciano di Roma (interventi: 326); Casa di Cura Villa Betania Giomi S.p.A. di Roma (interventi: 324). Il 30% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni. Il 70% dei residenti sceglie di curarsi nella propria regione. L’11,3% di interventi sono eseguiti su non residenti.

INTERVENTI CHIRURGICI PROTESI ANCA

Le strutture pubbliche o private accreditate che effettuano questo tipo di intervento sono 39. Le 5 strutture che nel Lazio effettuano un maggior numero di interventi sono: Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma (interventi: 97); Istituto Marco Pasquali – ICOT di Latina (interventi: 94); CTO Andrea Alesini di Roma (interventi: 70); Concordia Hospital di Roma (interventi: 53); Casa di Cura Villa Valeria di Roma (interventi: 49). Il 17,8% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni. L’82,2% dei residenti sceglie di curarsi nella propria regione. Il 12,5% di interventi sono eseguiti su non residenti.

Redazione Nurse Times

Fonte: Dire

 

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