Riceviamo e pubblichiamo le dichiarazioni della Dr.ssa Rosa Girasella in relazione all’articolo pubblicato in data 14/11/32018 dal titolo
Nella mia qualità di Direttore di U.O.C. di Medicina Interna, Vi significo e richiedo quanto segue.
Sono stata di recente oggetto di violenta quanto pregiudizievole campagna denigratoria e diffamatoria, che ha leso gravemente la mia figura personale e professionale, per aver sollecitato il personale infermieristico del mio reparto a provvedere alla pulizia e all’igiene dei pazienti esclusivamente in casi di urgenza ed in caso di assenza di figura dedicata (come da nota interna da Voi pubblicata che nulla contiene di costrittivo ma è solo legata ad una regola di comune buon senso).
Tale atto ha suscitato attacchi e reazioni contro la mia persona oltreché nella mia predetta qualità professionale, poiché strumentalmente quanto artatamente inteso come tentativo di grave demansionamento della figura infermieristica, circostanza questa del tutto estranea, anche sotto il profilo oggettivo, ai contenuti della nota de qua.
Va chiarito, ove ve ne fosse bisogno, che ho sempre svolto la mia professione con grande passione, senso del sacrificio e di responsabilità, e totale dedizione, sempre ed esclusivamente nell’interesse primario del paziente, oltre che nel massimo rispetto dei miei collaboratori. Ho vissuto tutti i cambiamenti che dal 78 ad oggi si sono verificati in ambito sanitario e ne sono profonda conoscitrice.
L’assetto e l’adeguamento delle piante organiche relative a tutte le figure operanti in Sanità è processo assai complesso e spesso, purtroppo lento, tale quindi da non poter essere subito operativo ed efficace, come le esigenze di tutela del paziente imporrebbero. Nel frattempo è facile che si possano verificare varie emergenze e carenze che intanto, noi operatori sanitari, abbiamo il dovere di colmare al meglio.
Nel caso specifico, purtroppo, nel mio reparto, al momento, non è possibile prevedere un turno notturno di OSS (operatore socio sanitario), come sarebbe auspicabile, in quanto questi sono solo 4 unità, che si alternano in coppia al mattino ed al pomeriggio e la assenza anche di una sola unità durante le ore diurne non consentirebbe di coprire le numerose e complesse attività giornaliere che, in una U.O. con 26 posti letto e con pazienti per lo più allettati e non autosufficienti, sono continue e pressanti.
Prevedere, pertanto, il turno notturno delle OSS comporterebbe ridurre da 2 a 1 la OSS presente nel turno di giorno: ciò impedirebbe agli infermieri di svolgere al meglio i compiti a cui sono demandati di giorno e determinerebbe un grave nocumento del diritto alle cure dei pazienti.
La seria problematica è stata ovviamente ripetutamente segnalata sia da me che dalle figure infermieristiche competenti ma, nel frattempo, l’emergenza va affrontata, ove possibile, con le risorse disponibili.
Succede purtroppo che, in nome di difesa della categoria, ci si dimentichi della delicatezza del lavoro degli operatori sanitari che deve mettere al primo posto le esigenze e priorità dei pazienti, persone fragili, malate e spesso bisognevoli di totale assistenza e sembra ora che, dopo 40 anni di professione medica, esercitata al meglio delle mie possibilità, io sia tacciata di ignoranza e sia additata con dileggio negli articoli che mi citano per aver solo con il massimo del buon senso, invitato gli infermieri a provvedere ad un bisogno primario del paziente, giova ripeterlo, ove questo abbia le caratteristiche dell’urgenza.
Ebbene, in quanto medico e Direttore di una U.O., responsabile dunque, in maniera piena di tutte le attività in essa svolte, non sono assolutamente disposta a trascurare il diritto alla salute ed alle necessarie cure di nessuno dei miei pazienti – diritto primario riconosciuto dall’art. 32 della Costituzione italiana – in nome di una visione burocratica della professione sanitaria malcelata dalla invocazione (di per sè legittima) dello svolgimento di mansioni corrispondenti al formale inquadramento professionale di categoria.
Mi chiedo a questo punto se la Sanità che vogliamo possa comprendere figure che non tengano conto della necessaria umanizzazione quanto mai indispensabile in professioni come la nostra, rivolte a persone fragili e bisognevoli di cura e assistenza. Mi chiedo se si possa consentire di non ottemperare alle necessarie cure ed assistenza e se queste, in carenza di risorse e in condizioni di urgenza, possano non essere erogate in nome dell’esatto inquadramento professionale.
In una situazione di cronica carenza di risorse come quella del mio reparto, l’omesso intervento a tutela della salute del malato, in una situazione d’urgenza, in nome di un approccio burocratico della professione, oltre che contrario all’etica professionale degli operatori sanitari, potrebbe anche determinare responsabilità penali.
Certo è auspicabile il miglioramento della nostra Sanità che passa anche dal riconoscimento delle competenze proprie a ciascuna figura in essa impegnata, ma nel frattempo, io stessa non mi sentirò certo demansionata, se in qualche particolare momento, come già successo, dovrò svolgere compiti che non mi competono, ma che sono necessari per il bene dei miei pazienti e non procrastinabili.
Orbene, ho inteso, in via del tutto corretta, spiegare ed esporre le ragioni a supporto della nota de qua, fermo restando che, stante, il parziale, distorto e quanto mai strumentale ed erroneo oltreché gravemente diffamatorio e lesivo dell’immagine e della professionalità della scrivente, contenuto della pubblicazione effettuata, ci si riserva ogni più ampia azione di natura giudiziaria anche cautelare, a difesa dei propri diritti ed interessi apertamente violati.
Messina, 28/11/2018
Dott.ssa Rosa Girasella
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