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Terapia genica, all’italiano Luigi Naldini il Premio Louis-Jeantet

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Terapia genica, all’italiano Luigi Naldini il Premio Louis-Jeantet
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Il ricercatore italiano è specializzato nella “correzione” dei geni malati attraverso i virus.

Luigi Naldini, pioniere indiscusso della terapia genica per la cura di malattie ultrarare del Dna, ha vinto il Premio Louis-Jeantet, promosso dall’omonima fondazione svizzera e assegnato ogni anno a due ricercatori nel campo della medicina: una specie di anticamera per il Nobel, se vogliamo.

II ricercatore italiano è direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica di Milano (SR-Tiget), nonché docente all’Università Vita e Salute del San Raffaele. È qui che ha trovato l’ambiente ideale per portare avanti le sue ricerche, il contesto senza il quale, forse, non avrebbe ottenuto questo riconoscimento. Un contesto creato, in buona parte, dalla Fondazione Telethon.

Commenta Francesca Pasinelli, direttrice della Fondazione: «Il premio Jeantet, dal 1986 a oggi, è stato assegnato a 90 ricercatori. Dodici di loro hanno poi vinto il Nobel. Si tratta di una vera medaglia al valore ed è importante anche per la sua entità economica: all’incirca 700 mila euro, la maggior parte da investire nella ricerca, con una minima quota (circa 60mila euro, ndr) per il premiato».

Naldini è il secondo direttore di un istituto Telethon in Italia a ottenere questo prestigioso riconoscimento. Nel 2016 lo ha ricevuto Andrea Ballabio, responsabile dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Napoli. «Questo ci fa onore – continua Pasinelli – e dimostra come il supporto dei cittadini che credono nel nostro lavoro e ci aiutano con le loro donazioni possa poi portare a risultati concreti».

Il campo di Naldini è sempre stato quello dei vettori lentivirali, cioè di virus derivati da quello dell’Aids (ovviamente reso innocuo) e capaci di trasportare geni sani all’interno delle cellule umane per sostituire quelli malati, causa di patologie. Se all’inizio questi studi erano molto sofisticati e confinati alla ricerca di base, poi si sono trasformati in una terapia vera e propria per i malati: almeno un centinaio di pazienti con malattie genetiche e anche tumori, sono oggi in cura grazie alla terapia genica.

L’ultima è la beta talassemia, malattia del sangue che danneggia i globuli rossi e li rende incapaci di trasportare l’ossigeno ai tessuti. «All’inizio nessuno credeva alla possibilità di manipolare il Dna – spiega Pasinelli –, ma noi di Telethon eravamo convinti di trovare una soluzione alle malattie rare, e alla lunga abbiamo avuto ragione. Oggi molte industrie stanno investendo in questo settore. Cerchiamo di restituire ai donatori che ci finanziano risultati concreti in termini di nuove possibilità terapeutiche per i pazienti».

In queste parole si legge anche un messaggio chiaro alle istituzioni italiane perché investano nella ricerca per evitare la cosiddetta fuga di cervelli e per fornire mezzi il più possibile potenti ai nostri ricercatori, mettendoli in condizione di competere a livello internazionale.

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

 

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