Riceviamo e pubblichiamo un comunicato della Federazione.
Sul sito www.fnopi.it è pubblicata l’audizione della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) in Commissione Affari costituzionali del Senato sul Ddl “Prevenzione dei maltrattamenti a danno di minori, anziani e disabili nelle strutture pubbliche e private” (vedi allegato).
Nei fatti di cronaca che hanno dato adito al disegno di legge all’esame del Senato, spiega Fnopi nell’audizione, non sono professionisti come gli infermieri a compiere atti violenti verso i più fragili, ma personale chiamato a livello di badandato o di manutenzione e pulizia dei luoghi.
Secondo la presidente Barbara Mangiacavalli, che ha illustrato ai senatori la posizione della Federazione, gli infermieri sono stati impropriamente ed erroneamente citati dai mass media come termine esemplificativo di chi rappresenta l’assistenza, e questo è un misunderstanding comunicativo su cui da tempo la Fnopi pone attenzione, denunciando più volte l’uso della qualifica di infermiere come termine generale per indicare figure che con questo non hanno nulla a che fare.
Nelle strutture considerate a maggior rischio, le figure che operano per dare supporto alle persone in situazione di fragilità sono anche medici, fisioterapisti, logopedisti e molti altri professionisti, chiamati in funzione delle necessità o comunque con accessi programmati anche non giornalieri. Gli stessi infermieri sono presenti in numero decisamente irrisorio (e questo è un altro problema tipico da attenzionare), in base alle norme regionali, spesso obsolete, nelle Rsa o sono addirittura assenti nelle residenze non sanitarie o in altre realtà a carattere sociale o di recupero da dipendenze.
Secondo la Fnopi, per essere certi che l’organizzazione della struttura garantisca un’efficiente e corretta organizzazione del lavoro e gestione dell’assistenza ai pazienti, va previsto come responsabile dell’assistenza un infermiere che possegga idonei titoli e qualificazioni, anche post-lauream, quali master in management e coordinamento o laurea magistrale a indirizzo manageriale. Spesso, si affidano invece la supervisione e la direzione a figure non professioniste e non qualificate, magari prive di formazione sanitaria.
Il Codice deontologico, infatti, indica nei vari articoli che l’assistenza infermieristica è servizio alla persona, alla famiglia e alla collettività. Si realizza attraverso interventi specifici, autonomi e complementari di natura intellettuale, tecnico-scientifica, gestionale, relazionale e educativa.
L’infermiere responsabile assicura anche il buon andamento della struttura, evitando eventuali carenze o atti impropri, verificati anche attraverso il sistema di videosorveglianza. Un controllo diretto e immediato, quindi, anche grazie alla formazione che per gli infermieri è già implicito nel corso di laurea, direttamente abilitante, e nella successiva formazione continua, di cui anche in questo caso ha obbligo per legge.
Redazione Nurse Times
ALLEGATO: Testo dell’audizione
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