I consiglieri regionali Piero Ruzzante (Leu) e Patrizia Bartelle (Misto) hanno portato alla luce un nuovo caso di referto redatto dall’Ulss 3 nel quale viene nuovamente indicata la razza del paziente.
La segnalazione del documento, risalente al mese di novembre 2018, ha portato ad una nuova interrogazione a risposta immediata alla Giunta.
“E’ dell’aprile scorso – ricordano i due esponenti dell’opposizione – la votazione del Consiglio regionale che dispone l’eliminazione della dicitura ‘razza’ dai referti delle Ulss venete, un termine che non ha alcuna valenza medico-scientifica. Se nei referti compare ancora la dicitura è evidente che la Giunta è inadempiente rispetto ad una precisa volontà del Consiglio”.
Martedì scorso Ruzzante e Bartelle avevano sollevato, presentando un’interrogazione, il caso di un modulo della neuropsichiatria infantile di Favaro Veneto in cui era richiesto di specificare la “razza-etnia” di un minore.
“Come la nostra Azienda sanitaria ha già spiegato in altre occasioni, anche attraverso altri specialisti, nella comunità scientifica non solo nazionale, in ambiti quali la cardiologia, ma anche la pneumologia e altri ambiti specialistici, il termine ‘razza’ è utilizzato senza alcuna connotazione discriminatoria”.
Il primario di Cardiologia dell’Ulss3 Serenissima di Venezia, Giuseppe Grassi, ha giustificato l’episodio che ha portato alla segnalazione sulla presenza del termine ‘razza’ in un referto, denunciata da due consiglieri regionali veneti.
“La segnalazione odierna – precisa Grassi – riguarda un ‘referto’, cioè all’esito di un nostro esame clinico specifico, prodotto da una specifica strumentazione clinica utilizzata su tutto il territorio nazionale. Inquadrare la tipologia fisica della persona che si sottopone all’esame è una valutazione molto utile, e permette confrontare l’esito dell’esame stesso con parametri biometrici e altre caratteristiche, anche epidemiologiche, di gruppi di popolazione, serve a stratificare il rischio di alcune malattie, misura e valuta in anticipo la risposta dell’organismo a determinati farmaci.
I ‘referti’ prodotti da software nativi delle strumentazioni non sono ‘moduli’ prodotti dall’Azienda sanitaria, la quale nella propria documentazione è attenta a evitare l’uso di un termine che può ingenerare equivoci, senza però far diventare la discussione sui termini più importante della corretta presa in carico del paziente. Spero con il mio contributo – conclude – di aver definitivamente chiarito i termini della questione”.
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