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Infermieri incapaci di fare Triage: accuse ed offese alla categoria su Canale 5

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Ancora una volta l’intera categoria professionale degli infermieri è stata pesantemente denigrata nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda sulla televisione nazionale.

Nel corso della trasmissione “Mattino 5” condotta da Federica Panicucci, diverse osservazioni sono state fatte dagli ospiti in studio e dal parente di una presunta vittima di un caso di malasanità.

Secondo le accuse del nipote di un 72enne, l’uomo sarebbe deceduto in pronto soccorso a causa dell’incompetenza degli infermieri presenti in Triage.

E sono proprio le parole di Salvatore Estatico, nipote dell’anziano deceduto, a colpire la professionalità degli infermieri:

“Purtroppo a valutare un codice li in ospedale non c’è un dottore, probabilmente un infermiere. Non so se ha le competenze per decidere se una persona deve stare lì ad aspettare…”

Proseguono poi le accuse riguardanti il comportamento degli infermieri, colpevoli di non aver abbandonato la postazione del Triage per accompagnare l’uomo in bagno.

Dopo le numerose illazioni nei confronti dei professionisti che assumono una connotazione intellettuale solo nelle aule dei tribunali, arriva il momento del giornalista Stefano Zurlo.

“Il problema fondamentale è quello del filtro all’inizio… Dove una persona, si spera un medico ma non sempre, le situazioni sono nel modo migliore, decide tu vai in codice giallo, tu vai in codice verde…”

Il reporter de “Il Giornale” conclude la propria dimostrazione di ignoranza con un’ultima considerazione sulla categoria:

«Che non ci fosse un infermiere che veniva a dirgli “Scusi, le faccio una camomilla?”»

Ancora una volta la macchina del fango si è attivata umiliando e denigrando la categoria professionale senza che nessuno avesse la possibilità di controbattere. Ci auguriamo che, dopo le offese ricevute da Alberto Forchielli (leggi articolo),per le quali gli infermieri attendono ancora le scuse pubbliche da oltre sei mesi, anche questo episodio non finisca nel dimenticatoio.

Simone Gussoni

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