La Regione ha creato sinergie tra Ispro e Crmi per definirne indicazioni e limiti di impiego in oncologia.
Le medicine complementari sono da tempo un supporto per il trattamento degli effetti avversi delle cure antitumorali e per migliorare la qualità di vita dei malati. Negli Usa, in Europa e in Italia le utilizza il 30-40% di chi ha il cancro. Scelta fatta spesso in modo autonomo, mentre cresce il numero di chi rifiuta le cure convenzionali, mettendo in pericolo la salute.
Per questo la Regione Toscana ha deciso di creare sinergie tra le sue strutture, in particolare l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (Ispro) e il Centro regionale per la Medicina Integrata (Crmi), che ha 100 ambulatori pubblici di medicina integrata. Nel 2009 è nato un gruppo di lavoro che ha valutato le prove di efficacia delle medicine complementari per definirne indicazioni e limiti di impiego in oncologia.
Il Crmi ha partecipato al progetto European Partnership for Action against Cancer con il compito di valutare la ricerca e di censire ospedali europei con servizi di oncologia integrata. L’indagine ha mostrato che circa il 20% offre anche servizi di agopuntura, omeopatia, fitoterapia, eccetera. Una delibera regionale del 2015 propone di erogare ai malati oncologici toscani trattamenti di medicina integrata, purché con prove di efficacia, in ambulatori accreditati.
In funzione ci sono otto centri di medicina integrata nati in collaborazione con le Unità di Oncologia, ai quali si accede gratis. Nei reparti oncologici è disponibile la brochure “Medicina integrata per malati oncologici”. In più, Ispro e Azienda Usl Toscana Centro hanno firmato un protocollo di intesa con il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York per progetti e formazione in oncologia integrata.
Redazione Nurse Times
Fonte: la Repubblica
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