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Gli infermieri di sala operatoria a Congresso: “Il contatto con l’assistito è il nostro primo strumento di lavoro”

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Gli infermieri di sala operatoria a congresso: "Il contatto con l'assistito è il nostro primo strumento di lavoro" 1
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A Riccione si sta svolgendo la 19esima edizione del congresso nazionale A.i.c.o. E’ stato scelto il tema delle “Arts” per le sessioni di lavoro cominciate giovedì 2 maggio e che termineranno sabato mattina con la proclamazione del presidente. Negli interventi dei relatori il filo conduttore è stato quello di spiegare che gli infermieri di sala operatoria non sono tecnici, ma utilizzano uno strumento prezioso nel loro lavoro: “Quando indossiamo la mascherina restano solo gli occhi scoperti e con quelli dobbiamo gestire le emozioni”.

RICCIONE – C’era un messaggio che gli infermieri di sala operatoria, riuniti a Riccione per il loro 19esimo congresso nazionale, volevano lanciare a chi non si occupa di sanità: loro, gli infermieri che i pazienti in attesa di intervento chirurgico, vedono con una mascherina che lascia liberi gli occhi, non sono solo tecnici.

“Siamo persone che devono saper gestire le emozioni” mi racconta Loredana Cappelli, pugliese e componente del Comitato scientifico di Aico, l’associazione degli infermieri di camera operatoria che conta un migliaio di iscritti. Una delle poche società scientifiche, dopo l’entrata in vigore della Legge Gelli, ad essere presente nell’elenco stilato dalla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni sanitarie, ha ricordato la presidente Barbara Mangiacavalli che a Riccione è stata una degli ospiti della tavola rotonda dedicata al futuro della professione infermieristica in sala operatoria, con i presidenti dell’Opi Bari, Saverio Andreula e di quello di Firenze-Pistoia, Danilo Massai.

Gli infermieri di sala operatoria a congresso: "Il contatto con l'assistito è il nostro primo strumento di lavoro"
Al tavolo dei relatori del dibattito sul futuro della professione infermeristica in sala operatoria da sinistra Danilo Massai, Barbara Mangiacavalli, Salvatore Casarano e Saverio Andreula

Il presente, intanto, racconta di emozioni da gestire e di quell’empatia che è stato il filo conduttore della prima di tre giornate di congresso: quel contatto con l’assisto che è “l’essenza della nostra professione” per dirla con le parole della Mangiacavalli. Così gli occhi e gli sguardi diventano strumenti di una professione che chiede un riconoscimento anche in tema di competenze. Ma è l’assistenza al paziente il tema principale: un’arte l’aveva definitiva Florence Nightingale, madre dell’infermieristica mondiale.

“Arts” è anche il titolo scelto per questa 19esima edizione del congresso nazionale: un acronimo dei quattro temi che hanno caratterizzato le sessioni di lavoro. “Azione, reazione, tempo e soluzioni” sono i punti cardinali del lavoro di un infermiere di sala operatoria.

Il suo condensato, appunto, è l’arte dell’assistenza, la più belle delle arti, ricordava la Nightingale. “Essere artisti significa utilizzare le proprie competenze” ha sottolineato Salvatore Casarano, presidente uscente (ma in odor di rielezione) dell’Aico. “Questo congresso focalizza la relazione tra noi, infermieri di sala operatoria, e l’assistito” aggiunge Casarano durante il suo intervento d’apertura dei lavori. “Non affezioniamoci alla tecnica e alla tecnologia” gli fa eco la presidente Mangiacavalli. “La tecnica passa, gli infermieri e il loro rapporto umano con i pazienti, resta”. E restano anche le emozioni di chi ha dovuto subire un intervento chirurgico e prima di entrare in sala operatoria ha trovato l’infermiere come parafulmine delle proprie paure. E’ bastato uno sguardo o una parola di conforto, gli strumenti principali del lavoro degli infermieri di camera operatoria.

Salvatore Petrarolo

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