Riprendiamo un articolo del Corriere della Sera che racconta la vicenda a lieto fine di una giovane combattente.
Maddalena ha vent’anni, lunghi capelli castani, occhi azzurri, e un sogno: diventare oncologa pediatrica al Bambino Gesù di Roma. Dopo aver tentato, e fallito, l’esame di accesso a Medicina lo scorso anno, è andata avanti con la tenacia che la caratterizza: ha frequentato Biotecnologie e, a settembre, scorso ci ha riprovato. «Stavolta è andata bene, sono entrata, e ora sono a Perugia a studiare», ride felice.
Ma sono in pochi a sapere cosa significhi per lei questo ingresso in facoltà e, soprattutto, quell’obiettivo di cui parla con tanto orgoglio. Nasce tanti anni fa, quando Maddalena Vannicelli aveva solo sette anni. Era in seconda elementare quando la madre si è accorta che la sua bimba aveva un ingrossamento al braccio sinistro. Pensava a una contusione mal curata, a una piccola infezione, a un ematoma non assorbito.
«E invece era un cancro», racconta ormai con tranquillità Maddalena. Che ricorda ogni istante dei due anni passati dentro e fuori l’ospedale Bambino Gesù di Roma per curarsi quel maledetto rabdomiosarcoma alveolare. «La seconda elementare l’ho passata quasi tutta in ospedale, ricoverata. Sono stata operata più volte, ho fatto chemio e radioterapia, ma grazie alle insegnanti che venivano da me sono riuscita a mantenermi al passo. La scuola ospedaliera mi ha aiutato molto: studiavo italiano, matematica, inglese. Ovviamente, in base a come mi sentivo, riuscivo a fare di più o di meno. Se stavo male, non riuscivo neanche a leggere. Ma studiare era una finestra sul mondo, mi aiutava a distogliere l’attenzione da ciò che stava succedendo».
Con la madre sempre accanto, alla fine della seconda elementare Maddalena era riuscita a tornare tra i banchi di scuola. I compagni l’avevano accolta entusiasti. Sembrava la fine di un incubo: il ritorno alla vita, alla normalità, ai capelli, ai giochi, ai libri, alle lezioni. E invece il sarcoma si è ripresentato poco prima del suo nono compleanno, a ottobre 2007, quando stava iniziando la quarta elementare. E la battaglia è ricominciata.
Eppure alla fine Maddalena ce l’ha fatta, e ora ritorna a quei giorni senza tristezza: «Mi sono stati molto vicini, tutti: lo staff dell’ospedale, i medici straordinari, i clown, gli insegnanti. Non mi sono mai sentita abbandonata. E quando sono tornata a scuola ero a posto col programma, non ho dovuto recuperare. È per questo che voglio fare l’oncologa pediatrica, e proprio in quel reparto, se possibile. Perché voglio restituire col mio lavoro quello che mi hanno dato, far tornare il sorriso ai bambini, come loro hanno fatto con me anni fa».
Nessun rifiuto, nessuna repulsione: per Maddalena tornare in quel reparto non è rivivere un angolo buio della sua esistenza, non rappresenta una forzata immersione nel dolore. Anzi, rappresenta un riscatto: «Mi piacerebbe, sulla base della mia esperienza, fare le stesse cose che hanno fatto con me. Vorrei tornare proprio dove ho imparato a superare la malattia».
Redazione Nurse Times
Fonte: www.corriere.it
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