Le sanità pugliese lancia l’allarme “Servono 5mila assunzioni”, ora tocca a Regione e Governo
Pronto il piano del fabbisogno, nei prossimi mesi serviranno 1.500 medici, 300 infermieri e 3mila operatori socio-sanitari
Il Dipartimento regionale della Salute, guidato dal dott. Vito Montanaro a giorni, trasmetterà ai ministeri della Salute e dell’Economia il nuovo piano assunzioni.
Nei giorni scorsi Asl, aziende ospedaliere e Irccs hanno inviato alla regione i singoli fabbisogni.
Il dipartimento ha elaborato i dati e preparato una relazione finale che, dopo il nullaosta della giunta Emiliano, verrà spedita a Roma. 5mila assunzioni, ma in realtà, se venissero prese in esame le dotazioni organiche, le assunzioni da effettuare risulterebbero molte di più. Se dai ministeri arriverà il via libera – in Dipartimento c’è cauto ottimismo – la Puglia potrà iniziare a contrattualizzare subito, attingendo dalle graduatorie già disponibili.
Laddove, invece, non dovessero esserci già elenchi dai quali andare a pescare, le Asl saranno chiamate ad indire nuovi bandi di concorso. Ovviamente, l’obiettivo è spingere sull’acceleratore quanto più possibile, molte strutture sono in difficoltà e la medicina territoriale richiede immediato potenziamento.
Però i direttori generali devono fare i conti con una difficoltà oggettiva: reperire sul mercato alcune figure, soprattutto medici specialisti.
A Roma, nelle prossime settimane, si giocheranno altre due partite fondamentali: la contrattazione per l’uscita dal piano di rientro e l’accordo sul nuovo Patto per la Salute.
Giovedì, c’è stato un primo passo su quest’ultimo punto, le Regioni hanno trovato l’intesa per il riparto del fondo sanitario 2019: alla Puglia sono destinati circa 57 milioni di euro in più rispetto al 2018, ma resta un grosso punto interrogativo sul futuro.
Nella bozza del Patto per la salute inviata dal ministero alle Regioni, alla voce finanziamenti, è stata introdotta la clausola che evidenzia come le risorse definite nell’ultima manovra – 2 miliardi in più per il 2020 e 1,5 miliardi per il 2021 – sono confermate “salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e variazioni del quadro macroeconomico”.
In sostanza, le maggiori risorse non sono garantite, tutto dipenderà dall’andamento economico e finanziario del Paese.
Con la procedura d’infrazione alle porte da parte dell’Unione europea, la clausola non fa dormire sonni tranquilli, un problema comune ad altre regioni italiane.
In Puglia è partita la mobilitazione per evitare che il fondo nazionale possa essere decurtato. Il ministro della Salute, Giulia Grillo ha preso le distanze dalla “clausola” inserita nel Patto per la salute, scaricando la colpa sul ministero dell’Economia.
“Quella clausola – chiosa il ministro Grillo – è politicamente irricevibile ed non viene dal ministero della Salute ma è stata inserita per espressa richiesta degli uffici del ministero dell’Economia”.
Minacciando le dimissioni “Io non parteciperò all’ennesima mannaia sulla sanità pubblica. Sulla sanità più di quello che si è tagliato non è possibile. L’incremento che è stato previsto nella scorsa legge di bilancio è il minimo sindacale per tenerla in piedi. Ancora dobbiamo rinnovare il contratto degli operatori della sanità: questo settore va mantenuto in piedi grazie alla gente che ci lavora. Se cominciamo a tagliare tutto, i soldi per fare le cose dove li troviamo? I soldi per comprare i farmaci dove li troviamo? Spendiamo molto meno di altri Paesi quindi non possiamo ridurre ancora di più questa spesa” conclude la Ministra.
Redazione NurseTimes
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