Una ventina di volontari col naso rosso porta conforto ai pazienti ricoverati negli ospedali della zona.
Entrare nelle stanze di ospedale a piccoli passi, in punta di piedi, per portare gioia e sorrisi con i loro nasi rossi. È questo lo scopo dell’associazione di clownterapia Dimòndi Clown, che letteralmente significa “tanto tanto clown”. «In origine il nome era Ridere per vivere – spiega il presidente dell’associazione, Eleonora Gardinale – e, da un’intuizione di Marco Ranghieri, si è portata a Fiorano una sede distaccata di Ridere per vivere Lazio».
Poi tutto si è evoluto molto rapidamente: un primo nucleo di clown ha iniziato a operare al Sant’Orsola a Bologna. Nel 2001 il gruppo ha avviato altri progetti anche all’Ospedale Estense di Modena, in quello di Carpi e di Mirandola, ma anche al carcere di Sant’Anna e alla Casa circondariale di Castelfranco. «Nel 2006 – aggiunge Eleonora – abbiamo iniziato l’attività a Sassuolo, con l’apertura dell’ospedale, in Pediatria e Neonatologia. Infine, nel 2016, ci siamo trasformati in Dimòndi clown, cambiando il nome ma non la sostanza».
Per diventare volontari dell’associazione, al contrario di quanto si possa pensare, non occorre alcun titolo di studio particolare: sono sufficienti tanta apertura e curiosità. «Ovviamente – spiega il presidente – è necessaria la maggiore età. I nostri clown dottori ricevono una formazione particolare, con un corso della durata di 200 ore e un tirocinio, durante il quale andranno prima a osservare, e solo successivamente ad affiancare gli “anziani”».
Sono una ventina i volontari che hanno deciso di offrire il proprio tempo a Dimòndi. Il più giovane è appena maggiorenne, ma ci sono anche ultrasessantenni. I corsi, obbligatori, si tengono ogni due anni circa e svariate sono le attività portate avanti da Eleonora col suo gruppo sul territorio. Due volte a settimana, il mercoledì e la domenica, animano i corridoi dell’ospedale di Sassuolo, mentre il sabato mattina si spostano al Sant’Orsola. Hanno inoltre recentemente concluso un progetto presso una casa di riposo di Torre Maina.
«Prima di intervenire nelle varie strutture – spiega Eleonora – parliamo con i referenti, non solo per capire di cosa hanno bisogno, ma anche per spiegargli come interveniamo». Non è, infatti, una semplice animazione, quella messa in scena dai nasi rossi. Innanzitutto il clown dottore lavora sempre in coppia o in piccoli gruppi, soprattutto in contesti di cura delicati. «Quando entriamo nelle stanze – aggiunge il presidente – non prepariamo nessun tipo di intervento, è tutto improvvisato, e cerchiamo di coinvolgere anche genitori, medici e infermieri. Ai pazienti lasciamo sempre un ricordo e la promessa che ritorneremo».
I contesti in cui operano i clown sono i più svariati e la preparazione acquisita permette loro di affrontare anche le situazioni di difficoltà. «Abbiamo una consulenza psicologica obbligatoria al mese per confrontarci sulle situazioni che più ci hanno toccato – dice ancora Eleonora –. A parer mio, quello che facciamo ha solo risvolti positivi». I pazienti, infatti, riescono ad aprirsi davanti ai volontari: «È strabiliante come ci confidino paure, e timori. Ci è capitato di perdere delle persone che avevamo seguito, ma fa parte del gioco. Noi pensiamo alla fortuna di esserci stati per un periodo».
Redazione Nurse Times
Fonte: Gazzetta di Modena
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