Un documento quello approvato ieri nella conferenza Stato Regioni che dà una svolta epocale a tutto il sistema di triage.
Nel documento viene riconosciuto all’infermiere un ruolo decisionale, facendo cadere quel ruolo gerarchico che finora aveva in un certo modo bloccato le competenze specialistiche infermieristiche.
Abbiamo intervistato il dott. Andrea Andreucci, infermiere presso il Servizio emergenza territoriale 118 Romagna soccorso Ausl della Romagna e fondatore della SIIET Società Italiana Infermieri Emergenza Territoriale.
L’accordo Stato-Regioni approva un documento che rivoluziona il sistema emergenza e del triage prevedendo l’introduzione di cinque codici numerici associati ognuno a un diverso colore, restituendo tempi certi ai cittadini. Lei è stato negli anni scorsi uno degli infermieri che con caparbietà ha lavorato su questi documenti proponendo così un ruolo più centrale agli infermieri del sistema emergenza urgenza. Si riconosce in questo documento?
“Nel contenuto del documento ritrovo realtà organizzative proprie delle strutture di accettazione all’avanguardia nel nostro paese. Ritrovo il Pronto Soccorso di Riccione, che per primo in Italia ha proposto l’avvio di iter diagnostici e terapeutici direttamente da triage, basando l’operato del professionista su autonomia, responsabilità ed utilizzo di protocolli di gestione e trattamento. Il documento nasce nel 2010 da un tavolo di lavoro multiprofessionale composto da Società Scientifiche e professionisti esperti, con il fine di uniformare, aggiornare e ottimizzare, alla luce dell’evoluzione del profilo professionale dell’infermiere e del crescente fenomeno di crowding, l’attività di accettazione di pronto soccorso.
Aniarti, Simeu e soprattutto GFT con l’attuale Presidente Daniele Marchisio sono stati portavoce del tavolo di lavoro presso il Ministero.
Quello che oggi ha concluso l’iter di approvazione è una riforma epocale per il ruolo di autonomia dell’infermiere di triage e non solo”.
A caldo, è una riforma epocale e perché?
“Finalmente, dopo 18 anni dall’Atto di Intesa Stato Regioni 285 del 2001, viene meno la supervisione del medico sull’operato dell’infermiere che ricopre la funzione di triage riconoscendogli così la definitiva uscita dal ruolo gerarchicamente subordinato. Viene riconosciuto il ruolo decisionale e viene conferito al professionista in modo inequivocabile la possibilità di avvalersi di strumenti operativi (protocolli) per erogare risposte efficaci ed efficienti alle richieste della cittadinanza. Proprio quegli strumenti operativi permetteranno al professionista di trattare precocemente il dolore, trasformare l’attesa di triage da un’attesa passiva ad un’attesa utile a svolgere diagnostiche richieste direttamente dall’infermiere.”
Cosa è il sistema di triage del pronto soccorso e chi lo gestisce?
“Anche su questo punto il documento è chiarissimo: il triage viene svolto da personale infermieristico. Non vi è più spazio e necessità di organizzazioni ambigue.
Il triage è essenzialmente la valutazione del rischio evolutivo e della condizione clinica dell’utente che si rivolge alla struttura di pronto soccorso. Si esprime con l’assegnazione di un codice di priorità di accesso al trattamento di pronto soccorso. Il processo consta di più fasi e l’operato si ispira al modello di triage globale, ovvero di una presa in carico dell’utente a 360 gradi”.
Puoi descriverci cosa cambia in sostanza per i cittadini che si presenteranno da oggi in pronto soccorso?
“Il passaggio dai codici colore ai codici numerici, che in queste ore sta ottenendo titoli nelle varie testate giornalistiche, non rispecchia il vero spirito innovativo del documento, bensì ha la funzione di una migliore stratificazione del codice di priorità di accesso (da 4 a 5 livelli di priorità per la maggior parte delle Regioni Italiane), cosicché utenti con quadri evolutivi e complessità assistenziali diverse ricevano un ottimizzato posizionamento sulla lista di accesso. Oggi il cittadino che accede alla struttura di pronto soccorso si trova di fronte a se un professionista in grado di capire e decidere, avvalendosi di indagini cliniche e diagnostiche, in grado di comprendere quadri sindromici e rapportarli ad anamnesi raccolte con accuratezza”.
Perché nel documento saranno certi i tempi di attesa?
“Non saranno certi i tempi di conclusione dell’iter di pronto soccorso ma fortemente consigliati. Certo è che l’avvio precoce di indagini favorirà una fisiologica riduzione dei tempi di processo. Uno studio effettuato 3 anni fa dimostrava che l’avvio di esami da triage riduceva drasticamente il tempo libero da terapia e quindi la riduzione del boarding. Sempre nello studio è stato evidenziato che accertamenti diagnostici richiesti da triage sono stati valutati come congrui al quadro sindromico di presentazione nel 99,3%, sono del 3% il medico di pronto soccorso ha provveduto a richiedere ulteriori indagini diagnostiche. Il dato eclatante che emerge da quello studio è la contrazione del tempo di processo del dolore addominale che si è ridotto di ben 164 minuti”.
Nel documento si legge che gli infermieri potranno somministrare in autonomia farmaci, può spiegarci meglio questo passaggio?
“Il personale infermieristico si avvarrà di protocolli che consentiranno l’erogazione di terapie farmacologiche direttamente in triage. Tali protocolli avranno in sè criteri ferrei di inclusione e di esclusione nell’applicabilità dello strumento stesso. E’ bene ricordare che nel 92% dei casi chi si rivolge al pronto soccorso prova dolore. Dovere del sistema è cercare di trattare il dolore (ormai considerato come il 5° parametro vitale) nel più breve tempo possibile, come da linee guida internazionali, senza che questo possa in alcun modo mascherare segno o sintomo utile alla diagnosi che rimane propria del medico”.
Gli infermieri acquisiscono più autonomia in questa riforma del sistema di triage?
“Decisamente si. Competenze avanzate e documenti come questo fanno si che la progressione della figura infermieristica subisca un’accelerazione”.
I cittadini che ci leggono devono preoccuparsi quando troveranno da domani un infermiere al triage?
“Da sempre ed in tutto il mondo il cittadino trova l’infermiere in triage. Anacronistici e sporadici tentativi, ispirati a esperienze passate che prevedevano l’utilizzo di altre figure nella postazione di triage, non hanno mai migliorato gli outcome. Insomma benvenuto al Triage 2.0”.
Grazie per il suo prezioso contributo. Buon lavoro dott. Andreucci.
Giuseppe Papagni
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