Incontri segreti in obitorio per concordare come truccare i concorsi. Ad alcuni indagati è contestato anche il voto di scambio.
Concordavano come truccare i concorsi e pilotare le assunzioni anche nella camera mortuaria dell’ospedale o nelle sale operatorie: l’ambiente era schermato ed erano certi di non essere intercettati. Due medici, primari dell’Azienda sanitaria locale – uno ex consigliere regionale, l’altro attuale sindaco di Macomer (Nuoro) – sono in custodia cautelare agli arresti domiciliari, insieme al dirigente del servizio infermieristico, a un operatore sanitario e alla responsabile dell’agenzia interinale che reclutava i lavoratori.
La bufera che ha investito la sanità sarda ha il suo epicentro nella Asl 5 di Oristano e all’ospedale San Martino. Oltre alle misure cautelari, ci sono altre tre posizioni – di dirigenti e funzionari – all’esame del gip di Oristano (che deciderà se accogliere la richiesta di interdizione dagli incarichi dopo averli interrogati) e una quindicina di indagati. Le accuse: corruzione, frode nelle pubbliche forniture, omissione di atti d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio.
Ma la bufera può generare una valanga, perché la Procura ha allargato le indagini, contestando ad alcuni indagati il voto di scambio. Posti di lavoro in cambio di preferenze alle elezioni. Qualche candidato veniva anche “convinto” a candidarsi col Partito dei Sardi (Pds). Quasi tutti gli indagati sono esponenti di rilievo o comunque militanti di questo partito, una formazione che ha sostenuto a lungo la Giunta regionale di centrosinistra, ma che poi, nella tornata elettorale dello scorso febbraio (vinta dalla coalizione del centrodestra), non è riuscita a eleggere alcun rappresentante. Le indagini sono durate tre anni.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere della Sera
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