C’è da verificare se il decesso del 44enne Tommaso Borrelli sia da mettere in relazione con eventuali comportamenti non idonei del personale sanitario. L’accusa formale è di omicidio colposo.
Da Villa Chiarugi viene trasferito in ospedale per una ferita alla testa che si sarebbe procurato da solo, accidentalmente. Ma anche a seguito di un’operazione, dopo quindici giorni trascorsi in condizioni critiche, muore. Sono questi i contorni di un’indagine condotta dalla Procura di Nocera Inferiore sul decesso di Tommaso Borrelli, 44enne di Napoli, deceduto il 28 settembre scorso all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore.
La titolare dell’indagine, sostituto procuratore Claudia Colucci, ha iscritto nel registro degli indagati trenta medici, operanti tra le due strutture. Un atto dovuto, a seguito di una denuncia, per accertare o escludere responsabilità nei riguardi di tutti i sanitari, medici e infermieri che hanno avuto a che fare con il paziente. L’accusa formale per tutti è di omicidio colposo.
Stando alle informazioni ufficiali, l’uomo si trovava nella struttura psichiatrica di Villa Chiarugi a causa di una patologia specifica, anch’essa oggetto di approfondimento. Il trasferimento in ospedale fu deciso a seguito di un trauma cranico – come sarebbe stato registrato dopo l’accesso in Pronto soccorso – che l’uomo si sarebbe provocato da solo. Forse un movimento inconsulto, o una reazione improvvisa. Il condizionale è d’obbligo, perché la procura valuterà tutti gli elementi che saranno prodotti dopo la redazione dell’autopsia, effettuata da un collegio di tre medici lo scorso quattro ottobre.
A seguito di quella ferita, il personale della clinica comunicò la necessità di un trasferimento in ospedale, dove l’uomo sarebbe rimasto per almeno quindici giorni, fino al decesso. Dal Pronto soccorso alla Chirurgia, con un’operazione effettuata per rimuovere l’ematoma e con un ulteriore trasferimento poi in Rianimazione. Sono questi i tre reparti nel mirino della magistratura, in virtù dei passaggi effettuati dal 44enne. Anche a seguito dell’operazione, le condizioni del paziente non sarebbero però migliorate, con uno stato di coma registrato fino al decesso.
A sequestrare le cartelle cliniche del paziente sono stati i carabinieri. Novanta sono invece i giorni di attesa per capire se esistano responsabilità sulla morte dell’uomo. Diversi sono i quesiti che il sostituto procuratore ha chiesto al collegio peritale per valutare i profili degli indagati, oltre che per stabilire le cause della morte e quella legata alla ferita al capo. In primis, verificare se il decesso sia da porre in nesso di casualità con i comportamenti di tutto il personale sanitario che lo ebbe in cura. Ancora, se sia stato adottato il corretto “approccio diagnostico, terapeutico e assistenziale” al paziente e, eventualmente, cosa lo avrebbe impedito, specificando il singolo comportamento per ogni medico. E, in questo caso, evidenziando eventuali atti di imprudenza, negligenza e imperizia.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Mattino
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