Il decesso delle 90enne sarebbe da attribuire a una compressione toracica. I due rinviati a giudizio devono rispondere di concorso in omicidio colposo.
È morta in solitudine, senza avere la possibilità di chiedere aiuto. Un dramma scoperto solo al mattino, quando è arrivato l’infermiere per dare il cambio al collega che aveva coperto il turno di notte. Ma ormai era troppo tardi per prestare soccorso all’anziana ospite di una casa di riposo di Rieti.
Secondo l’esito della relazione del medico legale che su incarico della procura effettuò l’autopsia, la causa della morte era da attribuire a una compressione toracica, causata da un lato dal materasso, dall’altro dalle sbarre di protezione dalle cadute, in quanto la donna era scivolata nello spazio compreso tra l’uno e le altre, rimanendo bloccata e senza più la possibilità di muoversi. Non più in grado di badare a se stessa perché non autosufficiente, la 90enne F.F. era morta per asfissia.
Per quanto accaduto all’interno della Giovanni Paolo II, a Poggio Moiano, il 23 maggio 2017, il gup Floriana Lisena ha rinviato a giudizio per concorso in omicidio colposo il titolare della struttura e un infermiere, accogliendo in questo senso la richiesta formulata dal sostituto procuratore Rocco Maruotti, terzo pm al quale è stato assegnato il fascicolo, dopo un fermo delle indagini durato oltre due anni. Il processo si aprirà a marzo e il giudice per l’udienza preliminare ha ammesso la costituzione di parte civile della figlia e della nipote della vittima.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri della stazione di Poggio Moiano e corredata da diverse testimonianze, nonché dagli accertamenti medici, ha consentito di accertare che l’incidente di cui rimase vittima l’anziana si verificò intorno alle 4:30 del mattino, ma soltanto alle 6:10 fu scoperto il corpo senza vita. Un intervallo di tempo troppo lungo, che, secondo le conclusioni raggiunte dalla procura, depone per un comportamento negligente da parte degli imputati, che hanno rilasciato dichiarazioni spontanee quando sono stati interrogati, accusati di non aver adottato le necessarie cautele per impedire che la 90enne potesse restare intrappolata nel letto.
Proprio la mancata sistemazione di cuscini nello spazio vuoto, dove rimase incastrata la degente, e l’uso di un materasso non idoneo sono stati posti in evidenza dal pm nella richiesta di rinvio a giudizio, come anche l’insufficiente presenza di personale incaricato di garantire l’assistenza agli ospiti durante la notte.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Messaggero
Lascia un commento