Proponiamo un interessante contributo della nostra collega e collaboratrice Milena Mazzone.
Uno studio retrospettivo, mirato a chiarire (e tranquillizzare) le future mamme, ha evidenziato la negatività della ricerca del SARS-COV-2 nel liquido amniotico e nel sangue cordonale su nove donne affette da polmonite da COVID-19, durante il terzo trimeste di gravidanza. Questo dimostra che un’eventuale infezione esordita nel periodo neonatale è solo il risultato di una trasmissione dalla madre al neonato per via respiratoria nel post partum, piuttosto che per via transplacentare.
Ciò, tuttavia, impone lo sforzo di coniugare la promozione all’allattamento (dati i benefici ampiamente documentati del latte materno e la sua totale assenza del virus) con un corretto approccio igienico-sanitario, che limiti il contagio per via aerea e per contatto con le secrezioni respiratorie delle puerpere infette. Infatti un approccio che preveda nella puerpera positiva al COVID-19 la routinaria separazione del neonato non solo è un’interferenza nella relazione madre-bambino, ma potrebbe anche rappresentare un intervento tardivo rispetto a un contagio già avvenuto in fase pre-sintomatica.
Secondo il World Health Organization (WHO), una donna con COVID-19 sospetto o confermato può praticare il contatto skin-to-skin in sala parto e allattare al seno in maniera esclusiva il proprio figlio, qualora sia d’accordo, con la contestuale applicazione di misure igieniche per ridurre la trasmissione dell’infezione (uso di guanti e mascherina durante la poppata, lavarsi spesso le mani, sospensione di visite di altri familiari, evitare di baciare il neonato). Qualora il bambino rimanga in ospedale insieme alla madre in un regime di roaming-in, si provvederà a farlo dormire nella propria culletta a distanza di almeno 2 metri dalla madre.
Nel caso in cui le condizioni generali della mamma siano tali da impedirle di allattare, dovrebbe essere incoraggiata e sostenuta a praticare la spremitura del latte. In tale occasione può essere giustificata la decisione di isolare il neonato e separarlo di routine dalla mamma. Una puerpera con infezione COVID-19 paucisintomatica e con bambino sano può essere dimessa, dopo periodo di sorveglianza in ospedale, al proprio domicilio ed effettuare periodicamente i controlli clinici, secondo i protocolli ospedalieri. Tali controlli potranno essere sospesi qualora un ultimo test a 28 giorni di vita risulti negativo.
Milena Mazzone
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