Sono ormai più di 37mila i contagi da coronavirus sul lavoro denunciati all’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) in Italia. Viene tristemente confermata dal report la maggiore esposizione al rischio del personale sanitario e socio-assistenziale. Il 73,2% delle denunce e quasi il 40% dei casi mortali, infatti, riguardano il settore della Sanità e assistenza sociale.
Il nuovo rapporto, alla data del 4 maggio, indica quasi novemila infezioni in più rispetto alla prima rilevazione del 21 aprile. Si tratta di sono 37.352 contagi. I casi mortali sono 129, con prevalenza degli uomini (82,2% del totale) rispetto alle donne (17,8%).
La categoria professionale dei “tecnici della salute” è la più colpita dai contagi con il 43,7% dei casi segnalati all’Istituto (e il 18,6% dei decessi), seguita dagli operatori socio-sanitari (20,8%), dai medici (12,3%), dagli operatori socio-assistenziali (7,1%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (4,6%).
Quasi otto denunce su 10 di infezione sul lavoro sono concentrate nel Nord-Ovest (53,9% del totale) e nel Nord-Est (25,2%), con gli altri casi distribuiti tra il Centro (12,5%), il Sud (6,0%) e le Isole (2,4%). Tra le regioni il primato negativo spetta alla Lombardia, con oltre una denuncia su tre (34,2%) e quasi il 43% dei casi mortali, seguita da Piemonte (14,9%), Emilia Romagna (10,0%), Veneto (8,9%), Toscana (5,8%) e Liguria (4,2%).
I lavoratori più anziani si confermano i più a rischio. L’età media dei contagiati è di 47 anni per entrambi i sessi, ma sale a 59 anni (58 per le donne e 59 per gli uomini) se si concentra l’attenzione sui soli casi mortali.
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