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Coronavirus, lettera aperta al premier Conte dalla moglie di un infermiere: “Orgogliosi dei nostri eroi”

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Coronavirus, bilancio per la prima volta col segno meno in Italia.
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Riceviamo e pubblichiamo un contributo a cura della dottoressa Rossella De Pilla.

Caro Presidente Conte,
la lettera che le sto scrivendo non ha nessuna finalità se non quella di fare chiarezza sui tanti interrogativi che interessano il pubblico impiego. Credo sia arrivata l’ora di finirla di giocare con la vita dei lavoratori dipendenti del SSN che con 1.500 euro al mese devono essere trattenuti dai propri datori di lavoro, pur essendo regolari vincitori di concorso pubblico.
Sono la moglie di un infermiere di 34 anni che lavora nel centro Italia, uno dei tantissimi “Eroi” che in questi mesi sta fronteggiando l’emergenza coronavirus con dignità e dedizione, senza mai lamentarsi; padre presente di un bambino di 7 anni e marito instancabile della sottoscritta in dolce attesa.

In questi mesi ho provato a documentarmi su come avvengono le mobilità nel pubblico impiego e francamente, mi sono accorta che non sono assolutamente eque per i vari ambiti professionali. Mi riferisco in particolar modo al settore sanitario che è stato ampiamente martoriato dai governi precedenti in particolar modo da Giuliano Amato e Matteo Renzi ; il primo approvò con il decreto legislativo 30 marzo 2001 n.165 che la mobilità volontaria ( lo dice la parola stessa) può essere concessa solamente con il nulla osta dell’amministrazione di appartenenza…..in pratica un dipendente pubblico vince un bando di mobilità pubblica e gli serve il nullaosta? Una cosa a dir poco sconcertante.

Il secondo, in data 14 settembre 2015, in accordo con il Ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, ha validato un Decreto che fissa i criteri per l’attuazione delle procedure di mobilità riservate al personale a tempo indeterminato degli enti di area vasta dichiarati in soprannumero. Ma come? Sappiamo tutti che il settore sanitario ha da sempre avuto una grave carenza di personale. Allora fatemi capire meglio: essere un professionista sanitario è una condanna? Non si avrà mai la possibilità di avere un nulla osta o comunque il lavoratore sarà sempre tenuto in ostaggio dall’azienda che lo detiene? Ma come si può ben capire, la politica italiana non ha mai agito secondo i principi di equità per quanto riguarda i dipendenti pubblici!

Ad oggi, per dimostrare che sta cambiando, a mio avviso, dovrebbe invece governare prendendo spunto da Seneca. “Imperare sibi maximum imperium est” (Lettere a Lucilio, CXIII 30). E da qui partono le prime anomalie….perché ad esempio per gli insegnanti invece vi è un sistema diverso? Hanno a disposizione, se non vado errata, annualmente la domanda di mobilità o trasferimento per la zona richiesta e non sono soggetti a nessuna restrizione da parte dell’amministrazione di provenienza.

Mi chiedo come mai sia possibile una cosa simile! Eppure circa il 20% dei dipendenti pubblici fa parte del Ministero della Salute. Da semplice cittadina allora mi pongo una domanda per la sanità: se un laureato fa un concorso pubblico e risulta vincitore ad esempio in Piemonte, ma è foggiano come me, e vuole fare domanda di mobilità per la sua regione. E’ mai possibile che ci metta più tempo di un laureato che va a lavorare in Piemonte, foggiano anche lui, in una clinica privata che poi magari partecipa ad avviso pubblico o ad un concorso nella sua regione? Che senso ha essere un dipendente pubblico e avere mille vincoli per spostarsi?

In questo l’onorevole Lugi Di Maio, con il Decreto Concretezza, nello specifico all’art.3 comma 8, ha dato il suo pericoloso contributo lo scorso luglio….dando facoltà alle singole aziende ospedaliere e alle Asl di poter decidere se bandire direttamente i concorsi pubblici prima di espletare le mobilità. Forse sarò tonta io, ma a questo punto credo di no, mi reputo una persona abbastanza intelligente da capire che se al professionista dipendente pubblico gli togli la mobilità sicuramente tenterà il concorso pubblico. E’ matematico che lo farà, e allora cosa succederà?

Si verrà a creare il seguente scenario:

  • il neolaureato fresco di studi prenderà probabilmente buoni punteggi alle prova scritta e orale ( se dovesse arrivarci), alla prova pratica ho i miei dubbi che possa prendere un punteggio alto;
  • il dipendente pubblico, probabilmente avrà qualche differenza di punteggio alle prove ma con il vantaggio di avere altri titoli accademici (lauree, master, ecc.) e gli anni di servizio.

Così facendo, il tutto si riduce ad una guerra tra i poveri: i giovani non riusciranno a passare i concorsi pubblici e i veterani già di fatto dipendenti di altre ASL risulteranno vincitori di concorso, per poter tornare a casa, cosi facendo i neo laureati saranno costretti a fare per forza altri concorsi pubblici. Di fatto i più giovani resteranno disoccupati. E come se una persona che ha la patente guida in Abruzzo, per poter guidare in Sicilia deve prendere di nuovo la patente. Sono davvero allibita.

Essendo una persona concreta vi suggerisco anche una possibile soluzione: perché non far fare alle Regioni ogni anno un BANDO DI RICOGNIZIONE POSTI VACANTI? Dare una speranza a chi vuole ritornare nella propria terra senza rubare il posto a nessuno… si può fare il bando solo per
titoli, o per titoli e colloquio… come vi pare purchè annualmente, come alla lotteria di Capodanno… ognuno possa sperare e magari ritentare negli anni successivi. Ovviamente ricordatevi di abolire il NULLA OSTA!

E ora dedichiamoci al mondo dell’età evolutiva. Presidente, lei lo sa quando si conclude questa età? Glielo dico io, fino a circa 12 anni. Dica a chi l’ha preceduta che l’art 42 bis parla di ricongiungimento familiare fino ai 3 anni del bambino. Certo, perché dopo i 3 anni non hanno più bisogno della figura genitoriale, ormai sono autonomi! Escono con gli amici, vanno in pizzeria, fanno i compiti da soli, hanno imparato a nuotare, ad andare in bici senza rotelle, ecc. Chiedo che questa legge venga modificata con l’età giusta ovvero il compimento dei 12 anni del proprio figlio perché altrimenti non ha senso, è solo una grande presa per i fondelli.

E poi parliamo di loro, i disabili, che a me stanno tanto a cuore. Si può assistere un parente disabile ma attenzione solo fruitore di Legge 104/92 ovvero se il parente ha un’invalidità riconosciuta ma, non rientra nella suddetta legge, vuol dire che sta bene. Peccato che molte malattie autoimmuni e rare non sono ancora state riconosciute dall’inps come altamente invalidanti. La proposta è quella di non escludere a priori chi non è fruitore di 104 per l’art 42 bis ma di valutare caso per caso perché a volte ci sono delle situazioni cosi tragiche che non possiamo neanche immaginare. Ma il sottosegretario con delega per le disabilità posso sapere chi è?

Come vede, caro presidente Conte, non ho fatto delle richieste così assurde, ho solo cercato di portare un messaggio che appartiene a tante persone che come me credono ancora che, chi ci governa, possa essere una persona migliore. Non mi vergogno ad esprimere la mia opinione su di Lei, ammesso che questa lettera gliela faranno vedere, perché io La considero non un politico, ma un uomo come tanti che non parla il politichese ma bensì l’italiano che è la lingua del popolo. La politica Le appartiene per lavoro e competenze ma non per natura, questo deve essere chiaro perché finora lei ha fatto gli interessi della collettività e non della singola persona, tutto il resto sono fandonie.

Lo sa in cosa crediamo io e mio marito? Nello studio costante, mai fermarsi all’ottenimento di un lavoro per poter vivere o sopravvivere, ma cercare sempre di andare avanti e di incuriosirci per qualsiasi materia sia lontana o vicina a noi, per essere liberi bisogna essere colti: “La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande”. (Hans Georg Gadamer)

Per proseguire la tradizione dei suoi ponderati decreti, anche io e mio marito, osservando le regole previste, ci siamo impegnanti a formulare delle proposte, al fine di poter migliorare la vita dei tanti sanitari che lavorano lontano dai propri affetti. L’obiettivo è quello di trovare una soluzione per snellire l’iter dei trasferimenti dei dipendenti del SSN attraverso bandi di mobilità extraregionali.

Considerate le lunghe serate in casa, rispettando la quarantena, io e mio marito abbiamo elaborato una proposta di legge che porta il mio nome:
“Proposta di legge De Pilla”, che le allego in calce.

PROPOSTA DI LEGGE DE PILLA DEL 10/05/2020
Art. 1 – Legge DE PILLA : indizione bando di mobilità Nazionale annuale. A seguito di una ricognizione del personale di tutte le aziende del SSR, ogni Regione nel mese di settembre avrà l’obbligo di comunicare al Ministero della Salute il numero di unità mancanti di ogni figura professionale (medici, infermieri, oss, tecnici sanitari). A seguito di tale ricognizione, sarà emanato un “bando di mobilità” extra regionale per le figure interessate, al fine di poter arginare il deficit e recuperare da altre Regioni le figure richieste. All’atto della partecipazione alle selezioni atte a colmare le carenze d’organico, il candidato dovrà esprimere al massimo tre (3) preferenze per Provincia e, a seguito della presentazione del Curriculum Vitae, sarà ricavato un punteggio complessivo derivante da titolo di studio, carriera, titoli preferenziali nonché l’eventuale espletamento del servizio in “zone disagiate” (zone di montagna, isole, aree geografiche ritenute particolarmente disagiate per carenza di collegamenti o altro). Quest’ultima variabile garantirebbe un punteggio maggiore in sede concorsuale.

Art. 1, comma 1 – Legge DE PILLA: reintroduzione dell’istituto di mobilità volontaria del personale della Pubblica Amministrazione, del settore privato e dei dipendenti del SSR e conseguente abolizione dell’art. 3, comma 8 del Decreto Concretezza, che prevede il NON obbligo di effettuare la procedura di mobilità volontaria per il triennio 2019-2021. Abolizione dell’art. 3, comma 8 del Decreto Concretezza, il quale stabilisce che nel triennio 20192021, le procedure concorsuali bandite dalle Pubbliche Amministrazioni e le conseguenti assunzioni, possono essere effettuate senza il previo svolgimento delle procedure previste dall’art. 30 del D. L.vo 165/2001.

Art. 2 – Legge DE PILLA: modifica del all’art. 1, comma 2 del D. L.vo del 30 marzo 2001. Assegnazione definitiva a tutela della maternità o paternità. La Legge permette al dipendente pubblico di avvicinarsi alla famiglia. Uno dei punti maggiormente rilevanti è quello riportato nell’art. 42bis, che recepisce le direttive comunitarie per la tutela dell’istituto della famiglia. Al fine di garantire un’adeguata educazione e crescita del minore, con lo scopo di tutelare il benessere familiare, l’articolo proposto comporta la modifica dell’all’art. 1 comma 2 del D. L.vo 30 marzo 2001 n. 165, garantendo il trasferimento definitivo sulla base della richiesta del dipendente della sanità, del SSR o della Pubblica Amministrazione, FF.AA. o FF. PP. all’interno della Provincia ove risiede il minore e/o il nucleo familiare, entro e non oltre 60 km. dalla residenza del minore. L’azienda sanitaria o Ente Pubblico accettante, qualora abbia disponibilità organica, ha l’obbligo di accettare tale richiesta e l’Azienza Sanitaria e/o Ospedaliera o ente Pubblico hanno l’obbligo di concedere senza ostacolo alcuno il trasferimento entro e non oltre il 60esimo giorno dalla data di richiesta.

Art. 2, comma 1 – Legge DE PILLA: ricongiungimento al minore a seguito di separazione e/o divorzio con presentazione del provvedimento giudiziario. Nel caso di dipendente della Pubblica Amministrazione (dipendenti Pubblici, Sanità del SSR, Forze Armate e Forze dell’Ordine) separato o divorziato a seguito di provvedimento giudiziario emesso dal Tribunale, il genitore non collocatario che risiede in Regione amministrativa diversa rispetto alla residenza del figlio, ha facoltà di richiedere domanda di mobilità volontaria nella stessa Provincia ove risiede il minore, al fine di garantire la presenza utile alla sana e serena crescita del minore. Tale Trasferimento rientra nella categoria dei trasferimenti definitivi e non determinati o frazionati, al fine di garantire il benessere del minore. Sulla base della pianta organica, l’amministrazione collocherà il dipendente entro e non oltre 60 km. dalla residenza del minore. L’amministrazione d’appartenenza ha l’obbligo di dar luogo al trasferimento entro e non oltre 60 giorni dalla pubblicazione del provvedimento giudiziario, con relativa acquisizione della documentazione tramite il lavoratore dipendente.

Art. 2, comma 2 – Legge DE PILLA: richiesta di trasferimento per congiunto disabile. Il dipendente della Pubblica Amministrazione può fare richiesta di mobilità volontaria presso altre aziende o del SSR o Uffici della PA in presenza di congiunti della propria famiglia o della famiglia del coniuge fino al grado di cognata/o (suocera/o), riconosciuti invalidi 70%. Al fine di garantire un’adeguata assistenza del familiare disabile, il dipendente può presentare all’Amministrazione d’appartenenza una domanda di mobilità volontaria temporanea di anni cinque (5), rinnovabili di ulteriori cinque (5) anni, a seguito di eventuale aggravamento riconosciuto dalla commissione invalidi. Tale trasferimento diventa definitivo qualora al disabile sia riconosciuta un’invalidità pari al 100% come previsto dalla Legge 104/92, a seguito di presentazione della documentazione rilasciata dell’ente certificatore. L’amministrazione ricevente dovrà accettare tale richiesta e collocare il dipendente nella Provincia di residenza del familiare disabile. A seguito della richiesta, l’Ufficio cedente potrà trattenere il dipendente per un massimo di 60 giorni dalla predetta richiesta. Per coloro che hanno già in essere situazioni come quella in argomento (congiunti disabili con invalidità riconosciuta al 100% e che usufruiscono dei benefici di cui alla Legge 104/92, il trasferimento diventa definitivo).

Art. 2, comma 3 – Legge DE PILLA: ricongiungimento al coniuge legalmente riconosciuto. Modifica dell’articolo 1, comma 2, del D. L.vo 30 marzo 2001 n. 165 e successive modificazioni, Il dipendente della PA può chiedere il trasferimento presso la Provincia di residenza del coniuge legalmente riconosciuto. Il dipendente presenta domanda di mobilità all’azienda di destinazione che, a seguito di disponibilità organica, accetterà tale domanda come trasferimento definitivo nell’ambito della Provincia di residenza del coniuge. A seguito della documentazione o autocertificazione dell’atto di Matrimonio Civile e/o religioso, entro e non oltre 90 giorni previo accordi tra le parti, l’Amministrazione cedente consente il passaggio presso l’amministrazione richiesta.

Art. 3 – Legge DE PILLA: Abolizione del Nulla Osta di Mobilità Abolizione del nulla osta per i dipendenti che presentano domanda di mobilità volontaria o che partecipano a bandi emanati dalla Pubblica Amministrazione o da enti del SSR. A seguito della procedura volontaria o concorsuale, il dipendente che risulta vincitore della mobilità avrà l’obbligo di comunicare all’azienda d’appartenenza l’esito del concorso, che avvierà la procedura di trasferimento. Gli Enti interessati, previo accordo tra le parti, dovranno consentire entro e non oltre il novantesimo giorno il passaggio da un’Amministrazione all’altra.

Rossella De Pilla
Dr.ssa in Logopedia
Dr.ssa magistrale in Scienze della riabilitazione

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