Finisce sotto accusa lo studio che aveva portato allo stop.
Idrossiclorochina sì, no, forse. Il farmaco antimalarico, usato come terapia contro l’artrite reumatoide e diventato rimedio miracolo ma discusso contro il coronavirus, resta al centro delle polemiche sanitarie globali. Dopo nove giorni di sospensione a causa di possibili rischi per il cuore, l’Oms ha deciso ieri sera di riabilitarlo e ha annunciato la ripresa dei test clinici.
Meno di 24 ore prima era toccato a Lancet fare un parziale mea culpa. La rivista medica ha pubblicato sul suo sito una rara Avvertenza («Expression of concern») relativa all’articolo del 22 maggio che denunciava mortalità più alta e rischi collaterali gravi di aritmie cardiache sui pazienti trattati con idrossiclorochina. Era seguita la messa al bando del farmaco da parte dell’Oms (sospensione immediata del reclutamento di pazienti per gli studi clinici) e il divieto anche in Francia e in Italia.
“Serie questioni scientifiche sono state sollevate sui dati su cui si basa l’articolo” scrive Lancet, annunciando uno studio indipendente di verifica dei dati i cui risultati “sono attesi a breve”. In causa, una piccola società americana basata nell’Illinois, Surgisphere, che ha raccolto i dati clinici di 96mila pazienti ricoverati per Covid-19 in 671 ospedali nel mondo, che hanno portato alla conclusione dell’inefficacia della molecola. In questi giorni numerosi medici, scienziati, epidemiologi hanno espresso dubbi sulla serietà di Surgisphere, fondata e diretta dal chirurgo Sapan Desai, coinvolto in diverse inchieste per “cattiva pratica della medicina”.
Un’inchiesta del Guardian ha sollevato ieri ulteriori interrogativi sulla serietà del lavoro di Surgishpere. La piccola struttura (la settimana scorsa riportava sei dipendenti, ieri ridotti a tre) avrebbe già prodotto una serie di studi “senza mai spiegare l’origine dei suoi dati né la metodologia utilizzata”, che secondo il giornale britannico hanno ispirato la politica di “diversi Paesi dell’America Latina”.
Stesse pecche sono state riscontrate nello studio sull’idrossiclorochina. In particolare, gli osservatori dubitano che una struttura in cui figurano pochissimi dipendenti (tra i quali, secondo il Guardian, anche uno scrittore di fantascienza e una modella di siti hard) possa aver contattato centinaia di ospedali e aver ricevuto le autorizzazioni necessarie per recuperare i dati di migliaia di cartelle cliniche, senza nemmeno ottenere il consenso dei malati.
Un duro colpo alla credibilità di Lancet, e nuovi dubbi sulla gestione della crisi da parte dell’Oms, accusata di aver bandito con eccessivo entusiasmo l’idrossiclorochina. Soprattutto perché Donald Trump, che ha appena tagliato i fondi all’Organizzazione, ha personalmente pubblicizzato l’uso dell’antimalarico. Ieri il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha annunciato che «non c’è nessun motivo per modificare i protocolli dei test clinici» con l’idrossiclorochina, che quindi possono riprendere.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Messaggero
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