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Coronavirus: storture, linee guida ed eccellenze

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Coronavirus, infermiere scrive a Conte e Speranza: "Ci siamo guadagnati la stabilizzazione sul campo"
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Rilanciamo un articolo a firma di Ciro Genchi, pubblicato sul periodico di Opi Bari.

Nessun individuo si aspettava di vivere un’esperienza così inquietante come la pandemia da Covid-19. In una realtà così smart nulla lasciava presagire ad un’infezione, seppur virale, così perniciosa e virulenta, tale da non trovare un rimedio nel breve termine. In conseguenza dell’incremento dei contagiati da coronavirus le ansie per un’immediata realizzazione di un vaccino crescevano, e dunque nell’immediato si adottavano protocolli terapeutici con particolari farmaci indicati per patologie reumatiche.

Recenti studi, nella considerazione che bisognava e bisogna provare tutte le soluzioni possibili, hanno sconsigliato anche l’utilizzo di questo farmaco, che sembrava essere la panacea per l’infiammazione polmonare interstiziale da Covid-19. L’Italia, primo Paese europeo colpito dall’onda d’urto dell’infezione da coronavirus, ha registrato il più alto numero di contagiati e decessi in una prima fase, pur rispondendo tempestivamente con inflessibili misure di contenimento già dal 10 marzo.

Come non ricordare l’annuncio del premier Conte alla nazione: “Purtroppo tempo non ce n’è”. Troppi malati e troppi morti per poter soprassedere oltremodo. Dunque nuovo decreto e lockdown. Un termine sino a quel momento sconosciuto ai più, che oggi ha dell’inquietante ed è, nel contempo, sinonimo di angoscia e terrore. Sostanzialmente di lì in avanti il Paese si ferma.

Il 10 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sentenzia: è pandemia. Di fatto l’emergenza Covid-19 ha minato la certezza di ogni cittadino, evocando così ovattate paure, identificate nel rischio biologico e al biocontenimento correlato. Nel mentre, tutti gli infermieri hanno mutato procedure operative e metodologie di approccio al paziente, quali il distanziamento sociale e procedure di sanificazione tra gli standard più elevati. Le strutture ospedaliere e non solo si riorganizzavano. Nelle zone più a rischio, in particolar modo nelle regioni del Nord e Centro Italia, diversi infermieri si sono positivizzati e i cosiddetti “negativi” hanno svolto con tenacia e abnegazione turni massacranti poiché, diversamente e responsabilmente, non si poteva operare nell’ulteriore considerazione, non di poco conto, che bisognava difendersi da un subdolo nemico, sempre e costantemente presente.

La Protezione civile è stata impegnata responsabilmente su più fronti, dalla ricerca dei dispositivi di protezione individuale alla ricerca e acquisto di ventilatori e maschere, sino all’organizzazione di una task-force di infermieri attraverso un bando nazionale per alleviare le pressioni sul Sistema sanitario regionale, che lì era quasi al collasso. Si aprivano in tutta Italia nuovi reparti Covid per far fronte a questa marea di contagiati gravi. Non venivano risparmiate neanche le residenze per anziani, dove l’infezione da coronavirus ha insistito maggiormente nelle more del fatto che l’anziano ha naturali fragilità, dovute alla senilità e alla elevata presenza di comorbilità.

Per quanto riguarda il territorio barese, preme evidenziare un paio di aspetti e riguardano l’assenza di una rappresentanza infermieristica nella task-force regionale e la formazione:

• La mancata rappresentatività infermieristica all’interno della task-force regionale non è una bandiera, ma poteva essere un valore aggiunto, poiché il feedback immediato e l’autonomia decisionale propria della professione intellettuale infermieristica poteva essere utile per corroborare o meno scelte complicate. Sarebbe stato utile interpellare gli Ordini provinciali delle professioni infermieristiche, chiuse per DPCM, ma sempre operative e in contatto costante con la Federazione nazionale per un consulto sull’evoluzione, sullo stato dell’arte, sulle misure adottate in altre regioni;
• La formazione rappresenta un altro punto dolente, che ha evidenziato una chiara carenza, soprattutto nel sistema di emergenza urgenza 118 barese. Si ricorda la nota Opi Bari del 24 marzo 2020, prot. 243/2020, dove si richiamava in maniera energica al rispetto del D. Lgs. 81/2008, evidenziando un aspetto in particolare, ovvero l’obbligo di valutare e accertarsi che le informazioni fornite ai lavoratori siano sufficienti e adeguate ai rischi specifici riferiti alle attività e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione dei lavoratori destinatari della formazione.

Si è verificato così che alcune aziende, come il Policlinico di Bari, hanno provveduto, in collaborazione con l’Ares Puglia, a organizzare per tempo un’attività formativa su “gestione del caso sospetto biocontaminato e misure di sicurezza”, fornendo informazioni e ponendo particolare evidenza alle procedure di vestizione e svestizione in una esercitazione pratica.

Diversamente, nel sistema 118 barese, così come segnalato dal presidente dell’Opi Bari, tutto ciò è mancato, evidenziando una carenza gravissima che ha esposto gli operatori al contagio in maniera arbitraria. Le disposizioni aziendali dell’Asl Bari tardavano nel concretizzarsi, sino a giungere al 27 marzo, prot. 13004/2020, laddove vengono elencati i Dpi necessari per l’emergenza Covid-19. Nessun evento formativo, anche in e-learning, sulle corrette procedure di vestizione e svestizione, cosicché, seppur nelle diversità, gli operatori seguivano vari video presenti in rete per indottrinarsi.

Nulla è cambiato. Le esperienze derivanti dagli infermieri che hanno svolto attività lavorativa nelle zone rosse d’Italia riportano alla nostra attenzione nuove esperienze, soprattutto nell’ambito formativo, come ad esempio coloro che hanno lavorato in Emilia Romagna, che prima di procedere nell’attività lavorativa hanno ricevuto adeguata formazione. Un suggerimento da prendere a modello per futura memori. Diversi erano e sono i suggerimenti rimasti inascoltati, derivanti da scelte immature, nell’inconsapevolezza che l’infermiere è un importante stakeholder nel panorama sanitario e, come nelle sedute di brainstorming, può fornire “dettagli” o suggerimenti che possono fare la differenza.

Redazione Nurse Times

Fonte: Filodiretto – Periodico di Opi Bari

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