Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici: “È il momento di dare un futuro al Ssn”.
Sblocco del turnover, con un incremento e un ricambio generazionale del personale ospedaliero, aumento dei medici convenzionati sul territorio, azzeramento dell’imbuto formativo. Sono questi i tre punti prioritari del “Piano Marshall per la sanità” che la Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) ha presentato al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante gli Stati Generali dell’Economia.
Il presidente Filippo Anelli è tornato a ribadirli mentre il premier era in Senato a relazionare sugli esiti del Consiglio europeo straordinario, che si è concluso con l’accordo sul Recovery Fund. Fondi che, secondo Anelli, vanno investiti in maniera prioritaria sulla sanità, per non farci trovare nuovamente impreparati da una possibile recrudescenza dell’epidemia di Covid-19 o da altre emergenze.
“Usciti dall’emergenza, la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19 può essere ora colta come un’opportunità per cambiare le nostre strategie sulla sanità – spiega Anelli –. Lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, richiamando le parole di papa Francesco, ha in più occasioni ribadito che ‘peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla’. Ebbene, la pandemia di Covid-19 è stata una sorta di stress-test per il nostro Servizio sanitario nazionale, che ne ha messo impietosamente in luce le criticità e ne ha evidenziato i punti di forza. Tra questi, sicuramente possiamo annoverare il capitale umano, con le competenze, i valori, l’abnegazione, il senso del dovere dei suoi medici, dei suoi professionisti, dei suoi operatori sanitari. È grazie a loro, che si sono spesi senza sosta e sino all’estremo sacrificio, se il Sistema ha retto e ha saputo rispondere con flessibilità ed elasticità alla crisi”.
Prosegue Anelli: “Ora è il momento di investire. E un vero rilancio del Paese non può che passare attraverso una valorizzazione dei suoi professionisti, in particolare di quelli sanitari, che devono essere messi nelle migliori condizioni per lavorare, insieme, in ospedale e sul territorio. Molte delle criticità che durante la fase acuta dell’epidemia hanno messo a serio rischio la tenuta del nostro servizio Sanitario nazionale erano infatti pre-esistenti al Covid-19 e sono esplose durante l’emergenza. Le loro cause vanno ricercate in un decennio di politiche di sottofinanziamenti, definanziamenti, finanziamenti poco equilibrati tra le Regioni e poco calibrati sulle reali esigenze del Servizio sanitario nazionale. Ora, come ha appena ricordato il presidente del Consiglio in Senato, è il tempo del rilancio, per affrontare con successo le sfide del futuro”.
A questo proposito: “Nessun futuro può essere possibile senza un investimento sui giovani. Siamo invece il Paese europeo con i medici più anziani: 51 anni l’età media, mentre oltre la metà dei colleghi in attività è over 55. E saranno 45mila, secondo i sindacati medici, gli specialisti e i medici di medicina generale che mancheranno all’appello nei prossimi cinque anni, quando raggiungerà l’apice l’ondata di pensionamenti, e non ci saranno abbastanza specialisti per sostituire i colleghi che usciranno”.
Eppure i medici ci sono: sono 23mila, con le ultime tornate di lauree abilitanti i nuovi medici già iscritti agli Ordini, ma in attesa di completare il loro percorso formativo e poter così entrare a pieno titolo nel Ssn. “Il problema – spiega Anelli – è il numero molto inferiore di posti nel post lauream: 16mila quest’anno, tra specializzazioni e medicina generale. Molti di più degli anni precedenti, è vero, ma ancora in numero insufficiente per dare a tutti i medici laureati la possibilità di specializzarsi ed entrare nel sistema. Questo gap tra il numero dei medici laureati e i posti nel post lauream è quello che in gergo si chiama ‘imbuto formativo’: un collo di bottiglia che, negli anni, si è riempito di giovani colleghi cui viene di fatto negato un futuro stabile, costretti, a tempo indefinito, in un limbo fatto di inoccupazione, sottooccupazione, disoccupazione, mentre intorno il Servizio sanitario nazionale soffre per la carenza di specialisti e di medici di medicina generale. Un paradosso tutto italiano, a cui qui e ora si può porre un rimedio pronto e risolutivo. Perciò invitiamo il Governo, ancora una volta, a farsi promotore in via prioritaria di un provvedimento che correli il numero dei laureati al numero delle borse, con un rapporto uno a uno. E non una tantum, ma in maniera sistematica. È questo il momento di dare un futuro al nostro Servizio sanitario nazionale”.
Redazione Nurse Times
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