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Coronavirus, dagli esperti del Bambino Gesù i consigli per tornare a scuola in sicurezza

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Team Ecmo del Bambino Gesù in trasferta a Napoli: salvata la vita di una giovanissima paziente 1
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Riguardano non solo gli alunni (bambini e ragazzi), ma pure insegnanti e genitori.

Il coronavirus ha costretto a introdurre molte novità in fatto di rientro a scuola. Novità che interessano bambini, ragazzi, genitori e insegnanti. Cambiano le modalità di relazione (limiti al contatto fisico e alla condivisione di materiale), l’organizzazione degli spazi (aule, banchi singoli, percorsi, mensa in classe) e il modo di comunicare (uso della mascherina).

Tali novità possono generare confusione e ansia perché distanti da ciò a cui si è abituati. Il nuovo numero di A scuola di salute, il magazine digitale a cura dell’Istituto per la Salute, propone informazioni e consigli degli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù per affrontare il ritorno tra i banchi in sicurezza, riducendo le preoccupazioni.

Genitori – Gli specialisti dell’ospedale pediatrico romano suggeriscono di impegnarsi a non trasmettere ansia ai figli rispetto alle novità, di aiutare bambini e ragazzi ad abituarsi alle nuove routine (ad esempio organizzando a casa, con i più piccoli, giochi con le mascherine) e di fare attenzione ai possibili segnali di stress legati a questo periodo così particolare (alterazioni nel ritmo e/o nella qualità del sonno, nervosismo eccessivo, cambiamenti nell’alimentazione) per affrontarli insieme.

Insegnanti – L’invito è a raccontare in modo chiaro e semplice le novità di quest’anno agli studenti, sottolineando l’utilità delle misure di protezione che dovranno rispettare: un modo per renderli disponibili a collaborare e a sentirsi parte attiva del cambiamento. Trovare nuove forme di comunicazione non verbale (ad esempio mimando con le mani i concetti espressi a voce) è l’indicazione per superare le difficoltà di comunicazione legate all’uso della mascherina. Massima attenzione, infine, ai segnali di disagio manifestati in classe.

Bambini e ragazzi – Per i più giovani il consiglio è di fidarsi e ascoltare con attenzione genitori e insegnanti sulle novità del ritorno a scuola, di non avere paura di fare domande, di chiarire i dubbi con l’aiuto degli adulti di riferimento e di sentirsi parte di un gruppo che, insieme, cerca di proteggere tutti, soprattutto i più deboli.

Le regole del ritorno in classe – Per il rientro a scuola in sicurezza valgono le regole stabilite dal CTS (Comitato tecnico scientifico presso il ministero della Salute). Per quanto riguarda la misurazione della temperatura ai bambini prima di uscire di casa, se è superiore ai 37,5°, va allertato il proprio pediatria di famiglia. Per l’uso delle mascherine chirurgiche è obbligatorio a partire dai sei anni di età, soprattutto negli spazi comuni. Potranno essere abbassate solo se seduti, in classe, e adeguatamente distanziati. Per il controllo dei sintomi in classe, se un bambino presenta dei sintomi mentre è a scuola, dovrà essere isolato in un’area apposita, assistito da un adulto e i genitori dovranno essere immediatamente allertati e attivati. Per il tampone naso-faringeo, in caso di un bambino positivo al tampone, saranno avviate indagini tra i contatti e sarà il Dipartimento di Prevenzione della Asl competente a stabilire le eventuali chiusure.

Influenza di stagione o coronavirus? I sintomi da tenere d’occhio – Il primo campanello d’allarme è la febbre. I pediatri del Bambino Gesù invitano i genitori a non sottostimare i segnali che possono indicare che il bambino abbia contratto il Covid-19 e non l’influenza stagionale, che con l’inizio della scuola si manifesta con episodi di febbre e tosse. La temperatura superiore ai 37,5° o la comparsa di almeno un sintomo tra tosse insistente e senza catarro, brividi, dolore muscolare, gola infiammata e mal di testa possono indicare che il bambino sia stato infettato dal virus SARS-CoV2. Sono stati segnalati altri sintomi meno comuni, come nausea, vomito, diarrea, perdita del gusto o dell’olfatto. In ogni caso la febbre oltre i 37,5°, che non scende nemmeno con gli antipiretici, è il primo segnale importante. Se si sospetta che il bambino sia entrato in contatto stretto con un caso confermato o probabile di Covid-19 nei 14 giorni precedenti la comparsa dei primi sintomi, è importante che rimanga a casa e contattare il pediatra, il quale identificherà i sintomi e, a seconda della loro gravità, potrà consigliare i test necessari.

Redazione Nurse Times

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