Un infermiere bolognese ha concluso nel peggiore dei modi possibile il proprio turno di notte. Dopo 11 ore trascorse in piedi in un reparto dedicato ai pazienti contagiati da Covid-19 si è schiantato con la propria autovettura mentre faceva ritorno a casa.
Come se ciò non fosse sufficiente, è stato anche multato perché “non in grado di conservare il controllo del veicolo”.
La notizia è stata riportata dal giornale “Il Resto del Carlino” in un articolo nel quale è stata ricostruita la dinamica.
“Prima ha urtato contro il guardrail, poi è rimbalzato contro il veicolo che sopraggiungeva nella stessa direzione. Del suo mezzo è rimasta la carcassa ma incredibilmente nessuno è rimasto gravemente ferito. Erano le 8 di lunedì, all’altezza dell’uscita 9 della tangenziale, direzione San Lazzaro. Da un paio di giorni D., da tempo in forza all’ospedale di Bentivoglio, era stato dirottato tra i pazienti Covid.”
La vicenda è stata denunciata sui social network dal fidanzato dell’infermiere, sanzionato con una multa di 84 euro.
“L’altra sera ci siamo salutati alle 19.10 come ogni volta che fa la notte e ci siamo sentiti a mezzanotte, durante un momento di pausa. Poi sono andato a dormire fino alla sua chiamata alle 8 di mattina. Era in lacrime, si era appena schiantato”.
L’auto che precedeva quella dell’infermiere in tangenziale era una volante della Polizia. Notato l’accaduto, gli agenti si sono fermati a prestare soccorso.
“Ebbene lo Stato, interpretato dai due uomini in divisa sul posto, ha ritenuto di sanzionare il mio compagno che mortificato ha dichiarato subito di essersi addormentato al volante. Sanzionato – prosegue Lorenzo – perché troppo stanco. Eppure non sono intervenuti i sanitari che accertassero le sue condizioni psicofisiche”.
Verbale controfirmato senza “nulla da dichiarare”. Del resto, sottolinea Lorenzo, “cosa poteva dichiarare l’eroe di corsia appena sopravvissuto a un incidente che vorrebbe solo dormire, in pace, nel suo letto?”.
La politica, aggiunge Lorenzo, “preoccupata del numero di nuovi contagi, del numero dei posti letto, del numero delle vittime”, quando si occuperà “in concreto dei professionisti e delle professioniste ridotti a numeri che operano in condizioni disumane?”
Com’è possibile “tollerare turni di 11 ore chiusi a soffocare di sudore in uno scafandro?”
“Tutto questo mi indigna profondamente, mi fa soffrire. Lo Stato non tutela i propri operatori che stanno dando la vita per salvare questo Paese”.
Ma oggi D. non resterà a casa. Nonostante lo schianto ed il riposo del quale dovrebbe godere si recherà comunque in corsia.
«Non l’ho convinto. Si alzerà prima del solito e prenderà l’autobus per andare in reparto: “C’è troppo bisogno mi ha detto”. Cari signori, – conclude il partner – non meritate un eroe come lui.
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