Lo annunciano i sindacati di categoria, denunciando le gravi difficoltà legate alla pandemia: “Territorio al collasso”.
I medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta proclamano lo stato di agitazione. A darne annuncio sono le sigle sindacali Federazione CIPe SISPe SINSPe, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, La.Pe.L, SIMET, SMI e SNAMI. La decisione è ovviamente legata all’epidemia di coronavirus, con il suo carico di morti tra gli operatori sanitari, il sovraccarico di lavoro e la carenza di personale e di dispositivi di protezione individuale.
Si legge in una nota sindacale unitaria: “Siamo davanti a una tragedia che sta investendo i cittadini e il mondo delle professioni mediche. Sono duecento i colleghi morti sul lavoro dall’inizio della pandemia. In questa seconda fase della pandemia stiamo assistendo non solo al collasso degli ospedali e dei pronto soccorso, ma anche al collasso del territorio”.
L’agitazione nel mondo sanitario si aggiunge allo sciopero proclamato per il 9 dicembre in generale dal mondo del lavoro pubblico. Eppure, solo qualche settimana fa, dopo l’incontro con i sindacati confederali avvenuto il 7 novembre, il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva emesso un comunicato dai toni piuttosto ottimistici: “È importante avere un confronto costante con i rappresentanti dei lavoratori sui temi della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e sugli investimenti messi in campo per il personale del nostro Servizio sanitario nazionale”.
Ottimismo non del tutto fondato, a quanto pare, dato che ora i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta denunciano una situazione insostenibile, con turni di lavoro massacranti per svolgere le attività ordinarie. E con un bilancio di 20mila contagiati tra i sanitari in genere. Dato, questo, che aumenta il carico di lavoro per gli altri.
Un lavoro che attualmente contempla attività come la cura dei pazienti neoplastici, diabetici, oncologici, che non sono più seguiti dai servizi specialistici occupati dall’emergenza pandemica, e la presa in carico dei malati Covid che non sono ospedalizzati (mediamente uno su 35), con tutte le prescrizioni in materia di quarantena.
In particolare, denunciando di non aver visto finora nessun investimento strutturale sulla rete territoriale di medicina generale, i sindacati dei medici e dei pediatri lamentano la carenza di:
- assunzioni nelle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale che pure dovrebbero supportare i medici del territorio nella lotta al Covid e i cui compiti consistono nella gestione domiciliare dei contagiati che non necessitano il ricovero ospedaliero;
- il potenziamento degli organici degli uffici di igiene e sanità pubblica, con nuove assunzioni di medici di medicina generale convenzionati, guardie mediche, medici del 118 e medici penitenziari per le carceri dove la situazione del contagio è divenuta nel frattempo esplosiva e dei pediatri di libera scelta;
- tutele per i medici ammalatisi di coronavirus e che attualmente sono addirittura senza copertura Inail.
Redazione Nurse Times
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