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Massimo Randolfi

”Diario di viaggio di un virus qualunque”

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Diario di viaggio di un virus qualunque
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Salve a tutti, oggi ho il grande piacere di presentarmi, anche se, probabilmente, già mi conoscerete.

Mi conoscete perchè il mio nome viene citato quotidianamente in tutti i telegiornali e radio mondiali, si parla di me, delle mie capacità, e qualcuno parla addirittura della mia maestosa corona. Forse mi conoscete perchè ci siamo incontrati di sfuggita, oppure ci siamo conosciuti bene per davvero, forse perchè per qualche periodo abbiamo vissuto insieme, o magari perchè vi ho accompagnato fino al vostro ultimo faticoso respiro.

Sono Sars-Cov-2 e non so esattamente dove io sia nato, quel che conta davvero è che, come tutta la mia grande famiglia, amo viaggiare, spostarmi, conoscere voi umani da vicino, ma soprattutto abitare dentro di voi anche se, mi preme ammetterlo, non siete tutti ospitali allo stesso modo. Quest’anno, da buoni viaggiatori quali siamo, abbiamo girato tutto il mondo, anche se prediligiamo i posti più freddi.

Ma arriviamo al cuore del discorso, il centro pulsante di tutta questa, forse inutile, introduzione. Fino a qualche tempo fa, il sogno e l’obiettivo di ognuno di noi era creare un popolo ben saldo e molto vasto, replicarci ad oltranza, vivere con voi, dentro il vostro magnifico, quanto complicato, organismo. Nonostante queste ben salde ambizioni proprie di ognuno di noi, ad un certo punto, ahimè, tutto è andato per la direzione opposta. Lentamente ho iniziato ad essere sempre più debole, tutta la mia famiglia ha iniziato ad esserlo e vivere, per noi, è divenuto faticoso.

Ora vi starete chiedendo come e quando è iniziato il declino.

Tutto è cominciato quando la gente, da voi definita intelligente, ha improvvisamente iniziato a stare sempre più tempo in casa, negandoci il piacere di incontrarla per strada. Ma non finisce qui, perché quando usciva cominciava a coprire bocca e naso, ostacolando la nostra entrata. Quando passeggiavamo sulle loro mani iniziavano a creare delle mareggiate con uno strano liquido alcolico che ci uccideva.

Stiamo lottando per sopravvivere, giorno dopo giorno, ma la guerra è tosta. Qualcuno parla di vaccino, ahhh che strana parola! I miei compagni dicono sia un’arma di distruzione di massa per noi virus, ed io ho sempre più paura.

Mentre scrivo sto perdendo le forze, poso la corona, stiamo avendo difficoltà a replicarci, in sottofondo sento sempre più spesso la parola “siringa”, e poi “Infermiere” e di nuovo “vaccino“.

Sono morto.

Con tanta speranza.

Daniela Cucca (Infermiera)

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