Stamattina il vertice Governo-Regioni. Si valuta la proposta dell’Iss di far scattare la zona rossa con 250 casi ogni 100mila abitanti. A rischio Veneto ed Emilia Romagna.
Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha convocato per questa mattina una riunione con Regioni, Anci e Upi con all’ordine del giorno le misure per il nuovo Dpcm che entrerà in vigore il 16 gennaio. All’incontro, in programma alle 10:30, parteciperà in video conferenza anche il ministro della Salute, Roberto Speranza.
I presidenti delle cinque Regioni che da lunedì entreranno nella zona di rischio arancione – Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Calabria, Sicilia – chiedono con una lettera al Governo “di fornire doverose e puntuali rassicurazioni circa un’immediata messa in campo di ristori e la loro quantificazione”. Questo per evitare, scrivono Zaia, Bonaccini, Fontana, Spirlì e Musumeci – “ulteriori penalizzazioni alle categorie colpite e per scongiurare il rischio che interi comparti vengano definitivamente cancellati dalla geografia economica delle nostre Regioni”.
Nel nuovo Dpcm con le misure antipandemiche è prevista, secondo quanto apprende l’Ansa, la conferma delle attuali misure, mentre si stanno valutando nuove restrizioni, anche se al momento non sembrerebbero essere già state definite le nuove misure. Confermato il coprifuoco alle 22. Sarà introdotta una zona bianca in cui l’unica restrizione consisterà nel portare la mascherina e mantenere le distanze. Vietato l’asporto di cibi e bevande dai bar dopo le 18 e stop agli spostamenti anche tra regioni gialle.
Dopo l’abbassamento della soglia dell’Rt per determinare il posizionamento nelle fasce, il Governo sta pensando di introdurre un’ulteriore stretta: se l’incidenza settimanale dei casi è superiore a 250 ogni 100mila abitanti, scatta in automatico la zona rossa. La proposta, avanzata dall’Istituto Superiore di Sanità, è stata condivisa dal Cts e dovrà essere concordata con le Regioni. Un incontro tra il Governo e le Regioni non è ancora stato fissato ma è probabile che si tenga all’inizio della prossima settimana in vista della scadenza del Dpcm il 15 gennaio.
La zona rossa scatterà automaticamente in quelle regioni dove l’incidenza settimanale è di 250 casi Covid ogni 100mila abitanti, con il Veneto e l’Emilia Romagna che potrebbero essere in questa fascia già alla fine della prossima settimana. Con ancora 20mila positivi e quasi 500 morti al giorno il Governo lavora a una nuova stretta, puntando a modificare i parametri che fanno scattare le misure restrittive in Italia, nel tentativo di frenare la risalita del virus.
Dopo aver rivisto la soglia dell’indice Rt, abbassandola a 1 per entrare in zona arancione (era a 1,25) e a 1,25 anziché a 1,50 per passare alla zona rossa, l’esecutivo punta ad inserire la nuova modifica nel Dpcm che entrerà in vigore dal 16 gennaio. L’incidenza è un parametro fondamentale, secondo gli esperti, e la soglia ottimale è 50 casi ogni 100mila abitanti poiché è l’unica che garantisce “il completo ripristino sull’intero territorio nazionale” del contact tracing.
Con i dati attuali il Veneto sarebbe dunque rosso, visto che ha un’incidenza di 453,31 casi, mentre l’Emilia Romagna, con 242,44 casi, rimarrebbe di poco fuori. Ma si tratta di dati relativi alla settimana dal 28 dicembre al 3 gennaio, che, secondo le stime degli esperti, andranno in peggioramento nel prossimo monitoraggio.
La proposta, però, non sembra piacere alle Regioni. Il presidente della Conferenza, Stefano Bonaccini, si è mostrato infatti scettico: “Quel limite non l’ha chiesto nessuna Regione e, se volete la mia impressione, non entrerà fra quelli utilizzati per decidere la colorazione o lo spostamento. In ogni caso domani (ogg, ndr) ci confronteremo con il Governo e, come sempre, cercheremo di fare il meglio possibile”.
Già si annunciano fibrillazioni, duneque, nonostante il ministro abbia fatto sapere che il Governo garantirà i ristori a tutte le attività che a causa delle restrizioni resteranno chiuse. I governatori non nascondono la loro perplessità alle modifiche: l’automatismo, è il ragionamento, potrebbe finire per penalizzare le Regioni più virtuose, quelle che fanno il maggior numero di tamponi. Si arriverà a un compromesso, ma la volontà ormai certa del governo è di stringere ulteriormente le maglie. Anche e soprattutto per evitare che un’impennata dei casi vada a compromettere la campagna di vaccinazioni.
“Questa è la prima grande sfida: non pensare di aver vinto, tenere altissimo il livello di attenzione e continuare con comportamenti corretti e misure restrittive che sono l’arma fondamentale per la nostra battaglia contro il virus ancora per qualche mese”. Lo ha detto Roberto Speranza al webinar “A me il braccio please. Vaccinare contro il Covid-19 gli operatori sanitari”, organizzato dalla Federazione italiana medici pediatri (Fimp).
“Ho firmato delle ordinanze che riportano in arancione un pezzo significativo del nostro Paese e in Europa i dati della recrudescenza del virus sono molto significativi”, ha affermato Speranza. Il virus, ha avvertito, “continua cioè a circolare e continua ad essere un avversario molto temibile e purtroppo ancora per qualche tempo le misure di mitigazione, e le regole sono e resteranno l’arma fondamentale con cui difenderci”.
Sulle vaccinazioni anti-Covid “siamo partiti con un ritmo molto determinato e ieri abbiamo superato le 500mila vaccinazioni in Italia, ma penso che siamo ancora all’inizio del percorso e le dosi di cui disponiamo sono ancora evidentemente limitate”, ha detto ancora il ministro della Salute. Il superamento delle 500mila vaccinazioni in Italia, ha proseguito, “credo sia un segnale importante e voglio esprimere gratitudine a tutte gli uomini e le donne del Servizio sanitario nazionale che ci hanno consentito di raggiungere questo primissimo risultato”.
E ancora: “Penso che siamo ancora all’inizio del percorso e le dosi di cui disponiamo sono ancora evidentemente limitate. Abbiamo solo due grandi aziende che sono state autorizzate prima all’immissione in commercio, Pfizer e BioNTech, e da qualche giorno Moderna. Ci auguriamo solo che nel più breve tempo possibile altre aziende possano essere autorizzate a immettere in commercio il loro vaccino e dovremo essere poi veloci ad adattare ai nuovi numeri delle dosi disponibili la nostra macchina organizzativa e dentro quel passaggio sarà fondamentale il ruolo anche dei pediatri”.
In questa prima fase, ha sottolineato Speranza, “abbiamo chiesto al personale sanitario di essere in prima linea soprattutto per dare l’esempio, perchè vaccinarsi è fondamentale ed è la vera strada per uscire da questa crisi così difficile, e vedo in questo momento una risposta importante”.
Redazione Nurse Times
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