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Manca il personale ausiliario, infermieri dirottati in portineria ospedaliera. Interviene il Nursing Up

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Manca il personale ausiliario, infermieri dirottati in portineria. Interviene il Nursing Up 1
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Dopo la proposta nata nella Regione Veneto di affidare le attività degli infermieri mancanti al personale di supporto apprendiamo di come in altre regioni gli infermieri vengano assegnati al servizio di portineria in ospedale.

Pubblichiamo di seguito il segnalazione di Laura Rita Santoro, rappresentante del sindacato di categoria Nursing Up.

SEGNALAZIONE GRAVE DISAGIO LAVORATIVO IN PRONTO SOCCORSO

Sono giorni che ricevo richieste di aiuto e/o segnalazioni da colleghi del policlinico Sant‘Andrea, la situazione è tale che paradossalmente non sapevo da dove cominciare nello scrivere…e per me è un evento piuttosto insolito!

Come già ho segnalato per altre strutture, il personale OSS, oggi risulta “dirottato” anche dal pronto soccorso del Policlinico in indirizzo…in una situazione di estrema emergenza, che molti equiparano ad teatro di guerra/conflitto, ci vorrebbe una mobilitazione di forze senza pari, ma il personale sanitario viene ridotto.

Quello che era un incarico degli OSS, ora spetta agli infermieri, che non sarebbero stati re integrati al fine di compensare il personale allontanato altrove. 

Quindi gli infermieri, oltre agli impegni, di sempre, come per il triage, debbono fare i portieri, rispondendo alle numerose sollecitazioni di parenti, non sempre nobili negli atteggiamenti, di pazienti all’interno del PS e molto altro. I parenti vengono informati dai mass media, di “amorevoli” professionisti che fanno da supporto per telefonate tra pazienti e parenti. …ma tutto sulle spalle degli stessi che già nel passato erano stracarichi d’impegni. 

Questa la situazione in cui anche semplici attività, come agevolare i contatti telefonici, diventano un ulteriore impegno verso chi evidentemente non si annoiava.
Il centralino, tra l’altro, devia continuamente chiamate al 5519; telefonate di esterni, che vogliono avere informazioni di pazienti. Nessuno ha pensato ad istituire un numero dedicato, per agevolare i pazienti e sollevare dalla suddetta incombenza, il personale infermieristico.
Dopo le 20, gli stessi infermieri, appesantiti d’impegni, debbono occuparsi anche di fax, gestendo anche cartelle per i trasferimenti e ricoveri.
La situazione è esplosiva, ho colleghi che sono stati aggrediti, dov’è stato necessario, frequentemente, il subentro delle forze dell’ordine.

Siamo ben oltre il demansionamento. Nel passato era presente personale che gestiva i parenti, mi ricordo anche delle celebrate hostess, annunciate da tutti i giornali. …in questo momento, se fossero presenti, non era poca cosa!
Queste le condizioni per cui è impossibile impedire la presenza di parenti nella camera calda, antistante il pronto soccorso. 

Nel contesto non risulta neanche segnaletica che possa indicare agli utenti divieti che unita alla penuria di personale, aggrava la situazione. Ogni ambulanza che arriva, deve essere gestita in mezzo a folle di parenti, spesso pretenziosi ed esigenti, per nulla interessati alle condizioni del “malcapitato” del momento. Il rischio di errore, in questa situazione è pericolosamente esponenziale. La via di lavoro dei professionisti sanitari al pronto soccorso è lastricata di ostacoli impegnativi.
Lo stato di emergenza, noto a tutti, non ci sembra affrontato come si dovrebbe.

Nel pronto soccorso la privacy è diventata una chimera, abbagliante, anche il triage può dover avvenire pubblicamente, nonostante l’impegno degli infermieri. I pazienti triagiati andrebbero controllati periodicamente e costantemente, ma diventa complicato anche ciò…mi raccontano di paziente sparpagliati, in più spazi, pur appartenenti allo stesso tipo di gruppo di pazienti da osservare, come i pazienti assegnati ai codici verdi, anch’essi meritevoli di osservazione. 

Il settore codici verdi, ad esempio, è costituito anche da un corridoio; gli infermieri sono impegnati in qualcosa come in quei giochi di abilità, non convenzionali, neanche previsti tra le discipline olimpiche.

Queste le condizioni in cui, nel caso di focolai covid, ci si chiede se l’untore è un infermiere non vaccinato, piuttosto che un ammassamento incongruo di pazienti, spesso troppo vicini, in assenza di personale congruamente adeguato.

Il carico di lavoro, giornalmente, è pesante inficiato dalla pandemia; si trovano così per l’ennesima volta, aggravato da responsabilità ulteriori non indifferenti.
Paradossalmente, tutto quanto è stato detto finora riguarda solo la parte “pulita” del Pronto soccorso.

Sono rimasta sconvolta dal conoscere la situazione nel settore COVID, al pronto soccorso, che avrebbe 12 postazioni e 2 postazioni rosse, nella realtà accoglie 15/20 pazienti, di cui alcuni utenti con necessità di assistenza importante, come il supporto nella ventilazione.

I colleghi, comprendono, da molto tempo, lo stato di emergenza, così come la situazione pandemia, ciò nonostante, paradossalmente, anziché migliorare la situazione peggiora! …mi stupisco, di come non siano state apportate delle modifiche strutturali e organizzative, tali da fronteggiare, adeguatamente, la già annunciata terza ondata.

L’unica certezza, l’unica certezza e la varietà e la prontezza da parte dell’azienda, nel cambio di destinazione d’uso degli spazi. Gli spazi diventano da pulito a sporco con una velocità senza pari, grazie, soprattutto al senso di responsabilità del personale che non smette mai d’impegnarsi.

I corridoi, di per sé non sono luoghi idonei, ma solitamente sono assegnati allo stazionamento di pazienti, vengono destinati, da un giorno all’altro, da area pulita, a sporca. Individuando, conseguenzialmente, anche un cambiamento nell’area vestizione e svestizione del personale. 

Gli eredi di Florence Nightingale al momento si vestirebbero nel corridoio dei “verdi”, dietro un paravento e si svestono (azione ben più a rischio di contagio) in una “zona filtro” priva di lavandino e dei più basilari strumenti per ridurre al minimo il rischio contagio.

Il personale, stanco e provato, mi racconta che ritiene non possano essere queste le soluzioni più congrue da adottare se lo scopo resta quello dell’incolumità dei pazienti e del personale.

Ho notizie da tutte le regioni d’Italia. In Toscana, dov’è vietato portare mangiare dall’esterno, un neo papà è stato inseguito e riportato a miti pretese, per un vassoio di pasticcini, da guardie giurate il cui aspetto è simil marines usa. Al punto che incutono timore.

In Emilia Romagna, una notizia di questi giorni, un utente refrattario alle regole della mascherina, è stato multato per 400 euro di multa.
Nel Lazio, gli infermieri, privi di strumenti di qualsiasi genere, debbono contenere le infezioni, gestire visitatori fuori e fare il loro lavoro come da consuetudine e tutto il resto! Dimenticando che il personale sanitario è composto per il 70% da donne, spesso minute.

Quante contravvenzioni, per mancato rispetto delle disposizioni sono state erogate al Sant’Andrea e negli altri ospedali del Lazio? Una volta aggredito, un infermiere, sarà in grado di proseguire con il suo lavoro, serenamente? … nonostante un congruo periodo di malattia!
…mi raccontano e documentano numerose segnalazioni di criticità, non ascoltate.
Gli spiacevoli eventi accaduti, recentemente, ai colleghi, del personale del pronto soccorso, sono la conseguenza di un carico di lavoro eccessivo, per tutti.
La scrivente O.S. vi coinvolgerà nelle responsabilità qualsiasi evento accada. …non si può responsabilizzare il personale di eventi come le cadute o l’allontanamento di pazienti, l’ingresso di gente non autorizzata ed altri eventi avversi, che con un congruo numero di professionisti potrebbe essere gestito e controllato meglio.
…Mi chiedo anche, se in queste condizioni, il Risk management e il direttore generale, si sono fatti “una passeggiata” presso il suddetto pronto soccorso? …Anche durante la notte. L’aggressione dei colleghi, avvenuta nei giorni scorsi, ha turbato ulteriormente colleghi già non sereni, che dovrebbero essere tutelati e dovrebbero poter lavorare serenamente.

Si chiede, pertanto, dei provvedimenti congrui e concreti, mirati alla tutela dei pazienti, ma, anche del personale. Si attende un cortese e sollecito riscontro.

Laura Rita Santoro

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