«Ma allora perché, questo Paese che laurea professionisti di livello altissimo, continua a far mancare, gravemente, la loro valorizzazione economica e giuridica?»
ROMA 21 GIU 2021 – «Apprendiamo con soddisfazione, come sindacato nazionale degli infermieri, che in questi giorni, nella nostra Sicilia, sono stati organizzati, per il personale sanitario, per la prima volta nella Regione, corsi peculiari che hanno riguardato le più avanzate tecniche interventistiche legate alle patologie cardiologiche, nello specifico quelle dei Cath Lab, ovvero Laboratori dove vengono trattate e curate le coronaropatie e valvulopatie. Siamo senza dubbio orgogliosi di quanto accade nell’ambito della formazione sanitaria, nel nostro Paese e mai come in questo caso nel nostro Sud, ma non certo sorpresi.
Noi siamo perfettamente a conoscenza che, in ogni dove, i nostri infermieri, emergono per profili professionali di assoluta eccellenza, che li collocano all’apice del panorama sanitario continentale.
Di fronte però a queste notizie, che dimostrano come da una parte l’Italia corra davvero veloce nella progettazione e realizzazione di percorsi di specializzazione sempre più all’avanguardia per la realtà infermieristica, dall’altra, legittimamente, continuiamo a chiederci su quali basi si fonda questa evidente schizofrenia, che vede un Paese come il nostro dotarsi di un patrimonio di professionisti forti di una preparazione di questo tipo, se poi mancano totalmente i doverosi riconoscimenti economici e giuridici. In questo modo permettiamo alle nostre eccellenze di lasciarsi attrarre da proposte di altri Paesi, come Germania e Inghilterra, che offrono gratificazioni economiche diametralmente opposte alle nostre».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Tutti i giorni, in ogni dove, gli infermieri italiani, danno dimostrazione di essere all’acme della professionalità.
L’aggiornamento continuo di cui sono protagonisti rappresenta una bella e costante realtà, così come il confronto con i colleghi di altre nazioni.
Gli infermieri italiani acquisiscono nuove esperienze professionali e le applicano, le esercitano nella loro routine quotidiana, come pochi colleghi nel mondo. Ed è di certo questa una delle ragioni per le quali sono in grado di garantire l’eccellenza assoluta .
Ma cosa succede? Come è possibile che a tutto questo non corrisponda, la lungimiranza di una classe politica in grado di rispondere puntualmente alle nostre istanze economiche e contrattuali? Come è possibile che navighiamo a vista tra gli iceberg della carenza cronica di personale e degli stipendi tra i più bassi d’Europa, rischiando di schiantarci da un momento all’altro?
E’ chiaro che da questa amara realtà trae spunto l’azione di un sindacato come il nostro, traggono spunto le nostre lotte di piazza, per ottenere i riconoscimenti sperati. Ma ci pensate che oltre alla fuga all’estero delle nostre eccellenze, dei nostri giovani infermieri, verso Paesi pronti a riconoscergli ciò che in Italia è pura utopia, registriamo anche la fuga di formatori costretti ad andare all’estero? E questa è una ulteriore, grave perdita a svantaggio della comunità italiana.
Possibile che la nostra classe politica non abbia compreso tutto questo?
Come è possibile, ci chiediamo ancora, che l’Organismo che rappresenta gli ordini degli infermieri a livello nazionale, la FNOPI, scelga di non tenere un costante confronto allargato a tutte le realtà associative sindacali che esprimono la loro medesima professione, cosa che a nostro modesto parere dovrebbe essere naturale, quando invece al nostro fianco troviamo i medici, ma solo per citare un esempio, che questa dinamica la attuano da tempo immemore ormai, tanto che ordini professionali e sindacati, ognuno nel rispetto delle proprie prerogative, collaborano attivamente in una sinergia che ha consentito alla intera categoria di arrivare ai livelli in cui si trovano a tutt’oggi».
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