I ricercatori dell’Istituto Altamedica hanno elaborato una tecnica in grado di individuare la pericolosa mutazione indiana.
Arriva un nuovo test per la rilevazione della variante Delta (indiana) del coronavirus. A metterlo a punto, l’Istituto Clinico Diagnostico di Ricerca Altamedica di Roma, che ha elaborato una tecnica in grado di individuare la variante B.1.671, che si sta diffondendo in vari Paesi, a cominciare dalla Gran Bretagna. Il test potrà contribuire a monitorare la circolazione delle varianti sul territorio e i casi di reinfezione con variante diversa, agendo anche in soccorso della campagna vaccinale. La ricerca della variante Delta si esegue su tampone rinofaringeo o, nei casi impossibilitati, su accurato tampone salivare. L’esame molecolare impiega meno di 24 ore.
“Per tale scopo è stata utilizzata la ben nota tecnica di Real Time PCR, che ci è corsa più volte in aiuto durante questo periodo di pandemia – spiega Claudio Giorlandino, direttore scientifico di Altamedica –. In particolare, sono state disegnate sonde qPCR dirette alla rilevazione di mutazioni specifiche della proteina Spike della variante Delta, così come è stato precedentemente fatto per le altre varianti emergenti inglese, brasiliana e sudafricana. Questo nuovo test permette di rilevare simultaneamente le mutazioni G142D, E154K, L542R, E484Q, P681R E1071H, presenti esclusivamente nella variante Delta. Il numero elevato di mutazione indagate garantisce a questo test un’affidabilità altissima. Infatti, dato l’elevato tasso di mutazione del virus Sars-CoV-2, la positività a una sola di queste mutazioni non potrebbe definire con certezza una variante piuttosto che un’altra, ma nel momento in cui queste vengono rilevate contemporaneamente in uno stesso paziente positivo l’affidabilità della diagnosi di variante Delta è pressoché indiscutibile”.
Prosegue l’esperto: “Nonostante alcune delle mutazioni indagate (E484Q, P681R) siano simili per posizione alle mutazioni di altre varianti (Beta e Gamma), le sonde di questo nuovo kit sono specifiche per la variante Delta, rendendo possibile la distinzione di questa dalle precedenti. Tale test, affiancandosi al precedente, in grado di rilevare le varianti inglese, brasiliana e sudafricana, non solo contribuirà a un monitoraggio più stretto sulla circolazione delle varianti nel territorio, ma aiuterà anche a tenere sotto controllo casi di reinfezioni con una variante diversa da quella della prima infezione, aiutando nella valutazione sulla protezione dei vari vaccini alle varianti emergenti”.
Redazione Nurse Times
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