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Placenta, cordone ombelicale e sacco amniotico: a cosa servono?

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Placenta, cordone ombelicale e sacco amniotico: a cosa servono?
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Rilanciamo un approfondimento per Humanitas Salute a cura del dottor Alessandro Bulfoni.

La placenta, il cordone ombelicale e il sacco amniotico sono tre componenti fondamentali per lo sviluppo del feto in utero e rappresentano un vero e proprio sistema di supporto vitale. Ne parliamo con il dottor Alessandro Bulfoni, responsabile di Ostetricia e ginecologia di Humanitas San Pio X.

Cos’è la placenta – La placenta è un organo temporaneo che si forma nelle primissime fasi di gravidanza, a pochi giorni dalla fecondazione. Lo zigote, ovvero la cellula che si forma alla fusione tra spermatozoo e ovocita, comincia a dividersi in altre cellule, dette blastomeri, che nel giro di pochi giorni sono una dozzina. Questo gruppo continuerà a dividersi ulteriormente in cellule dette blastocisti, prima di raggiungere l’utero. In questa fase che le cellule si distinguono in due tipi: una parte esterna da cui originerà la placenta; una parte più interna da cui originerà l’embrione. Il suo sviluppo è completo intorno alla 12esima-13esima settimana di gestazione, ma le sue dimensioni continueranno ad aumentare fino alla 20esima settimana.

La placenta e il feto sono collegati attraverso il cordone ombelicale. La placenta rappresenta il sistema di sostentamento del feto poiché funziona da punto di scambio tra il sangue materno e quello fetale. I nutrienti e l’ossigeno presenti nel sangue materno vengono trasferiti al sangue fetale, mentre gli scarti del sistema fetale vengono espulsi tramite il sangue materno. Il tutto avviene senza che il circolo sanguigno materno e quello fetale si mescolino.

La placenta permette quindi al feto di respirare, nutrirsi, eliminare le sostanze di scarto e proteggersi dalle infezioni. Inoltre attenua gli effetti di farmaci, alcolici e nicotina nel caso fossero assunti dalla madre. La placenta, poi, produce ormoni che consentono il proseguimento della gravidanza, come la gonadotropina corionica (hCG), estrogeni e progesterone. Dopo la nascita del bambino, e in seguito al taglio del cordone ombelicale, avviene l’espulsione della placenta attraverso il canale vaginale in caso di parto vaginale.

Il cordone ombelicale – Il cordone ombelicale collega la placenta al feto, può crescere fino a 60 centimetri e permette al feto di muoversi. È composto da tre vasi sanguigni: una vena che trasporta il sangue ricco di ossigeno dall’utero al feto tramite la placenta, e due arterie, più piccole, che trasportano il sangue privo di ossigeno e i rifiuti metabolici dal feto alla madre. Dopo la nascita del bambino, si procede al taglio del cordone, procedura che possono fare anche i papà, sotto indicazione del personale ostetrico. La parte rimanente, il moncone, cade spontaneamente dopo 8-10 giorni dalla nascita, lasciando visibile l’ombelico del bambino.

Sacco amniotico: le funzioni – Il sacco amniotico è una sorta di bolla piena di liquido in cui fluttua l’embrione. Il sacco è ricoperto dal corion, una pellicola protettiva, il cui strato esterno diventerà poi la placenta. La temperatura nel sacco e nel liquido amniotico è circa 37 gradi. Il liquido amniotico svolge una funzione protettiva, garantendo al feto la possibilità di muoversi liberamente, essendo protetto dagli urti. Consentendo al feto di muoversi, il liquido amniotico favorisce lo sviluppo del tono muscolare del bambino.

Il volume di liquido nel sacco amniotico aumenta con l’avanzare della gestazione: a 12 settimane ne contiene circa 30 ml; 200 ml circa intorno alla 17esima settimana; quasi un litro dalla 34esima alla 36esima. Nel primo trimestre il liquido amniotico viene assorbito dalla pelle del bambino. Nel secondo, grazie al funzionamento dei reni, il bambino potrà inghiottire liquido amniotico ed espellere urina, mantenendo stabile la quantità di liquido. 

Un’adeguata quantità di liquido amniotico è molto importante ed è uno dei parametri che si controlla durante le ecografie. La rottura del sacco amniotico (rottura delle membrane o rottura delle acque) avviene in genere prima dell’inizio del travaglio, ma può anche avvenire nel corso del travaglio stesso, con perdite di liquido vaginale: in questi casi è bene rivolgersi al pronto soccorso.

Redazione Nurse Times

Fonte: Humanitas Salute

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