L’Azienda sanitaria ha rotto gli indugi, mettendo in guardia chi non si è ancora messo in regola con le norme anti-Covid.
Sono mille le lettere d’intimazione già spedite. Altre 3.200 partiranno nei prossimi giorni. A quasi tre mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per i sanitari, l’Asl Toscana Centro (Firenze, Prato, Pistoia) ha rotto gli indugi, inviando le prime diffide contro chi non si è ancora messo in regola con le norme anti-Covid.
La campagna vaccinale sui sanitari è partita il 1° gennaio scorso. A inizio aprile il Governo guidato da Mario Draghi, di fronte alle notizie di sanitari che avevano deciso di dribblare l’immunizzazione, decise per l’obbligo: la norma stabilisce che chi non si vaccina non possa più stare a contatto con i pazienti. E se l’azienda sanitaria non ha la possibilità di spostarlo ad altro incarico, può sospenderlo. Stesso scenario con l’ordine professionale di riferimento, che è tenuto a escludere l’iscritto dal proprio albo.
Un giro di vite duro, su cui la Toscana sembrava aver scelto la linea della cautela, tra tante liste sbagliate (contenenti nomi di non sanitari, o nomi ripetuti) che negli ultimi mesi sono rimbalzate tra la Regione e le Asl. Ora l’ultima cernita è stata fatta: da un’iniziale elenco di 19.500 sanitari non in regola la Toscana sarebbe ora scesa attorno ai 10mila nominativi. Ma c’è già qualche numero esatto: per l’Asl Centro sono 4.252 i sanitari da controllare, quelli a cui arriverà la diffida, un avviso che si muove attraverso la formula delle Pec, la posta elettronica certificata.
«Stiamo mandando le Pec a coloro che risultano non vaccinati – spiega Renzo Berti, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl Centro –. Queste comunicazioni hanno lo scopo di consentire agli interessati di chiarire la loro situazione. Dopodiché ci sarà la comunicazione al datore di lavoro e all’ordine professionale».
Ognuno dei fuori regola, una volta ricevuta la comunicazione, ha cinque giorni di tempo per rispondere e per spiegare i motivi per cui non è vaccinato: può dimostrare di avere prenotato la dose, oppure di avere una patologia che sconsiglia l’immunizzazione, scongiurando così l’avvio di un procedimento disciplinare. Ma se il giustificato motivo non arriverà, o magari neppure una risposta, ci sarà la segnalazione immediata al datore di lavoro (che sia la stessa Asl, una Rsa, una farmacia o uno studio medico privato) per il demansionamento o la sospensione, e all’ordine professionale di appartenenza per l’espulsione dall’albo.
Insomma, ora si arriva alla resa dei conti: chi non si metterà in regola non potrà più esercitare la professione di medico, infermiere, oss, fisioterapista, dentista, farmacista, tecnico sanitario. Non si tratterà comunque dei primi casi. Alcune Rsa, in via del tutto autonoma, hanno deciso di applicare la legge senza aspettare i tempi lunghi della Regione e delle Asl. Nell’elenco dell’Asl Centro ci sarebbe anche un numero non irrilevante di medici non vaccinati: una cifra tra i 50 e i 60 professionisti (alcuni dei quali già in pensione), le cui posizioni andranno comunque valutate individualmente.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere della Sera
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