A meno di un mese di distanza dalla morte sul lavoro dell’infermiera Sara Viva Sorge, il fratello della ragazza è tornato a parlare delle condizioni lavorative della giovane. Da quel terribile 15 febbraio, giorno in cui l’infermiera di San Vito dei Normanni in Puglia perse la vita, a seguito di un terribile incidente stradale mentre rientrava a casa dopo due turni massacranti in ospedale, i suoi familiari non si danno pace.
Il post
Il fratello Flavio Viva Sorge poche ore fa ha affidato a Facebook tutta la sua rabbia e la sua frustrazione per una tragedia che, forse, si sarebbe potuta evitare.
«E’ passato un mese lei era mia sorella, Sara Viva Sorge, – scrive sulla sua pagina Facebook – . Era molto prudente, rispettava sempre i limiti, non usava mai il cellulare alla guida, e addirittura non accendeva mai la radio. Mia sorella, infatti, è morta a seguito di un colpo di sonno, dopo aver lavorato per 17 ore consecutive presso la Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica, dove svolgeva la professione di infermiera da appena tre settimane».
Flavio è un fiume in piena: «L’inesperienza di mia sorella non ha però fermato l’istituto in questione dal sottoporla a ritmi di lavoro massacranti – continua a scrivere – e ad arrivare a gestire 28 degenti in una notte. Ma tanto si sa, i novellini appena arrivati sono carne da macello in queste realtà ospedaliere, che sono tanto attente alla salute dei pazienti, ma non a quella dei dipendenti. Questo post ha la funzione di denuncia sociale nei confronti della situazione in cui versano medici e infermieri, affinché, nel futuro, un’altra vita o un’altra famiglia come la nostra non venga distrutta».
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