In una nota indirizzata all’Asl il sindacato esprime sconforto per quei professionisti che, a suo dire, “non hanno mai indossato una divisa”.
“Verosimilmente, se si andasse a una verifica accurata e attenta, molti sarebbero gli infermieri che non hanno mai indossato una divisa”. La denuncia arriva da Nursind Caserta, attraverso una nota indirizzata all’Asl. Il sindacato, in pratica, sostiene che molti infermieri dipendenti dell’Azienda sanitaria, in barba ai disagi causati nelle corsie ospedaliere dalla carenza di personale, resterebbero “nascosti” negli uffici amministrativi.
“Basti visitare i distretti sanitari, gli uffici afferenti a cure primarie e riabilitazioni, le direzioni sanitarie”, attacca Nursind, aggiungendo che una volta “ci si poteva appellare alla carenza di amministrativi”, ma “visti i concorsi che si sono tenuti per questo profilo, oggi l’utilizzo del personale infermieristico in ruoli non propri resta inaccettabile”.
Nono solo. Sempre secondo il sindacato, alcuni infermieri dell’ospedale di Piedimonte Matese (foto) stazionerebbero, presumibilmente senza motivo, nella camera mortuaria: “Verosimilmente al presidio ospedaliero di Piedimonte Matese si utilizza personale infermieristico in sala morgue (l’obitorio, ndr). Pensavamo veramente di aver visto di tutto. Mentre stiamo gridando al mondo intero che gli infermieri mancano, che vivono condizioni di lavoro indicibili nei pronto soccorso, il direttore generale dell’Asp Caserta si permette il lusso di avere infermieri in sala mortuaria”.
Conclude la nota Nursind: “Emblematiche sono le esternazioni del presidente della Regione Campania, che ammette la situazione drammatica in cui versa il personale sanitario ospedaliero, e in particolare quello dei pronto soccorso, dichiarando di non essere in grado di tenere aperti i pronto soccorso principali, la cui chiusura diventa inevitabile”. Eppure “la Regione ha autonomia nella regolamentazione e nell’organizzazione dei servizi e di attività destinate alla tutela della salute e dei criteri di finanziamento delle Asl e delle aziende ospedaliere”.
Redazione Nurse Times
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