Di seguito la nota a firma di Monica Trombetta e Mauro D’Ambrosio, della segreteria regionale del sindacato, inviata al direttore generale del Welfare, Giovanni Pavesi, e al dirigente U.O. Personale DG Welfare Paola Palmieri. Oggetto della nota: “Criticità interpretative del verbale di confronto sull’ indennità di pronto soccorso comparto sanità, approvato con DGR 7846 del 31/01/2023”.
Gentilissimi,
registriamo con rammarico che la nota inviata alle aziende sull’accordo in oggetto, sta causando molti problemi in alcune ASST (a titolo di esempio: P.O. Tradate, Pavia, FBF-Sacco), ed altri ne riscontreremo prossimamente a causa di una frase che non era stata condivisa durante il confronto regionale e che ostacola la corresponsione dell’indennità per ogni turno svolto e dedicato all’attività di PS.
Ci riferiamo alla seguente definizione rivolta ai PS specialistici non accreditati: “Questi ultimi possono definirsi pronto soccorso ai fini dell’accordo solo ed esclusivamente se nei medesimi l’utenza accede per accesso diretto (quindi presa in carico nel sistema informativo oltre che effettuazione del triage), e se, pur in assenza di accesso al sistema informativo, il personale effettua direttamente il triage. Senza triage non vi è possibilità di classificare il servizio come PS”.
Ora, tale chiarimento si scontra con l’organizzazione prevalente delle ASST lombarde, ove si prevede, soprattutto per i PS pediatrici, l’accesso attraverso il passaggio del bambino dal pronto soccorso generale, in cui verrà effettuata la registrazione, più l’eventuale triage infermieristico, e deciso l’invio diretto in reparto, tranne per quella percentuale (mediamente il 2%) di pazienti in situazioni di emergenza. Pertanto tutte le attività di diagnosi, cura e osservazione della maggior parte dei pazienti sono effettuate, nei locali predisposti nel reparto di pediatria, dal personale dedicato a tali attività secondo un programma di rotazione giornaliera.
Di norma, questa autonoma organizzazione aziendale deriva dall’impossibilità strutturale di garantire un settore dedicato ai pazienti pediatrici, ma anche ostetrici, distinto dal PS generale. Oppure dalla difficoltà dei medici a spostarsi dal reparto per recarsi in pronto soccorso per il trattamento del bambino. Oppure anche per la volontà di dedicare all’utenza più fragile un’accoglienza migliore, nonché per garantire al minore un accesso riservato attraverso aree individuate nei reparti in cui la permanenza in PS sia basata su un’assistenza personalizzata, con spazi ludici e di soggiorno a misura di bambino.
Questa modalità organizzativa non è da confondere con il Fast Trackt, il cui percorso è connotato da un invio diretto del paziente dal triage all’ambulatorio, dove viene effettuata una “consulenza medica rapida e monospecialistica”. Percorso che, come abbiamo convenuto nell’incontro del 13 gennaio, non rientra nella vera attività di pronto soccorso. Siamo d’accordo perfino sull’inclusione del personale operante nei PS radiologici, anche se paradossalmente in tali servizi non si effettua triage e l’assistenza si risolve in pochi minuti, al contrario dei PS pediatrici/ostetrici non accreditati, dove la presa in carico del paziente è totale e spesso l’assistenza si protrae per molte ore.
Inserire quindi come discriminante, per l’erogazione dell’indennità, l’attività di triage effettuata nei reparti non rende giustizia a una grossa fetta di colleghi che invece si sostituiscono al personale dei pronto soccorso accreditati, compensandone le carenze. D’altronde stiamo distribuendo un’indennità di PS e non di triage. Indennità che fu introdotta in Legge di Bilancio 2022 con lo scopo di ristorare il disagio e il rischio del personale che svolge attività di pronto soccorso, nonché per fermarne l’attuale esodo. E non ci sembra che sia questo il modo per limitare la fuga degli operatori dai pronto soccorso e favorirne il reclutamento.
Redazione Nurse Times
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