Secondo Cesare Hoffer, coordinatore provinciale del sindacato, per risolvere il problema servono fatti concreti: “Di parole e promesse ne abbiamo sentite fin troppe”.
Il problema della carenza di personale non sarà risolto dal maxi concorso indetto dall’Apss Trento, che pure ha portato a stilare una graduatoria di oltre 400 infermieri. Ne è certo Cesare Hoffer, coordinatore provinciale di Nursing Up: “Più della metà di questi professionisti lavorano già in Azienda o in altre strutture provinciali. E una quota di questi infermieri sicuramente non si presenteranno al momento dell’assunzione, cosa che purtroppo statisticamente accade in ogni selezione”.
A conti fatti, secondo Hoffer, saranno assunti 60-80 infermieri in più rispetto a quelli che già lavorano nella nostra provincia di Trento, cinsufficienti a coprire i vuoti che generati dalle assenze per gravidanze, dalle dimissioni volontarie e dai pensionamenti.
“Il problema – continua Hoffer – è molto più ampio e non deve essere certo banalizzato, ma approfondito, perché in Trentino mancano già oltre 400 infermieri, prendendo come riferimento parametri di presenza analoghi alle altre nazioni europee, affini a noi per caratteristiche. Infatti la media europea si attesta sulla presenza di 9 infermieri per 1.000 abitanti, a fronte dei 7,5 presenti nella nostra provincia”.
C’è anche un problema di attrattività della professione. “Occorre rammentare che a livello retributivo l’infermiere italiano si colloca al terz’ultimo posto in Europa, pur avendo una formazione di altissimo livello – spiega Hoffer -. Quindi di cosa stiamo parlando? Come potremo trattenere i nostri colleghi in Trentino a fronte di scarsi riconoscimenti economici e viste le pessime condizioni di lavoro. Di questi argomenti, a nostro avvis,o bisogna parlare”.
Ad acuire le difficoltà, sempre secondo Hoffer, contribuisce anche il fatto che, nell’ambito delle cure primarie, la Provincia ha previsto un costante aumento di pazienti over 65 da curare a domicilio, destinati a raddoppiare da qui al 2025: “Ecco perché sarà fondamentale destinare parte dei fondi Pnrr alla valorizzazione del capitale umano, per trattenerlo e attrarne poi di nuovo, prevedendo nel contempo adeguati stanziamenti economici in assestamento di bilancio, riconoscendo disagi e valorizzazione dei percorsi di carriera”.
E ancora: “Non basterà destinare i fondi del Pnrr a costruire nuovi ospedali di comunità e case della salute, che rischiano di restare cattedrali nel deserto se non avremo un adeguato numero di professionisti sanitari che poi ci andranno a lavorare”.
Ulteriori interventi da adottare per tutti professionisti sanitari? “Bisogna aumentare il riconoscimento economico previsto per le prestazioni aggiuntive rese su base volontaria, per il rientro dal riposo e per gli straordinari – aggiunge Hoffer -. Inoltre bisogna attivare la libera professione intra ed extramoenia, sperimentare nuovi modelli ed essere innovativi all’interno di un sistema sanitario in forte evoluzione e scosso duramente dalla pandemia”.
Conclude Hoffer: “Ora ci aspettiamo fatti concreti, e che venga finalmente ascoltata la voce dei nostri infermieri e professionisti sanitari. Di parole e promesse ne abbiamo già sentite fin troppe”.
Redazione Nurse Times
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